mercoledì 20 luglio 2011

Rupert Murdoch e il quarto potere (al quadrato)

Rupert Murdoch è il più grande imprenditore al mondo del settore comunicazione e informazione. Anche se non è il più ricco del mondo (Wikipedia segnala che è 122°, con un patrimonio di 7,6 miliardi di dollari) è certamente quello che ha il gruppo operante nel settore dei media più potente al mondo. Il fulcro di questo sistema informativo è la News Corporation, una società nata ad Adelaide in Australia nel 1980 e diventata ben presto una delle più importanti nel settore televisivo e dell'informazione. il suo fatturato del 2010 è di 32,8 miliardi di dollari. Tantissime le società acquisite e controllate dal gruppo, nei più disparati settori, dall'editoria al cinema, dallo sport alle televisioni, dalla radio ad internet. Sulla pagina di Wikipedia è riportato il corposo elenco, che potete leggervi. Io ne riporto solo alcune voci, le più importanti. Tra i giornali


Gran Bretagna
The Sun 
News of the World (ora chiuso)
The Sunday Times
The Times
The Times Literary Supplement

Stati Uniti
New York Post
The Wall Street Journal

Case di produzione cinematografica
20th Century Fox (+ una decina di altre società sempre gruppo Fox)

Televisioni
Fox Broadcasting Company, canale televisivo degli USA
My Network TV, network televisivo americano
Fox Television Stations Group, gruppo di reti televisive controllate dalla Fox
Independent Television (17.5%), canale televisivo in chiaro del Regno Unito
News Corp Europe

Tv Satellite
Sky (con presenza in svariati paesi e proprietà in percentuale variabile)

Si tratta, insomma, di un vero e proprio impero, non soltanto economico, come notato prima, ma editoriale, televisivo: è il quarto potere più forte al mondo. Tanto forte che mi viene quasi da dire che, per questo tipo di quarto potere qui, deve esserci un necessario contropotere in uno Stato sovrano.
A volte si parla con enfasi e convinzione della necessaria presenza della libera stampa come necessario contropotere rispetto a quello statale. Vi deve essere una sorta di idealizzazione in chi fa questo genere di ragionamenti, non disgiunti da una buona dose di ingenuità. E' vero che siamo abituati ad accorgersi di qualcosa solo dopo che è successa ma, certamente, i fatti riguardanti Rupert Murdoch e, nello specifico, il suo giornale quotidiano News of  the world sono qualcosa che ribaltano completamente il punto di vista. Qui non è la libera stampa che agisce come controllore del potere dello Stato, qui è l'esatto contrario: qui è lo Stato, attraverso gli organismi preposti, che deve controllare questo enorme potere.

La lunga sequela di scuse, prima pubblicate sulle prime pagine di tutti i giornali, poi ripetute come una litania all'audizione alla Camera dei Comuni sono, nella mia opinione, poco credibili se non si sposano a una collaborazione fattiva per la ricerca dei colpevoli. Perchè un colpevole (o più di uno) deve esserci. La chiusura del giornale rappresenta forse il male minore per il gruppo. Tende a creare un effetto scioccante sull'opinione pubblica ma testimonia anche che il marcio aveva aggredito ogni reparto. Se in un giornale il direttore decide di pubblicare notizie delle quali si fa garante lui solo contro il parere della redazione, seppure la redazione borbottando acconsente, perchè punire tutti? Il sistema utilizzato per avere notizie che nessun altro poteva avere, cioè le intercettazioni illegali, era conosciuto da tutti oppure solo da alcuni. se da tutti l'unica soluzione era punire tutti ma se solo da alcuni, perchè mettere tutti insieme, le mele marce e le mele sane?
Se il sistema era pervasivo e accettato da tutti è giusto che non solo Murdoch chiuda il giornale ma che denunci l'illecito e chi lo ha commesso o favorito, e che non si trinceri dietro un poco credibile non lo sapevo o in ingenue difese d'ufficio dell'ad Rebekah Brooks.
Non è credibile Murdoch, nel suo pentimento, se non lo accompagna con un impegno fattivo nella ricerca dei responsabili. Non può cavarsela con qualche pagina comprata e una sequenza di scuse.

Il fatto rappresenta poi un'ammonizione per il futuro: le concentrazioni di potere, di qualsiasi tipo siano, sono sempre pericolose, anche se riguardano quello che è considerato il contropotere per eccellenza.

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