martedì 24 luglio 2012

Tutte le spese da tagliare dei Comuni: un'infografica

Una segnalazione del buon Moreno Colaiacovo (My GenomiX) mi fa scoprire un articolo del Sole 24 Ore sulle cosiddette spese aggredibili (Giarda rule) per quanto riguarda i comuni. Tutto questo mentre esce sul sito del Dipartimento delle Finanze tutta l'IMU comune per comune, con riportato incasso totale e rispettive  quote di comuni e Stato.
Bene, chissà se con quello che incassano dall'Imu i comuni ci pagano queste spese, si chiede Moreno.

Intanto, la tabella del Sole riflette i dati del sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici (Siope) del Ministero dell'Economia, che individua 10 capitoli di spesa del cosiddetto consumo intermedio per monitorarne l'andamento, ai fini dei tagli. Quanto mai diversi questi andamenti, quanto mai diversificati costi e investimenti in identici capitoli di spesa. Cosa questa che, ovviamente, richiede una spiegazione.



Ecco i 10 indicatori riassunti nella tabella del Sole:

    1. Cancelleria, materiale informatico,materiali e strumenti tecnico-specialistici, assistenza informatica e manutenzione software
    2. Pubblicazioni giornali e riviste, acquisto di beni per spese di rappresentanza,organizzazione manifestazioni e convegni, acquisto di servizi per spese di rappresentanza
    3. Equipaggiamenti e vestiario
    4. Contratti di servizio per il trasporto pubblico locale
    5. Contratti di servizio per smaltimento rifiuti 
    6. Incarichi professionali
    7. Manutenzione ordinaria e riparazioni di immobili, manutenzione ordinaria e riparazione di auto, altre spese di manutenzione ordinaria e riparazioni
    8. Servizi ausiliari e spese di pulizia
    9. Utenze e canoni per telefonia e reti, energia elettrica, acqua, riscaldamento e altri servizi
    10. Noleggi, locazioni, leasing operativo e altri utilizzi di beni di terzi

    Si tratta di 106 comuni capoluogo di provincia, elencati in ordine decrescente di spesa annua ogni 100 abitanti per i vari indicatori di spesa elencati sopra. La tabella è consultabile qui: Le spese nelle città.

    Quello che balza subito all'occhio è la grande variabilità di spesa per le stesse voci. Per esempio, nei primi 10 posti di ogni indicatore sono presenti città di ogni parte d'Italia, del nord, del centro e del sud, a dimostrazione che probabilmente non è il diverso costo della vita a influire sulle spese. Oltre alla differenza tra 1° e 106° vi sono, a volte, enormi differenze anche tra 1° e 2°: negli Incarichi professionali Venezia è prima con 30.863 euro annui ogni 100 abitanti [probabile influenza del problema dell'acqua alta] ma la seconda posizione è occupata da Brindisi, che spende un decimo, mentre nelle ultime posizioni Prato spende 5 euro e Vibo Valentia zero. Come sono possibili differenze così grandi? Chieti spende quasi 15.000 euro all'anno ogni 100 abitanti in Cancelleria mentre una città come Rovigo ne spende 190. Si potrebbe anche pensare che le spese minori possono avere come conseguenza servizi peggiori, ma ad allontanare, probabilmente,  l'ipotesi di una divisione geografica c'è l'osservazione che negli ultimi 10 posti per spesa sono rappresentate tutte e tre le aree geografiche. Questo non vuol dire che sia garanzia di erogazione dei servizi, semplicemente che la realtà che rappresentano forse non risente della collocazione geografica.

    Altra singolarità, considerando la presenza nei primi 10 posti dei vari indicatori, è Aosta: è presente 6 volte su 10, piazzandosi 6° in cancelleria, 2° in  rappresentanza, 1° in  vestiario, 7° in incarichi, 4° in manutenzione, 7° in pulizia.
    Come si può immaginare certe differenze non sono facilmente comprensibili, come pure il diverso costo per abitante dei consigli regionali o il numero stesso di consiglieri per regione. Rizzo, riprendendo una proposta di un consigliere dell'Emilia-Romagna, di standardizzare su questa regione e sulla Lombardia costo e numero di consiglieri, afferma che si arriverebbe a un risparmio di 1,2 miliardi. Crediamogli sulla parola, certo è che queste cifre così diverse dei costi dei comuni lasciano pensare che abbia ragione. La via della spesa virtuosa è lunga e difficile.



    I comuni, in tutto questo (stavo per dire chiaramente ma mi astengo perchè su alcune cose potrebbero avere ragione), non sono d'accordo e lo dicono apertamente per bocca del loro presidente Delrio [vedi comunicato Anci]
    "Si tratta per ora - afferma Delrio - di tagli lineari e sui servizi, ma non di tagli agli sprechi. Cosi' facendo l'unica alternativa che ci resta e' quella di alzare la tasse".  Per questo, ribadisce Delrio, "saremo martedì a palazzo Madama per sensibilizzare i parlamentari sulla situazione". 
    Ma le spese inutili o eccessive (gli sprechi) da tagliare esistono o no? 



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