mercoledì 26 ottobre 2011

Ballarò: la vicenda Merkel Sarkozy sulle televisioni straniere. Ferrara: una risata antifrancese

La copertina di Ballarò riporta, inevitabilmente, la vicenda Merkel Sarkozy, ovvero l'ironia mostrata da Sarkozy e poi trasmessa alla Merkel in seguito ad una domanda sull'Italia.





 L'evento ha scatenato un sopito amor patrio, quasi come se si fosse trattato di un'onta da lavare con il sarcasmo. E così infatti ha fatto Ferrara. Rispetto la sua decisione di ripagare con moneta decuplicata la presunta offesa ricevuta ma non la condivido. Se da parte del Presidente Napolitano sono giunte parole obbligate ma contenute, quasi per legittimo dovere di difendere il buon nome della nazione, non approvo queste vendette con interessi. In fondo, anche se non è sempre vero, ognuno ha la reputazione che si merita, in media. 


Più sferzanti, come si vede da Ballarò,  i servizi sulle televisioni straniere e quindi, se uno fa il paio, ci sta anche la messinscena di Ferrara. Non so se l'intento è quello di coalizzare tutti gli italiani contro i francesi sbeffeggiatori, fare fronte comune contro l'invasione ironica. Quanto a me, temo più quello che può venire in mente ai nostri politici che qualche sorrisino francese o di altra nazionalità.
L'Italia non sfugge al suo stereotipo, lo sappiamo, e questo governo e questo presidente, oltre  a non aver fatto niente per modificarlo, hanno fatto parecchio per accentuarlo. Come noi compriamo più facilmente dai commercianti che ci stanno più simpatici o che hanno buona reputazione, allo stesso modo avvengono le relazioni politiche ed economiche a livello internazionale. Chi si assomiglia si piglia, dice un detto. E se osserviamo le amicizie del nostro premier   possiamo già trarne alcune conseguenze. Comprare dall'Italia diventa sempre più pericoloso e inaffidabile, e questo fatto ha pesanti ripercussioni.
Ora, un governo con un forte senso di responsabilità e che avesse a cuore le sorti del popolo che amministra, quantunque obbligato, per certi versi, ad ottemperare alle pressioni europee, avrebbe potuto trovare altre fonti di risparmio (costi della politica: rimborsi elettorali, finanziamento della stampa -soprattutto di partito-, vitalizi dei parlamentari: fanno quasi 1 miliardo), nuove entrate una tantum o permanenti (patrimoniale sugli immobili, Tobin tax) e invece no. Meglio colpire i soliti che prendere un po' a chi ha tanto. Tanto è vero che il Ministro Gelmini ha detto che la patrimoniale (e le tasse sulla ricchezza in genere) non fa parte del programma di governo e quindi non si farà mai. Rassegnamoci, tocca ancora a noi.

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