mercoledì 19 settembre 2012

L'Islam, la violenza e le vignette su Maometto

Ci sta anche che si voglia difendere la libertà di espressione, una delle massime conquiste delle società democratiche, da ogni attacco massimalista e fanatico e che per farlo si voglia, per così dire, battere il ferro finchè è caldo.  Ma, se uno degli obiettivi è la lotta al fanatismo, occorre poi non cadere nello stesso errore: per difendere l'intolleranza divento intollerante e per difendere la libertà d'espressione divento fanatico.
E' l'impressione che mi fanno tutti quelli che, in questo periodo storico, si ostinano a pubblicare vignette, film o filmati che, seppure nelle intenzioni spesso solo in maniera soft, si prendono gioco dell'islamismo o di Maometto senza considerare pienamente che quel loro stesso capriccio può costare la vita di decine di persone.
Perchè la questione del contendere è proprio questa: se l'altra parte non comprende nè accetta la critica satirica e rilancia con proteste violente che esitano in ferimenti e morti, continuare a provocare solo per ribadire la propria libertà d'espressione comincia a sembrarmi, a sua volta, espressione di fanatismo.

A chi potrebbe obiettare che in questo modo si perde uno dei famosi capisaldi delle democrazie occidentali, conquistati con grande fatica oppure si rinuncia a  qualsiasi critica all'Islam, rispondo che la tutela delle vittime di possibili violenze di ritorno è per me più importante che ribadire la fondamentale importanza di questa libertà all'intero mondo islamico e, secondo, che la critica è per loro cosa diversa dalla satira, che vivono come insulto blasfemo. O almeno, occorrerà aspettare finchè non sarà debellato il terrorismo fanatico che trae alimento e nuovo vigore da queste vicende.

La libertà d'espressione non è in pericolo nel mondo occidentale, non serve sfidare il potere dei paesi democratici per difenderla mentre ribadirla nei confronti dell'Islam dà come risultato quello che si è visto nei giorni scorsi: morte, violenza e sommosse popolari.
So bene che quelle stesse libertà che oggi ci teniamo strette e sbandieriamo come vessilli di democrazia sono costate, a loro volta, molte vite umane e che, probabilmente, anche i popoli dell'Islam dovranno passare attraverso le forche caudine della violenza e della morte per ottenerle, sempre ammesso che lo vogliano, ma bisogna considerare che se e quando vorranno farlo non sarà per imposizione del mondo occidentale, che non riscuote molte simpatie nè tra i fanatici nè tra i non fanatici.

Allora, serve soffiare sul fuoco delle polemiche pubblicando queste ulteriori vignette sul giornale francese Charlie Hebdo? Fossero fatte pure per sdrammatizzare? Intanto, il sito di Charlie Hebdo non è raggiungibile, non so se a causa di un attacco hacker o per soprannumero di contatti. Ma questo è secondario. [Per chi volesse vedere la copertina della rivista, la pubblica il Corriere]

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