mercoledì 5 maggio 2010

Empatia e suscettibilità

 
C’è una cosa che da sempre mi incuriosisce e è la constatazione che le parole possono indurre uno stato d’animo molto forte ma possono essere ugualmente incapaci di modificarne uno esistente.
A quale oscuro meccanismo si deve questa ambivalenza?
Se per esempio vi colpisco al volto con un ceffone, ho quasi l’assoluta certezza di scatenare una risposta, che potrà manifestarsi con la medesima azione, o con un urlo risentito, o con un silenzioso disprezzo o come volete voi: di certo l’atto non passerebbe inosservato.
Ma perché agisca una parola deve avvenire qualcosa di diverso. L’atto fisico (un ceffone come un bacio) modificano lo stato esistente dell’individuo, e questo è opera dell’integrazione sensorimotoria.
Per la stretta dipendenza dell’assetto motorio dagli ingressi sensoriali, ogni nuova percezione è in grado di stimolare un cambiamento nella  disposizione motoria attiva in un qualunque momento della nostra vita. Parimenti agli ingressi sensoriali si deve l’attivazione di quelle condizioni particolari che definiamo emozioni e che servono come carburante per un qualche tipo di azione.
In linea generale vi sono persone che sono più suscettibili all’effetto delle parole altrui e altre che lo sono meno. Solitamente, quelle più suscettibili sono anche quelle che si offendono o diventano euforiche più facilmente.
Questa caratteristica, di risentirsi dal punto di vista emotivo, di parole e atti altrui, a cosa si deve? Avevamo già affrontato questo tema in alcuni post (vedi, per esempio, Complessità del sé e distribuzione dello stress /1, e /2) nei quali si deduceva che una bassa complessità del sé predisponeva a una maggiore suscettibilità a eventi stressanti, capaci di compromettere una di queste rappresentazioni di sé.
Ora, un meccanismo che interferisce con la rappresentazione del sé potrebbe essere quello legato ai neuroni specchio (si veda I neuroni specchio): l’empatia.
Noi sappiamo che certe caratteristiche del carattere sono dovute a differenze nella fisiologia cerebrale dei neurotrasmettitori. Per esempio, nella depressione si usano farmaci che bloccano la ricaptazione della serotonina: la serotonina viene liberata dal bottone presinaptico in risposta all’arrivo di un potenziale d’azione, ma viene ben presto ricatturata e resa indisponibile per il bottone postsinaptico. Il farmaco interferisce con questa ricattura in quei casi in cui la produzione serotoninergica è ridotta e occorre più tempo per aversi un legame sufficiente con i recettori del bottone postsinaptico.
Viene dunque da considerare che la maggiore o minore capacità empatica possa riconoscere un malfunzionamento della normale fisiologia cerebrale. Una capacità empatica superiore, per esempio, la si osserva nel genere femminile rispetto a quello maschile.
Empatizzare significa rivivere le emozioni o stati d’animo altrui, per la loro comprensione. Questa nuova sensazione entra in competizione con quelle esistenti: se per esempio sono di buon umore e osservo un filmato con delle torture su esseri umani il mio umore cambierà. In relazione al grado di empatia che sono in grado di instaurare si modificherà il mio stato d’animo. Altri fattori possono aumentare o diminuire il grado di empatia, come parentela, legami affettivi, caratteristiche dei soggetti osservati (bambini o adulti) eccetera.
Al normale stato d’animo che proviamo per la maggior parte del tempo concorrono diversi fattori, molti dei quali si stabiliscono attraverso una relazione con i fattori ambientali che incontriamo di volta in volta. Ci deve essere anche una rappresentazione di sé composita che tende a rimanere stabile, ma è comunque dall’interazione con l’ambiente che scaturisce l’esito rappresentazionale finale.
(to be continued…)

5 commenti:

  1. Leggerò i tuoi ultimi post più avanti. Sono letteralmente affogata, tra Carnevale, articoli da consegnare ala rivista, compiti da correggere e blog.

    Ciao.

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  2. Sai cosa stavo pensando ???
    Immagino di no ,dato l'estrema complessita' del mio se .
    Non è tutto cosi semplice caro mio ,no ,non lo è affatto !!!!

    Il cuore è tutto cio' che mi resta ,tutto il contorno puo' andare tranquillamente in malora .

    RispondiElimina
  3. Si paolo ,tutto tutto ,perche' il cervello non cel'ho mai avuto non ci perdo nulla .

    RispondiElimina

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