domenica 13 maggio 2012

Nuove norme sui contributi all'editoria. Confronto a livello europeo

Italia. Nel Consiglio dei Ministri del 11 maggio si è affrontato il tema, tra le altre cose, dei contributi pubblici all'editoria. L'intento dell'esecutivo è triplice: razionalizzare, semplificare e rendere trasparenti i contributi all'editoria, nell'ottica, pure triplice, che accompagna l'azione del governo di questi tempi, e cioè pareggio di bilancio, innovazione e pluralismo.
Per esempio, dal 2014 cambia il rapporto tra distribuzione e vendita per ricevere i contributi. I punti salienti del decreto



  • testate nazionali: dal 15% al 30% (significa che su 100 copie distribuite 30 ne devi aver vendute per avere i contributi)
  • testate locali: dal 25% al 35%
Comunque questo contributo non può superare quello ricevuto nel 2010.


  • contributo per spese materiali: i costi ammissibili sono solo quelli di produzione e quelli legati alla vendita effettiva
  • non sono più risarcibili spese per materiali di consumo, spese promozionali, spese per consulenze
  • per avere i contributi l'impresa deve essere in regola con il pagamento delle imposte
  • per i giornali dei partiti valgono le stesse regole
  • testate esclusivamente online, per avere i contributi occorre rispettare la periodicità e offrire parte del servizio anche a pagamento. I contributi consisteranno nella copertura del 70% dei costi e in 0,10 euro per ogni copia venduta in abbonamento
Insieme al decreto è stato approvato anche un disegno di legge delega che prevede un nuovo sistema di sostegno all'editoria, sempre a partire dal 2014. Alcuni punti
  • sostenere le start up allo scopo di modernizzare il settore
  • istituzione di una commissione per valutare gli editori  meritevoli di contributi pubblici
  • istituzione di un Registro riviste di alta cultura
  • favorire la diffusione della lettura tra i giovani

Europa. Qual è la situazione sui contributi all'editoria nei paesi europei? Un lavoro pubblicato dal CCE (Centro Consulenze Editoriali), realizzato da E. Ghionni e F. Cammarano tenta un'analisi [vedi IL PLURALISMO ED I CONTRIBUTI ALL’EDITORIA IN EUROPA], dipingendo un mondo variegato.

  • Austria: contributi introdotti nel 1975 e modificati nel 1985 e nel 2004.Sono suddivisi in contributi diretti e indiretti. Tra quelli diretti vi sono aiuto alla diffusione, tutela pluralismo (contributo fisso 500.000 euro + uno variabile per ogni copia venduta fino max 25.000 euro), aiuto qualità della stampa (tra cui formazione giornalisti 20.000 euro, corrispondenti esteri 40.000 euro,  promozione nelle scuole 50% spese; tra quelli indiretti vi sono aliquote ridotte (10%), tariffe postali agevolate.
  • Danimarca: nel 1970 viene creato l'Istituto di finanziamento della stampa quotidiana. Anche questo istituto distribuisce fondi, da 1,3 a 2 milioni di euro. Contributi diretti: per la stampa a pagamento vengono dati contributi acquisto carta, per finanziamenti di progetti specifici, nell'ordine dal 15% al 75% in ragione dei costi; non è previsto un tetto massimo. Contributi indiretti: aliquota Iva ridotta (esente stampa non specialistica), agevolazioni tariffe postali.
  • Francia: contributi diretti, agevolazioni trasporto su ferrovia (60% quotidiani, 19% altre pubblicazioni), teletrasmissione a seconda delle pagine teletrasmesse e numero di copie stampate, modernizzazione rete di vendita (30% delle spese, max 3.200 euro), distribuzione stampa francese all'estero, costi di trasporto (contributo da mancato guadagno per abbassamento prezzo, ricerca clienti e promozione titoli), settimanali locali, distribuzione nazionale (almeno 5 numeri a settimana), giornali generalisti con poca pubblicità (dal 5% al 15% a seconda della distribuzione nazionale), giornali online (prestiti agevolati fino a 300.000 euro), modernizzazione (tra 2,7 milioni e il 40% delle spese). Contributi indiretti: agevolazione tariffe postali (27,8% editori, 26,2% Stato, 46% poste), aliquota Iva agevolata 2,1%, stampa dei giornali e notizie dalle agenzie di stampa Iva al 5,5%; contributo agli investimenti con deducibilità fino al 30% su tutte le pubblicazioni, 60% per i quotidiani e 80% per giornali sotto 7,6 milioni di fatturato; riduzione quota previdenziale giornalisti professionisti (- 20%), per i giornalisti deduzione del 30% delle spese, per i corrispondenti locali il 50% delle quote per malattia, assicurazione e previdenza è versato dallo Stato.
  • Germania: riportano gli autori che lo Stato federale tedesco non fornisce contributi diretti alla stampa (che invece vengono erogati dai Länder, ma per incompletezza delle informazioni  non vengono riportati). Contributi indiretti, tariffe postali agevolate (vista la privatizzazione delle poste il contributo non è statale ma a carico del servizio postale), riduzione aliquota Iva al 7%.
  • Gran Bretagna: non ci sono aiuti diretti (come in Irlanda). La libertà di stampa o di espressione è così garantita: si può dire e si può fare tutto ciò che non ricade sotto il divieto della common law.Per questo motivo non esistono leggi sulla stampa o leggi a protezione della stampa (i giornalisti non sono tutelati più dei semplici cittadini).

Riporto solo una  parte dei paesi analizzati e, da quello che si vede, il quadro è piuttosto diversificato, senza del resto attentare alla libertà di stampa. Gran Bretagna e Irlanda, per esempio, non danno contributi diretti all'editoria; Germania e Spagna lasciano l'incombenza alle autonomie locali. Si veda, nel saggio citato, dalla pagina 5 in avanti un riassunto generale.
Noto anche, ma forse è dovuto alla mia scarsa attenzione, che il tema è stato poco trattato sulla stampa (almeno online). Forse alcuni argomenti sono più tabù di altri, chissà. Il ripensamento dei contributi all'editoria voluto dal Governo Monti ha un intento triplice. Uno di questi intenti è razionalizzare  e, se come dice l'esecutivo fa il paio con il raggiungimento del pareggio di bilancio, speriamo porti anche a una riduzione dei contributi. Non è dato sapere, almeno finchè non partiranno questi nuovi contributi, a quanto ammonteranno, anche se la frase non più del 2010 lascia sperare che per lo meno non vi sia un aumento. 
In ultima analisi, penso alla Gran Bretagna, patria delle libertà individuali (e anche della libertà di stampa) e alla sua assenza di contributi diretti senza che, apparentemente, venga percepito un attacco alla libertà di stampa o di espressione. 







imagesource 
guidoscorza.it
lettera43.it

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