domenica 20 novembre 2011

Il Programma del Governo Monti: analisi del Discorso Programmatico e linee strategiche

© Bucchi bucchi.blogautore.repubblica.it

Per conoscere il Programma di Governo del Presidente del Consiglio Mario Monti, in attesa degli atti concreti, ci si può affidare grossolanamente a due fonti: una generica, per oggettiva  impossibilità di una maggiore precisione e l'altra ugualmente generica perchè risultato di voci di corridoio che, alla resa dei conti, potrebbero rivelarsi infondate.
La prima fonte è costituita dal Discorso programmatico tenuto da Monti in Senato, l'altra dagli articoli dei giornali. Facendo riferimento un po' a entrambi proviamo, in attesa del secondo Consiglio dei Ministri, ad individuare le linee strategiche di intervento del nuovo Governo.
Per raggiungere questo obiettivo [riduzione rapporto debito Pil, ndr] intendiamo far leva su tre pilastri: rigore di bilancio, crescita ed equità. [neretto mio, ndr]
Poi, però, sui giornali si legge:
Repubblica

il Sole 24 Ore

Libero

Impostazione presente anche nel Discorso programmatico (Dp)
Nel ventennio trascorso l'Italia ha fatto molto per riportare in equilibrio i conti pubblici, sebbene alzando l'imposizione fiscale su lavoratori dipendenti e imprese, più che riducendo in modo permanente la spesa pubblica corrente. Tuttavia, quegli sforzi sono stati frustrati dalla mancanza di crescita. [...] Ma non saremo credibili, neppure nel perseguimento e nel mantenimento di questi obiettivi, se non ricominceremo a crescere.

Dunque, per stimolare la crescita, come anche segnalato da Ricolfi nel suo libro (L. Ricolfi, La Repubblica delle tasse, Rizzoli 2011) bisogna diminuire le tasse che gravano sulle imprese, compreso, auspicabilmente, il costo del lavoro. Ma Monti è un economista, e sa che le ricette per la crescita  sono già state individuate dagli studiosi, pur con tutti i limiti di un ambito di ricerca come quello economico
Ciò che occorre fare per ricominciare a crescere è noto da tempo. Gli studi dei migliori centri di ricerca italiani avevano individuato le misure necessarie molto prima che esse venissero recepite nei documenti che in questi mesi abbiamo ricevuto dalle istituzioni europee. 
E quali sarebbero queste ricette già note da tempo? In maniera generica sarebbero queste
rendere meno ingessata l'economia, a facilitare la nascita di nuove imprese e poi indurne la crescita, migliorare l'efficienza dei servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche, favorire l'ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e delle donne [neretto mio, ndr]
Non si sbilancia però sulle misure puntuali per ridurre il debito e stimolare la crescita. Per sapere qualcosa bisognerà fare affidamento su quanto pubblicato dai giornali:

  • ICI (che con nome modificato in Imu piace anche al PdL)
  • Pensioni (deciso passaggio al contributivo, età pensionabile, anzianità)
  • IVA (non auspicabile ulteriore innalzamento al 22-23%)
  • riduzione delle tasse sulle imprese (in primis Irap)
E' da notare che l'Irap è una tassa sul fatturato delle aziende che va alle Regioni e che finanzia un 40% delle spese sanitarie. L'aliquota va dal 3,90% al 8,50% con possibilità di modifica della prima aliquota fino al 1%.
I primi tre interventi si ripercuotono, essenzialmente, sulle fasce medie e medio-deboli. Essendoci un divieto assoluto da parte del PdL ad introdurre una patrimoniale sotto qualsiasi forma, sembrerebbe che l'intervento, seppure preannunciato equo, è sbilanciato sul versante ceto medio e debole.


Il piano di Monti si divide in due parti: prima si fa fronte all'emergenza (che tradotto significa tasse e tagli) poi si pensa alla crescita (riduzione tasse sulle imprese, modernizzazione)
Da un lato, vi è una serie di provvedimenti per affrontare l'emergenza, assicurare la sostenibilità della finanza pubblica, restituire fiducia nelle capacità del nostro Paese di reagire e sostenere una crescita duratura ed equilibrata. Dall'altro lato, si tratta di delineare con iniziative concrete un progetto per modernizzare le strutture economiche e sociali, in modo da ampliare le opportunità per le imprese, i giovani, le donne e tutti i cittadini, in un quadro di ritrovata coesione sociale e territoriale.
Tra i punti elencati alcuni che figuravano tra le iniziative del vecchio Governo

  • legge costituzionale per il vincolo di bilancio
  • riforma dei sistemi fiscale e assistenziale
  • eliminazione delle province
  • riduzione ed armonizzazione dei costi della politica
  • la solita lotta all'evasione fiscale con abbassamento della soglia di utilizzo del contante (500 euro?)
  • ICI, perchè l'esenzione dall'ICI della prima casa costituisce un'anomalia  a livello europeo (ma molte altre cose costituiscono un'anomalia a livello europeo)
  • dismissione patrimonio pubblico
  • modifica, in attesa di riduzione, della pressione fiscale, con spostamento dalle tasse sul lavoro a quelle sul reddito
  • riforma del mercato del lavoro (con il consenso delle parti sociali...) dalle contrattazioni collettive a quelle locali
  • politica per i giovani: in cui il fattore preponderante è la mobilità (??? non so se questo significa che muovendosi si è un bersaglio più difficile o che si cercherà di sfruttare l'energia rinnovabile prodotta dai movimenti umani; nebuloso...)
  • politiche microeconomiche per la crescita: tra le quali, intensificazione del rapporto scuola-mondo produttivo, riduzione oneri amministrativi, riforma ordini professionali, stimolo della concorrenza, velocità della giustizia (soprattutto civile), contrasto alla criminalità organizzata
  • infine un pacchetto legato alla famiglia, con promozione della natalità, eventuale tassazione preferenziale per le donne, servizi agli anziani
Come si nota, molte sono delle ottime dichiarazioni d'intenti, se si eccettuano gli interventi su Iva e Ici, volti a far cassa subito ma che costituiscono un pesante sacrificio sui ceti medi e deboli, probabilmente non compensato, come detto, da un analogo intervento sui patrimoni, intervento osteggiato da Berlusconi sul quale ha messo il veto (mentre sull'Ici si è ricreduto), e altre  che francamente non sembrano orientate all'occupazione.
Non è dato sapere come Monti concilierà quanto ha affermato "paghi di più chi ha dato di meno" con le anticipazioni uscite sui giornali e con l'asserita contrarietà di Berlusconi. E' certo che le classi più deboli pagheranno, ma non è affatto certo se le classi abbienti e quelle politiche faranno altrettanto. Il cammino del nuovo premier è lastricato di insidie, scivoloso com'è. Non si può chiedere a questo governo di essere rivoluzionario, termine forse sconosciuto ai suoi membri. Però, in tema di adeguamento alle direttive europee, c'è tutta una serie di interventi sul versante privilegi politici, sempre in ottica di adeguamento all'Europa,  che dovrebbero essere presi i quali, forse, da soli, eviterebbero la solita spremitura dei cittadini-limoni, ormai ridotti senza più succo.

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