giovedì 22 marzo 2012

Monti l'articolo 18 e quelli che possono porre i veti

Ci voleva una comica (e non sia definizione riduttiva, anzi), e cioè Sabina Guzzanti, per ricordarci che le parole di Monti, relativamente all'articolo 18 "Nessuno può porre veti..." [fonte GRR news] sono poco aderenti al vero, osservando la realtà dei fatti,   e che la frase andrebbe corretta come segue: nessuno può porre veti tranne che su liberalizzazioni, giustizia, rai, frequenze televisive, patrimoniale, riduzione dei vitalizi dei parlamentari, responsabilità civile dei giudici, intercettazioni, rimborso elettorale ai partiti e poche altre bazzecole.
Chissà perchè mi viene in mente l'abusata frase: forte con i deboli e debole con i forti. E infatti, quelli che non possono porre i veti mi sembrano i deboli della situazione mentre coloro che li mettono di sicuro sembrano proprio i forti.
Ora, al tempo, non è che tutta la riforma sia da buttare e infatti la Cgil contesta solo la parte riguardante l'articolo 18.
In più, arrivati a un certo punto, è chiaro che il Governo deve pervenire a una decisione, non si può trattare per sempre.
Ma allora io mi chiedo, e me lo sono chiesto molte volte ben sapendo che anche persone stimabili come Pietro Ichino sostengono queste tesi riformiste: chi è che vuole veramente il bene del lavoro e dei lavoratori? I professori e parte dei sindacati o la Cgil?
Perchè la Cgil è rimasta sola (se si eccettua l'IdV) a difendere ad oltranza l'articolo 18.
Ma questa difesa è giusta o no?


Che per aumentare le assunzioni debba essere più facile licenziare è una tesi strana. Se la normativa in vigore adesso e che ha portato alla creazione di 46 tipologie contrattuali è, per unanime condivisione, da buttare, mentre quando fu presentata fu probabilmente salutata come necessaria, questo potrebbe significare che, al di là della buona fede, nessuno sa con certezza quale sia la strategia migliore. Magari tra qualche anno ci si accorge che pure questa riforma ha causato gravi danni e che bisogna cambiarla. O invece che ha favorito le assunzioni e migliorato le condizioni dei lavoratori. Chi può dirlo? Invocare il fatto che questa riforma è diffusa nei paesi europei significa dimenticare che quegli stessi paesi differiscono enormemente dall'Italia sotto gli altri profili, uno per tutti la celerità della giustizia.
In definitiva, al di là del fatto se sia una riforma migliorativa o peggiorativa, la resistenza di alcune forze (Cgil)  a cedere l'ultimo baluardo si spiega con l'abitudine della politica italiana di scaricare sempre sulla massa gli oneri più pesanti.

La fissazione degli imprenditori di poter licenziare individualmente e collettivamente per motivi economici dovrà pur essere legata a un ritorno positivo per loro, altrimenti non la chiederebbero con tanta insistenza. Ma, se una cosa va bene per l'imprenditore, come va per il lavoratore? Il fatto che proprio su questa normativa ci si sia impuntati significa che è importante: non deve essere un totem per i sindacati, ma lo è invece per Governo e Confindustria, che hanno ottenuto ciò che volevano. Se il Governo pensa che con questa modifica arriveranno frotte di investitori stranieri fa un torto alla nostra intelligenza. Sono ben altre le cose che tengono lontani i capitali stranieri. Sarebbe ora di cominciare a pensarci.

Imagecredit: tvglobo.it

2 commenti:

  1. soprattutto nel pubblico impiego corrotto sino al midollo siamo in una situazione che nutre il sistema, se prima si poteva sperare in un minimo di diritti, di protesta contro questa eterna parentopoli e politopoli  si sta preparando un valido strumento per  far diventare l'ente pubblico una proprietà di tutte queste cacche e padroni del sistema.Siamo spaventati, minacciati e costretti a chiudere gli occhi al mobbing e al degrado di una cosa che dovrebbe essere del cittadino, ma il cittadino diventa solo colui che paga le tasse per rimpire le la pance e sistemare queste fecce umane ai posti di comando.
    Il mio direttore mi ha già avvisata di stare attenta che fra un pò reclamando sarò anche licenziabile,ma non andranno da nessuna parte,licenziate le persone che amano il loro lavoro e che lo fanno con coscienza riempiranno gli enti di raccomandati e incapaci ,sciacalli del bene altrui ed arriverà il degrado, e prima o poi andranno a picco anche loro , mi spiace solo che assieme a loro ci andremo anche noi.Prima della riforma del lavoro dovrebbe esserci la riforma della corruzione altrimenti è finita ,è finita sul serio.

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  2. Le modifiche apportate all'Art. 18 determinano un serio danno all'intero sistema economico nazionale che produrrà un sostanziale impoverimento delle imprese ed un indubbio nocumento alla qualità ed al valore delle produzioni italiane. Scrivo da imprenditore che non accetta e non può accettare di doversi parametrare con imprese dello stesso settore che licenziano i dipendenti assunti con contratti a tempo indeterminato per riassumerli mediante l'utilizzo di contratti di esternalizzazione con la cooperativa che nel frattempo è stata costrittivamente costituita dagli stessi.  Non intendo subire tutto questo perché oggi, ed ancor più lo sarà domani grazie a questo provvedimento, la mia impresa dovrà far conto con la concorrenza interna piuttosto che con quella di imprese di paesi esteri della quale non ho mai avuto paura perché potevo parlare del valore che la manodopera italiana conferiva al prodotto giustificando pienamente il costo elevato del bene. Oggi che cosa dovrei dire? Che la manodopera italiana costa meno che in altri paesi d'Europa e giustificare l'elevato costo delle nostre produzioni dovuto solamente all'elevatissimo carico fiscale che la logica perversa del mantenimento a tutti i costi dell'abnorme spesa della macchina pubblica impone a tutti noi?  Non lo capiscono all'estero. Non capiscono perché devono pagare di più. Pagano volentieri un valore aggiunto riconosciuto ma non capiscono perché dovrebbero continuare a mantenere questo stato di cose del tutto fuori controllo. Appare quindi evidente che l'obiettivo prioritario dell'attuale esecutivo non sia certo il rilancio, perché parlare di licenziamenti non vuol dire rilanciare l'economia, ma bensì l'impoverimento generalizzato di ampia parte del tessuto sociale italiano mantenendo invariati privilegi atavici e del tutto fuori luogo. Abbassare drasticamente le disponibilità finanziarie delle famiglie ed aumentare il grado di sudditanza dal sistema vuol dire affossare definitivamente qualsiasi possibile sviluppo futuro del paese condannandolo al certo declino per come, tra l'altro, alcuni mesi fa l'agenzia nazionale di rating cinese aveva prospettato per il nostro paese dinanzi al potenziale introduzione di misure analoghe a quelle introdotte dall'attuale esecutivo. Pur non essendo di estrazione comunista oggi invoco la totale nazionalizzazione delle attività imprenditoriali perché il Prof. Monti ha certificato che la grande globalità degli imprenditori italiani sono una massa d'incompetenti agendo quindi esclusivamente con iniziative che incidono sulle imprese private e mai sull'apparato pubblico. Visto che va così bene ed è così ben gestito perché continuare a mantenere in piedi un simile cancro per l'intera nazione. Nazionalizziamo tutto, anche perché le stesse banche giudicano l'impresa privata non finanziabile al contrario della pubblica amministrazione. Lottiamo tutti per la nazionalizzazione, almeno, imprenditori e dipendenti non potremo essere licenziati. Tutti statali fino alla morte. Saluti  

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