martedì 14 giugno 2011

Considerazioni post referendum 12-13 giugno

Perchè le questioni sono due:  o il voto referendario ha influenza anche a livello politico oppure non ce l'ha.
Se non ce l'ha, e riguarda unicamente i quesiti sottoposti a referendum, che ha tanto da sbraitare la Lega che occorre dare un segnale, una scossa alla politica del governo? Hanno chiesto ai cittadini se volevano abrogare delle leggi e i cittadini hanno risposto SI. Punto. Perchè scaldarsi tanto, da parte dei leghisti, se i referendum riguardano soltanto le leggi da abrogare? In quel caso lì non ci sarebbe nemmeno bisogno di rispolverare la famosa o famigerata riforma fiscale, promessa sin dal '94 e mai messa in pratica. Se è solo un referendum. E se è solo un referendum fa bene Di Pietro a non chiedere le elezioni anticipate.
Ma se il referendum ha influenza anche a livello politico, a maggior ragione dopo elezioni amministrative parimenti avverse, allora ha ragione la Lega a pretendere la sveglia e hanno ragione anche quelli che chiedono a Berlusconi di salire al Colle, a rassegnare le dimissioni. Se i due schiaffoni ricevuti hanno valenza politica, allora la hanno sia dal punto di vista della strategia di governo, per uscire dall'impasse, sia dal punto di vista delle opposizioni, che affermano che la maggioranza non ha più il consenso dei cittadini.
Per questo motivo Berlusconi si affanna a non annettere valenza politica, anche dopo aver detto tutt'altro, prima delle amministrative, salvo poi smentirsi dopo. Se una maggioranza non ha più il consenso del paese si profila una crisi di governo con dimissioni ed elezioni anticipate. 
Le due cose non possono andare d'accordo. Certo, la Lega potrà sempre dire che la riforma fiscale è una necessità al di là degli ultimi esiti elettorali, ma non vi è dubbio che è appunto tenendo conto di quei risultati che si modifica, in extremis, l'azione del governo, allo scopo di recuperare credibilità.

Che le elezioni amministrative e i referendum avessero valore politico è fuori dubbio. Non è mai solo una questione locale. Altrimenti sarebbe poco spiegabile l'addossare la colpa del fallimento  a Santoro, che bastona solo Berlusconi. Se Berlusconi, per Berlusconi, non c'entra con amministrative e referendum, perchè addossare la colpa della debacle a Santoro, che parla solo di Berlusconi? Anche in questo caso, la maggioranza, temendo ripercussioni generali, tende a non collegare i due fenomeni -locale e nazionale- mentre in realtà li collega, e la cancellazione di Annozero è una evidente prova. 
Il responso di questi due turni elettorali è inequivocabile. Viene punita la protervia del governo, la sua pretesa di non spiegare i presunti vantaggi che le leggi oggetto di abrogazione avrebbero dovuto portare, parlando invece di condizionamento ideologico. Anzichè  spiegare hanno preferito cercare di impedire o ostacolare i referendum strategia, come noto, che non paga. La forte affluenza al referendum si spiega anche con la decisione di votare di parte dell'elettorato di destra che forse, qui come alle amministrative, vuole segnalare una modifica del proprio punto di vista. Da cui segue l'idea di un terzo turno elettorale.

3 commenti:

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