mercoledì 2 novembre 2011

Parlare ai mercati finanziari

Visto dall'esterno, il comportamento dei mercati finanziari al quale stiamo assistendo da un po' di tempo a questa parte, sembra tutto tranne che un comportamento razionale. O meglio, mi correggo: o è un comportamento super razionale o è completamente irrazionale.

source examiner
Comportamento super razionale. E' super razionale se sono in azione speculatori finanziari che ricercano solo il proprio profitto. I sistemi possibili, ma ve ne saranno sicuramente altri, sono quelli di aumentare le chance di default di un paese perchè si hanno assicurazioni contro il rischio default oppure si ricerca il prezzo  di acquisto più basso e il rendimento più alto da un'obbligazione. E questo è il comportamento razionale. L'ho definito super razionale solo per enfatizzare l'aspetto anaffettivo del procedere dello speculatore, che persegue il proprio profitto senza curarsi affatto di quello che succede intorno a lui. E' quella caratteristica che si rimprovera al comportamento puramente razionale in genere (anche se è sbagliato definirlo puramente razionale, come vedremo), in quanto si ritiene che, spogliato di qualsiasi elemento affettivo, un comportamento tenda solo a massimizzare i propri guadagni, di qualunque genere siano, senza curarsi delle conseguenze per gli altri.

source sinequanonthebook
Comportamento irrazionale. E' completamente irrazionale se sono in azione isteria e impulsività che accompagnano spessissimo le azioni umane e, visto che dietro i computer o i software ci sono pur sempre uomini, almeno quelli che li progettano, non vedo perchè i broker o i tycoon della finanza o i fondi o chi vi pare a voi non debbano lasciarsi prendere dall'irrazionalità e, quando viene il momento che gli altri vendono, accodarsi e vendere. Ora, si potrebbe osservare che vendere mentre tutti gli altri vendono potrebbe non essere un comportamento così irrazionale, così come non lo è scappare quando tutti gli altri scappano, se per esempio si è una gazzella nella giungla o si è in un luogo affollato come un cinema o uno stadio. Ma in questo caso la presenza di un pericolo giustificherebbe il seguire il comportamento altrui, salvo poi verificare se le condizioni di pericolo esistono veramente oppure no. Questo comportamento lo definirei super affettivo, tanto per calcare la mano sulla sua intensa caratteristica di affettività, che sarebbe poi l'impulsività, ovvero la paura di rimanere in trappola e così via.

source inter-activ
Parlare ai mercati. Si noti, adesso, che qualunque atteggiamento tengano i mercati, cioè quello super razionale o quello super affettivo, il risultato è lo stesso. Non è lo stesso, però, il possibile effetto prospettato nel titolo: parlare ai mercati.

Se qualche autorità sovranazionale potesse, in questi momenti ma anche continuativamente durante l'anno, valutare in maniera indipendente e imparziale della solvibilità o dei conti di una qualunque azienda quotata o di, perchè no, un qualunque Stato sovrano, forse noi avremmo più strumenti per impedire il secondo comportamento, quello super affettivo, anche se non ne avremmo per quello super razionale.
Ovviamente non sono le attuali agenzie di rating a rappresentare questa autorità sovranazionale, e questo soprattutto in ragione della pessima figura collezionata negli anni scorsi. Una tale autorità garantirebbe della veridicità dei bilanci degli Stati, ovvero garantirebbe che chi emette e chi compra possano  giocare alla pari senza che si attivino, per esempio, comportamenti di cautela eccessiva come chi vende quando tutti vendono. Si noti che le due situazioni possono darsi contemporaneamente: vi è chi vende a scopo speculativo e vi è chi vende perchè gli altri vendono.
Se fosse solo una questione di credibilità, rendere nota la situazione finanziaria reale di uno Stato, dovrebbe consentire di modulare i comportamenti del mercato, senza il rischio di vendere perchè tutti gli altri stanno vendendo e non si sa mai.
In fondo, i mercati, sotto questa ipotesi, vogliono solo essere rassicurati: si, quel tal paese ce la farà a restituire tutti i prestiti, si, vi è un fondo di garanzia che sostituisce l'eventuale insolvenza. Cose di questo genere.


source westerhero
Il Liberismo. Ma non è solo questo, ovviamente. Il mercato potrà essere pure isterico, a volte, ma sa essere anche perfettamente razionale. Se si possono fare profitti in un certo modo, per esempio vendendo e aspettando un prezzo più basso per ricomprare, lo si farà, senza preoccuparsi troppo delle conseguenze. Sia che agisca per proprio conto che per un fondo o una banca d'affari o per  chi volete voi, il broker finanziario cerca i migliori metodi per fare profitti, perchè in questo modo ci guadagna anche lui. Cerca il modo migliore per fare profitti, purchè sia consentito.  E qui viene l'altro nodo dolente, che va sotto il generico nome di liberismo o neoliberismo.
Magica parola per alcuni, diabolica per altri. Il liberismo scatena gli istinti più selvaggi. Il mondo economico-finanziario è il terreno di caccia del liberismo il quale, nonostante i buoni pensieri di Adam Smith, non è più in grado di autoregolarsi. Ma se il mondo economico presenta dei limiti fisici oltre i quali non si può andare, almeno in certe parti del mondo (diritti dei lavoratori, sindacalismo, eccetera), il mondo finanziario non ha, virtualmente, limiti. E lo si vede chiaramente: la vecchia finanza che comprava e vendeva merci è sparita, oggi si compra e si vende anche quello che non si ha (vendite allo scoperto), oppure le assicurazioni sui rischi da mancato rimborso, da mancata produzione, tutto quello che può essere interessante da comprare o vendere entra di diritto nelle contrattazioni.

source thecrazyjustice
Tranquillizzare e legiferare. Parlare ai mercati ha, allora, questo duplice significato: parlare nel senso di tranquillizzare e parlare nel senso di legiferare. Non si può permettere al mercato finanziario, novella forza rivoluzionaria senza bandiera, di ribaltare gli Stati e con loro milioni di cittadini. Non lo si può fare. Ma parlare significa anche mettere il mercato nelle migliori condizioni di fare delle scelte, fornendo dati e parole credibili. Contare sull'autoregolazione in stile etico di un numero troppo eterogeneo e numeroso di persone è una pia  illusione. Lasciato a se stesso il mercato potrebbe, per assurdo, anche arrivare alla propria autodistruzione, essendo pervaso da forze che agiscono tutte in direzioni diverse. Nell'ansia di massimizzare i guadagni, seguendo un metodo cosiddetto razionale, potrebbe innescare la propria autodistruzione attivando, per esempio, una serie di rivoluzioni sociali. 

source jessemeijers
Responsabilità politica. Tutto questo discorso non significa che non vi siano responsabilità locali. Gli Stati sono responsabili del buon andamento dei conti pubblici e dell'economia di un paese. Lo sono come qualunque altro professionista, solo che è molto più difficile dimostrarlo. Ovviamente, a volte, potrebbero incassare delle batoste che vanno al di là dei loro reali demeriti. Ma, ancora una volta, c'entra la politica: se questa categoria dello spirito che va sotto il nome di politica, dall'alto della sua pervasiva onnicomprensività, non è in grado di essere, non dico lungimirante, ma almeno previdente, non può invocare spettri che non esistono a giustificazione delle proprie sconfitte. La politica è il sistema di regolazione dei rapporti tra gli uomini e tra gruppi di uomini. Se coloro che fanno parte del mercato finanziario non sono un'entità che si può porre al di fuori della categoria uomo allora vi devono forzatamente rientrare ed esservi assoggettati come qualsiasi altro membro. 

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