lunedì 2 aprile 2012

E se non fosse solo una questione di politici? Se anche i tecnici fossero "antropologicamente diversi"?

Volevo scrivere "mentalmente disturbati", dalle parole che Berlusconi a suo tempo indirizzò ai magistrati [a quanto riportano Repubblica, Corriere],  ma ho scelto la versione soft, pure usata dall'ex premier, di "antropologicamente diversi", che fa anche più chic.
Perchè dico così? Ma semplicemente perchè  noto che anche molti rappresentanti di questo Governo cominciano a fare affermazioni e, soprattutto, ad agire da politici di vecchio stampo. 
Penso alla Riforma delle pensioni, allo strascico doloroso degli esodati, penso alla Riforma del Lavoro, e alla terminologia usata dal Ministro Fornero (paccata), a tutte le contraddizioni sull'articolo 18 (nel senso si tocca non si tocca), penso a tutte le nuove imposte come l'Imu,  e penso alle performance di alcuni sottosegretari (segnatamente Martone e Polillo) anche se questi ultimi sono di designazione partitica, così che si spiegherebbe...
Ci deve essere qualcosa, una volta varcata la soglia di quei luoghi ministeriali di potere, che fa cambiare la personalità. Se prima le persone erano professionisti rispettati dopo diventano  crudeli, spietati e cominciano pure a parlare politichese.
Perchè questi nuovi Ministri tecnici, in qualche caso, mi sembrano così simili a quei politici del buon tempo andato, da non accorgersi che si tratta di tecnici e non di politici. 
Forse dipende dalla comune provenienza: è lo stesso ambiente che li ha creati e fatti crescere e così quando sono nella stanza dei bottoni agiscono e parlano allo stesso modo.


I politici sono "antropologicamente diversi" perchè hanno costruito, nel tempo, dei centri di potere che fanno solo una cosa: si auto-mantengono. Fino alla Prima Repubblica ad ogni elezione era sicuro che avrebbe vinto una forza politica, la DC, ma non era sicuro con chi avrebbe formato il Governo. Dopo, nella Seconda Repubblica,  il potere se lo sono spartito due forze, PdL e PD, inaugurando il bipolarismo a coalizione variabile. Sia prima che dopo, l'elettore è ingabbiato in scelte preconfezionate. E il brutto è che gli spostamenti elettorali da uno schieramento all'altro sono minimi, a significare un forte radicamento della maggioranza degli elettori. In queste condizioni vale la pena di spendere risorse nel mettere in pratica politiche riformiste basate su equità e giustizia? No, perchè le riforme eque e serie costano. Meglio farle inique e mantenere l'equità solo a parole, per convincere quella frangia di elettori volatili. Tanto i tuoi ti voteranno comunque.
Ecco perchè sono "antropologicamente diversi": perchè li abbiamo abituati così, abbiamo selezionato una classe politica che massimizza la fitness politica, e questo avviene a scapito del cittadino. Se si sposta la competizione dai partiti politici alla massa di simpatizzanti e votanti si ottiene di non doversi impegnare con riforme costose e di difficile realizzazione e di lasciar fare la campagna elettorale ai cittadini.

I tecnici sono "antropologicamente diversi" perchè (ed è un po' una sorpresa, anche se non riguarda proprio tutti), tutto sommato, provenienti dagli stessi ambienti culturali dei politici,  perchè schiavi dell'ideologia del liberismo, perchè spesso vissuti in un ambiente che ha solo lambito quello della maggioranza delle persone sulla cui testa dovranno decidere (ecco perchè sembrano più sensibili al ristretto ambiente dei facoltosi dal quale molti provengono, perchè è l'ambiente nel quale hanno vissuto e del quale hanno esperienza). Se una cosa non l'hai vissuta, non ne hai fatto un'esperienza pratica, spesso non sei in grado di capirla. Ci sta anche che noi, che non abbiamo mai avuto esperienze di Governo, non sappiamo cosa vuol dire dover prendere decisioni. Ma per lo stesso motivo ci sta anche che spesso pure i professori non hanno idea delle conseguenze e delle implicazioni delle loro decisioni.




P.S. S'intende che con quel "antropologicamente diversi" stavo chiaramente scherzando. Non lo dico per evitarmi querele ma per evitare di essere considerato una specie di razzista. Il termine, seppure sbagliato, ha solo l'efficacia di richiamare uno stato d'animo: cosa ne sanno i Ministri, seppure tecnici, della disperazione di chi è senza denaro, non ha lavoro, e non vede all'orizzonte neanche il momento in cui andrà in pensione, se continuano come niente fosse a caricarli di tasse e ingiustizie? Dico semplicemente che non sono in grado, non avendo mai sperimentato in vita loro (probabilmente) cosa significa vivere nelle ristrettezze, al limite della disperazione. E' per questo che a volte credendo di decidere per il meglio fanno invece danni irreparabili. I politici, invece, sono così  perchè selezionati da noi, che non abbiamo mai avuto il coraggio di cambiare una volta per tutte, andando a scegliere al di fuori di quel dorato mondo.
In definitiva, politici e tecnici sono sine culpa, come qualsiasi buon ragionatore potrà dimostrare, mentre così non potrebbe dirsi di noi cittadini. Che fossimo noi, in definitiva, quelli "antropologicamente diversi"?


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lorenzoguadagnucci.wordpress.com
comunicazionedigenere.com
liberoquotidiano.it

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