mercoledì 11 gennaio 2012

#FaberVive: Fabrizio de Andrè, una poesia. Un blasfemo

Gira su Twitter questo hashtag #FaberVive e i versi che ho letto mi hanno fatto venire voglia di rileggere l'intera poesia/canzone. Si tratta di Un Blasfemo (dietro ogni blasfemo c’è un giardino incantato) di Fabrizio de' Andrè

Mai più mi chinai e nemmeno su un fiore,
più non arrossii nel rubare l’amore
dal momento che Inverno mi convinse che Dio
non sarebbe arrossito rubandomi il mio.

Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino,
non avevano leggi per punire un blasfemo,
non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte,
mi cercarono l’anima a forza di botte.

Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomo,
lo costrinse a viaggiare una vita da scemo,
nel giardino incantato lo costrinse a sognare,
a ignorare che al mondo c’è il bene e c’è il male.

Quando vide che l’uomo allungava le dita
a rubargli il mistero d’una mela proibita
per paura che ormai non avesse padroni
lo fermò con la morte, inventò le stagioni.

E se furon due guardie a fermarmi la vita,
è proprio qui sulla terrala mela proibita,
e non Dio, ma qualcuno che per noi l’ha inventato,
ci costringe a sognare in un giardino incantato,
ci costringe a sognare in un giardino incantato.


Tratta da Scudit.

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