lunedì 12 dicembre 2011

Ecco perchè i parlamentari non si tagliano le indennità

A guardare la trasmissione di mercoledi scorso Gli intoccabili, del giornalista Gianluigi Nuzzi su La7, quella intitolata Il prezzo della politica  si capiscono molte cose. Ne avevo parlato qui: in quella occasione, un anonimo deputato accettava di indossare una microcamera nascosta e riprendere le conversazioni con gli onorevoli colleghi a Montecitorio. La registrazione della puntata integrale (dura un'ora) è qui sul sito di La7. Tra le altre cose, del resto ben evidenziate da Stella nel suo articolo sul Corriere, oltre l'ossessione per il vitalizio di un ex deputato dell'IdV, emergevano anche altre strane prassi, come quelle raccontate da una collaboratrice di politici durante la trasmissione: per esempio, chi voleva essere nei primi 10 posti della lista elettorale, che garantivano elezione sicura, doveva sborsare almeno 150mila euro, se invece ti accontentavi di un'alta probabilità -dal 10° al 15° posto- ne potevi  investire solo 100mila. Tutto questo chiaramente avviene grazie alla vigente legge elettorale definita "porcellum" che ha abolito il voto di preferenza. Ma non è finita qui: alcuni deputati raccontano che i partiti che li candidavano chiedevano loro una parte dello stipendio e inoltre, all'atto della candidatura ufficiale, gli facevano firmare un assegno post-datato di una somma fra 25 e 50 mila euro, a garanzia oppure gli facevano firmare un vero e proprio contratto per le spese della campagna elettorale.
 C'è la copia di un modulo fatto firmare a un deputato del Pd che «si impegna a versare la somma di euro 50.000 quale contributo alle spese che il partito sostiene per la campagna elettorale».[fonte Corriere cit.]
 Sfoghi lamentosi come quello di un deputato, par di capire, eletto dal Carroccio: «Però non è giusto che tutti i partiti prendono i soldi dai parlamentari. Non va bene così. Non è una cosa corretta. La Lega è diventato un partito d'affari. Fanno quello che fanno tutti. E ti fanno firmare un contratto eh? Ti fanno firmare l'impegnativa. Hanno voluto un assegno post datato di 25.000 euro...».[fonte Corriere cit.]
Adesso si comprendono l'ossessione per il vitalizio e la ritrosia a tagliarsi lo stipendio dei politici: molti di loro, stando a quanto riferito nella trasmissione di Nuzzi, hanno investito delle notevoli somme per intraprendere la carriera di parlamentare e quindi sono molto restii a rinunciare all'auspicato guadagno.

imagecredit repubblica.it


Ancora una volta, di chi è colpa uno stato di fatto di questo genere, se non di chi ha permesso tutto questo creandone le condizioni? Dei partiti, chiaramente. Non è dato sapere se sia una prassi generale oppure riguardi pochi casi nè, del resto, fino a prova contraria, lo si può affermare se non in via presuntiva.
Il risultato è comunque un grande senso di disagio e di ripulsa. Chissà perchè, sia che vi indulgiamo noi stessi  in qualche misura oppure no, quando vediamo comportamenti moralmente riprovevoli in chi riveste cariche pubbliche ne rimaniamo sempre profondamente turbati e disgustati. Se questo è l'esempio, come stupirsi che poi la gente cerchi di arrangiarsi come può?

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