giovedì 20 settembre 2012

Progetto Sentieri: lo studio epidemiologico sulla mortalità nell'area dell'Ilva

Nei giorni scorsi c'è stata la pubblicazione della prima parte dei risultati del Progetto Sentieri, uno studio epidemiologico di ampio respiro coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità e finanziato dal Ministero della Salute, come scrivono su Quotidiano salute. Il nome del progetto chiarisce il suo ambito di ricerca: è infatti l'acronimo di Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti  Esposti a Rischio da Inquinamento. Ovvio il riferimento alla Ilva di Taranto, ma non solo   quel polo produttivo è stato preso in esame, bensì tutti quelle aree produttive o di smaltimento dei rifiuti che presentano un alto rischio di inquinamento, come Casale Monferrato con l'amianto e Porto Torres con il petrolchimico. In generale, sono coinvolti nello studio circa 6 milioni di persone di 298 comuni.

Questa prima parte dello studio sull'area intorno al polo industriale  dell'Ilva di Taranto riguarda il periodo 1998-2002; i dati dal 2003 al 2008 sono ancora in lavorazione e saranno disponibili più avanti. Per intanto, i risultati di questa prima parte parlano di un eccesso dell'incidenza  per tutti i tumori tra il 10% e il 15%, e del 30% circa per i tumori del polmone nella zona intorno al polo industriale dell'Ilva di Taranto.
Il Progetto Sentieri è un lavoro abbastanza corposo e che, come detto, prende in esame numerosi siti che presentano possibili rischi per la salute per l'alto tasso di inquinamento ambientale. La parte che riguarda più espressamente Taranto comincia dalla pagina 134. Questo il profilo di mortalità nell'area di Taranto come risultato dall'analisi epidemiologica:

  • eccesso tra il 10% e il 15% nella mortalità generale e per
    tutti i tumori in entrambi i generi;
  • eccesso di circa il 30% nella mortalità per tumore del polmone, per entrambi i generi;
  • eccesso, in entrambi i generi, dei decessi per tumore della
    pleura, che permane, sebbene ridotto, dopo correzione per ID.
  • eccesso compreso tra il 50% (uomini) e il 40% (donne) di
    decessi per malattie respiratorie acute, anche quando si tiene
    conto dell’ID, associato a un aumento di circa il 10% nella
    mortalità per tutte le malattie dell’apparato respiratorio;
  • eccesso di circa il 15% tra gli uomini e 40% nelle donne
    della mortalità per malattie dell’apparato digerente, anche
    quando si tiene conto dell’ID;
  • incremento di circa il 5% dei decessi per malattie del sistema circolatorio soprattutto tra gli uomini; quest’ultimo è ascrivibile a un eccesso di mortalità per malattie ischemiche del cuore, che permane, anche tra le donne, dopo correzione per ID
Lo studio rileva, inoltre, un eccesso di mortalità perinatale (fino a 1 anno) e un eccesso di mortalità dovuta a  malformazioni congenite del 15%, anche se nel primo caso si tratta di una evidenza limitata di associazione con il fatto di abitare in prossimità delle aree inquinate e nel secondo caso questo rischio non può essere escluso.
La storia dell'inquinamento di Taranto non è certamente recente nè lo sono gli studi epidemiologici che la riguardano. Sin dal 1990 Taranto è stata dichiarata area  ad elevato rischio ambientale che necessitava di interventi di bonifica. Già da un primo studio riguardante il periodo 1980-1987 si era evidenziato come il tasso di mortalità nel comune di Taranto fosse compatibile con la presenza di un elevato inquinamento dell'ambiente. Stessa cosa in un secondo studio  dal 1990 al 1994: addirittura, si segnalava un trend di crescita:
L’analisi temporale della mortalità sui periodi 1981-1984, 1985-
1989 e 1990-1994, ha mostrato un gradiente di crescita per
tutti i tumori e i tumori polmonari in entrambi i generi, e
per il tumore della mammella e le malattie dell’apparato respiratorio tra le donne.
Anche un lavoro di Vigotti et al. mostrava lo stesso andamento crescente nel tempo del rischio di mortalità per alcun i tipi di malattie ed evidenziava una tipica caratteristica delle aree a forte presenza industriale: una maggiore mortalità,  negli uomini,  per malattie tumorali rispetto a quelle cardiovascolari.
Un altro studio per stabilire l'esposizione agli idrocarburi policiclici aromatici, che ha coinvolto 355 lavoratori dell'Ilva, tra addetti alla manutenzione e addetti alla pulizia, ha mostrato come i livelli di 1-idrossipirene urinario (biomarcatore della presenza di idrocarburi) erano maggiori tra gli addetti alla manutenzione della cokeria.
Le Considerazioni conclusive depongono per un aumentato rischio di mortalità dovuto a inquinamento ambientale:
I risultati delle analisi di SENTIERI sul periodo 1995-2002
mostrano un quadro della mortalità per la popolazione residente nel sito di Taranto che testimonia la presenza di un ambiente di vita insalubre. Questo quadro è in linea con quanto emerso nei precedenti studi descrittivi sulla mortalità condotti
nell’area, ma anche con dati di incidenza e morbosità.
Oltre ai dati provenienti da studi epidemiologici analitici e multicentrici e alle  valutazioni di impatto sanitario anche l'andamento nel tempo della mortalità nella città di Taranto è compatibile con la storia dell'attività e  delle emissioni inquinanti dell'Ilva.
Anche se non c'è stato bisogno di attendere le risultanze della seconda parte dello studio, quella dal 2003 al 2008, per far intervenire la magistratura, questi studi sono comunque importanti, non solo per capire le dinamiche epidemiologiche del rischio di mortalità relativo alla presenza di insediamenti produttivi o di smaltimento dei rifiuti, ma anche, possibilmente, per attivare tutti i presidi di prevenzione là dove le situazioni non sono ancora in atto ma stanno solo per incominciare.

Per la bibliografia invio allo studio segnalato (pag. 138). Qui di seguito il link allo studio SENTIERI - Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento: RISULTATI (da pag. 134 Taranto).



















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