lunedì 22 agosto 2011

La nicotina: uso e aspetti biologici e psicologici

La nicotina è una delle tre sostanze psicoattive (insieme a caffeina e alcol) più usate. È un alcaloide vegetale (cioè una sostanza azotata con caratteristiche basiche, come caffeina, teofillina, teobromina, morfina, atropina, stricnina e così via) con elevata capacità di assorbimento nei tessuti organici, come polmone, mucosa orale, cute, tratto gastrointestinale[1]. Si distribuisce in tutto l’organismo e passa sia la barriera ematoencefalica che quella placentare, ritrovandosi in tutti i liquidi compreso il latte materno. L’emivita è di circa due ore. Ha effetti sia a livello centrale che periferico, mediato dai recettori acetilcolinici nicotinici.
È un agonista specifico dei recettori dell’aceticolina, definiti appunto nicotinici, e agisce sul sistema nervoso centrale aumentando sia l’attività psicomotoria che quella sensomotoria, ha un’azione positiva sulla memoria e sulla funzione cognitiva inoltre aumenta anche la frequenza cardiaca, stimola l’ormone antidiuretico (ADH), agisce riducendo l’attività delle fibre muscolari afferenti causando una riduzione del tono muscolare e ha anche un effetto sulla riduzione dell’appetito, sull’aumento della contrattilità cardiaca e su quello della pressione sanguigna.
L’attività di rinforzo della nicotina è probabilmente mediata dai neuroni dopaminergici del mesencefalo[2]. Soprattutto i recettori acetilcolinici della substantia nigra e dell’area tegmentale mediale, sede di importanti neuroni dopaminergici. Inoltre, le proiezioni dell’area tegmentale mediale al nucleo accumbens rappresentano il fattore di rinforzo del piacere legato alla liberazione di dopamina.[3]
La nicotina è dunque in grado di indurre una dipendenza sia fisiologica che psicologica legata appunto ai meccanismi di induzione del piacere, e gli effetti dell’astensione dal fumo comprendono: desiderio di nicotina, ansia, irritabilità, irrequietezza, riduzione della concentrazione, insonnia e aumento dell’appetito.
Quello che si prova in condizioni di astinenza da nicotina è una riduzione del senso del sé, appunto un considerarsi incompiuti, è come se mancasse l’aria: la nicotina induce una nuova normalità all’interno del cervello legata alla sua concentrazione e al suo ruolo di attivatore dei neuroni dopaminergici coinvolti nel circuito del piacere. L’assenza della normalità è interpretato a livello fisiologico come una inefficienza recettoriale, al quale l’organismo rimedia aumentando i recettori o attivando il sistema anti-stress legato ad adrenalina e noradrenalina. Infatti si è dimostrato che la clonidina (agonista selettivo dei recettori alfa2 adrenergici) è in grado, attraverso la riduzione della produzione catecolaminica, di diminuire sia l’ansia che la depressione in chi smette di fumare.[4]
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[1] M.E. Jarvik, N.G. Schneider, Nicotine. In J.H. Lowinson, P. Ruiz, R.B. Millman, J.G. Langrod, (a cura di): Substance Abuse: a comprehensive textbook, 2nd ed. (Baltimore 1992) p. 339-340. In R.M. Julien, Droghe e Farmaci Psicoattivi, Zanichelli 1997.
[2] E.D. Levin, Nicotine systems and cognitive functions, Psychopharmacology 108, 1992, p. 417-431.
[3] J.H. Lowinson et al. Op. cit.
[4] P.K. Gessner, Substance abuse teatment. In C.M. Smith, A.M. Reynard, (a cura di) Textbook of Pharmacology, (Philadelphia 1992)

3 commenti:

  1. Sono una fumatrice e vorrei tanto non fumare più ma non ci riesco. Paolo, mi succede una cosa strana..più prometto a me stessa di non fumare e invece sull'onda di questa promessa che faccio a me stessa mi accorgo che fumo di più..come se scattasse una difesa dentro di me e resto legata a questa nuvola di fumo.
    Buona giornata Paolo, ciao!

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    1. Rosy ti parlo da ex fumatore, quindi con un po' di cognizione di causa. Smettere di fumare è difficile, ma non impossibile. Vedo che alcuni riescono a diminuire l'impatto negativo del fumo rivolgendosi alle sigarette elettroniche. Per quanto mi riguarda, la mia strategia, a suo tempo, si materializzò grazie a un raffreddore, che mi tenne lontano dal fumo per una settimana, cosa che mi fece comprendere quanto schifoso fosse fumare alla ripresa del fumo, facendomi decidere di smettere. A suo tempo mi aiutò anche l'utilizzo di chewing gum e/o caramelline varie. Purtroppo ciò che servì a liberarmi del fumo mi rimase come abitudine, ma tant'è, non si può avere tutto.
      Potrei consigliarti due alternative: o una riduzione progressiva, che però tende a stabilizzarsi in poche sigarette, molto desiderate, o una cessazione totale per una settimana seguita da un cauto approccio, tanto per comprendere il sapore schifoso del fumo e decidersi a smettere definitivamente, seguito quindi da un periodo difficile di circa 7-10 giorni in cui si è più soggetti alle ricadute. se superi quelli è quasi fatta. pososno aiutare, come ricordavo, dei sostituti come gomme o caramelle.
      il fatto che fumi di più quando decidi di smettere è legato allo stress generato dalla volontà di smettere, che ti spinge a compensare la situazione ansiosa che si viene a creare

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    2. Paolo, grazie, ma vedi e che per cause di forze maggiori, sono stata senza fumare per due mesi l'annoscorso.
      poi ho ripreso, per tanti motivi..e non dovrei neppure fumare ma non ci riesco. Mi sono comprata anche la sigaretta elettronica, ma non la uso.
      Ogni mattina mi alzo con il proposito di non fumare e che faccio? Mentre lo penso mi accendo la sigaretta, non ce la faccio, con tutta la buona volontà. Sono irrecuperabile.
      Ammiro tutti voi che ci siete riusciti.
      Se riuscirò a fumare meno sigarette sta certo che sarai
      il primo a saperlo.
      Grazie dei suggerimenti, cercherò di metterli in pratica.
      Buona serata!

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