venerdì 5 ottobre 2012

Enti locali: il Governo prevede tagli di spesa e riduzione dei consiglieri

Si dica quello che si vuole, si blateri di Governo non legittimato dal voto, si strepiti di Governo delle banche, sta di fatto che  in poco tempo, nel bene e nel male, questo esecutivo tecnico sta facendo quello che l'equivalente politico avrebbe, forse,  fatto in 100 anni. 
Tra le altre cose, dunque, è da rilevare una questione di maggiore efficienza dei tecnici rispetto ai politici (si analizzi, del resto, quanto prodotto dal Parlamento e quanto dal Governo da novembre 2011, per farsene un'idea) e così, come altezza è mezza bellezza, anche l'efficienza di questo Governo è una qualità in sè da non trascurare.

A tutti quelli che, giustamente, invocano e sbandierano l'importanza delle elezioni, perchè le elezioni sono un requisito fondamentale in democrazia, ribatto che 65 anni di Governi politici, se si esclude l'immediato dopoguerra, non riescono ad essere un chiaro esempio di buona politica. Questa impressione è amplificata dall'osservazione della cronaca giudiziaria di questi ultimi tempi, diciamo da tangentopoli in poi?, che rimanda una schiera di personalità indagate: tutti politici (non tecnici).
Inoltre, non sono così convinto che Monti riesca a fare tutto quello che vuole, cioè, per esempio, ad incidere molto più pesantemente sui costi della politica, per l'ovvia opposizione dei partiti, inclusa la maggioranza eterogenea che lo sostiene. Nè, è bene ribadire, il suo operato è esente da difetti.
Ma vale quanto detto: il Governo tecnico è la cura del Governo politico, non dimentichiamolo.

Questo cappello introduttivo serve a presentare il 48° Consiglio dei Ministri che, tra le altre norme proposte e approvate, ha preparato  un decreto legge sulla trasparenza e la riduzione dei costi degli apparati politici regionali approntato, come ovvio, sulla scorta dei recenti fatti di cronaca.

Intanto, per chi voglia ascoltarsi la conferenza stampa è disponibile qui: Visualizza il filmato con Windows Media Player (apre il player in una finestra esterna).

Per prima cosa noto che il Governo, nel suo comunicato, usa dati della Cgia di Mestre: li utilizza a proposito dell'aumento della spesa delle Regioni che negli ultimi 10 anni è stato di 89 miliardi: 89 miliardi di solo aumento. Se si considera che nel 2010 la spesa complessiva delle Regioni è stata di 208 miliardi, si ha un'idea di quanto è imponente questo aumento. Comunque, parte dell'incremento delle uscite si deve, come osservato, alle nuove responsabilità regionali introdotte dalla modifica del Titolo V della Costituzione: in primis la sanità. Ma questo vertiginoso aumento dei costi non è dovuto solo all'aumento delle competenze. Vi è spazio, infatti, anche per altri fattori:
L’aumento del deficit di bilancio di molte amministrazioni è il risultato, oltre che del ricorso all’indebitamento, anche dell’utilizzo opaco dei fondi da parte di alcune regioni e di un sistema farraginoso di controllo e valutazione delle performances. 
Ma vediamo quali sono le novità introdotte dal decreto. Sono, in pratica, rafforzamenti dei controlli,

  • la Corte dei Conti eserciterà un controllo sui bilanci delle Regioni, con poteri anche sanzionatori,  in particolare la Corte eserciterà un controllo di legittimità preventivo sugli atti delle regioni che incidono sulla finanza pubblica, compresi gli atti amministrativi generali. Sempre alla Corte sarà affidato un compito di controllo sui Consigli regionali
  • c'è anche il rafforzamento dei controlli interni su parametri quali efficienza ed economicità, o sulle società partecipate, anche se i controlli interni si prestano, a volte, ad essere indeboliti più che rafforzati.
Si introduce anche un nuovo sistema di tagli dei costi della politica, attraverso fattori come la trasparenza, la riduzione delle retribuzioni, l'eliminazione dei vitalizi:
  • i gruppi consiliari saranno obbligati a tutta una serie di rendiconti su ogni spesa sostenuta e su tutti i contributi ricevuti;
  • gli amministratori locali, dai Presidenti di Regione ai consiglieri regionali dovranno adottare tutti i provvedimenti di trasparenza adottati dai membri del Governo e pubblicarli su internet  (leggi dichiarazione patrimoniale e reddito);
  • le retribuzioni di consiglieri e assessori non devono eccedere quelli della Regione più virtuosa, che sarà individuata dalla Conferenza delle Regioni; viene vietato il cumulo di indennità e retribuzioni; la partecipazione alle commissioni permanenti avverrà gratuitamente mentre per altre commissioni il gettone di presenza sarà di 30 euro;
  • si conferma l'eliminazione dei vitalizi, e l'obbligo del sistema contributivo pensionistico; nel frattempo, cioè prima che il decreto diventi operativo, continueranno a usufruire di questi privilegi, cioè vitalizio e sistema retributivo solo Presidenti di Regione, consiglieri e assessori che hanno compiuto 66 anni e sono rimasti in carica per almeno 10 anni;
  • i finanziamenti dei gruppi consiliari e dei partiti vengono ridotti del 50% adeguandoli a quelli della regione più virtuosa, identificata con lo stesso meccanismo descritto sopra;
  • dovrà realizzarsi anche una riduzione del numero di consiglieri e assessori e, più in generale, una riduzione di auto blu, sponsorizzazioni e così via, in linea con i vari decreti varati dal Governo;
Sono previste anche sanzioni per le regioni inadempienti:
  • le Regioni che al 30 novembre 2012 saranno inadempienti vedranno una riduzione pari all'80% dei trasferimenti provenienti dallo Stato, con esclusione della sanità e del trasporto pubblico, e del 5% dei trasferimenti alla sanità; in caso di recidiva vi sarà una diffida da parte del Governo e, infine, lo scioglimento del Consiglio;
Quanto alle amministrazioni con difficoltà finanziarie tali da portare al dissesto
  • è previsto un piano di rientro della durata massima di 5 anni; tra i tagli per rientrare dal deficit ci sono sia quelli al personale che quelli ai servizi, mentre sul versante nuove entrate gli enti locali potranno aumentare tariffe e imposte locali, oppure l'aliquota spettante sulle imposte statali;
  • anche in questo caso sono previste sanzioni nei confronti di quegli amministratori pubblici che abbiano contribuito con dolo o colpa grave al dissesto finanziario: sanzione pecuniaria da 5 a 20 volte lo stipendio, e la non candidabilità per 10 anni.



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