lunedì 17 ottobre 2011

Gli indignati nel mondo: una mappa mondiale del 15 ottobre

E' l'argomento di questi giorni, tutti i giornali ne parlano, non solo italiani. Anche se rovinato dalle imprese dei black bloc (o chiunque essi siano) nel corteo di Roma, la protesta degli indignati avvenuta a livello globale rappresenta qualcosa di importante. Giuste o sbagliate che siano le motivazioni e i modi, hanno saputo coinvolgere quasi tutti i paesi del mondo, uniti a chiedere sostanzialmente due cose: equità e futuro.
Non per niente, alcune formazioni politiche e associazioni culturali hanno pensato di inserirlo nel loro nome, il futuro. E questa cosa dell'equità mi ricorda anche che il senso di giustizia è profondamente radicato in noi, in alcuni almeno fin dalla più tenera età.
Vi è chi ritiene che non sia possibile la crescita economica se non c'è sfruttamento. Si pensi, per esempio, ai computer o ai robot: sono soggetti perfetti per l'uomo d'affari, ma non solo per lui, per chiunque. Computer  e robot non hanno diritti, non sono sindacalizzati, non percepiscono stipendio anche se costano in manutenzione,  sono obbedienti e non protestano. Sono, insomma, dei dipendenti o collaboratori perfetti.
Lo stesso avviene con le popolazioni del terzo mondo o delle economie emergenti dove non siano presenti i diritti dei lavoratori, conseguiti in occidente dopo decenni di battaglie. E così il capitalista rimane interdetto di fronte a un lavoratore che osa protestare e finchè ne avrà la possibilità inseguirà quei lavoratori che non possono farlo.
Poi vi sono coloro che vogliono vendere tutto. Si vendono il raccolto ancora prima di raccoglierlo. E chi lo compra a sua volta lo rivende. Avete presente quel gioco in cui uno dice una frase nell'orecchio a un altro e, di orecchio in orecchio, quando arriva all'ultimo, la frase iniziale è completamente stravolta? E' quello che succede alla finanza. A forza di operare con merci e prodotti che ancora non ci sono se, improvvisamente, arrivati alla fine del passaparola, ci si accorge che la frase arrivata non c'entra niente con quella partita, è facile immaginare che vi possa essere dello sconcerto. E così, se arrivati alla fine il prodotto poi non c'è, la finanza da sola non può stare in piedi. Ma se cade, porta con sè anche i soldi veri legati alle situazioni reali: i risparmi, gli stipendi, le obbligazioni sane, e allora bisogna salvarla.
Io dico che dovremmo essere contenti che i giovani (perchè in gran parte sono giovani) chiedono giustizia, lavoro, equità, perchè avrebbero potuto chiedere cose molto meno preziose. Intanto, per non farla lunga, vi offro queste mappe dell'indignazione.
Questa dal sito 15october.net (cliccare sull'immagine per accedere alla mappa interattiva)



E quest'altra da motherjones.com, stessa procedura.

2 commenti:

  1. Uno sguardo sul mondo  e una scommessa  di queste nuove generazioni  per costruire il loro futuro.

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  2. Non posso fare a meno di trovarli simpatici, anche se posso non condividere alcune cose...per la sperabile carica di genuinità

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