venerdì 12 ottobre 2012

La Cina e il sequestro di case e terreni: un Rapporto di Amnesty International

Il Rapporto di Amnesty è agghiacciante: a quanto risulta, in Cina il rispetto umano è totalmente assente. Addirittura, la sfrenata ricerca della crescita economica ha accentuato l'inumanità dei comportamenti delle autorità, che sembrano totalmente indifferenti alle sofferenze dei propri connazionali. In quello che appare essere una brutta copia della persecuzione degli ebrei, allo scopo di rientrare dai debiti contratti con le banche statali, le autorità locali autorizzano espropri e sgomberi, sequestrando e rivendendo i terreni e le case dei cittadini,  ricorrendo a metodi barbari e brutali che prevedono percosse, arresti e uccisioni.
In tutto il paese, tanto nelle campagne quando nelle città, gli sgomberi forzati sono accompagnati da uccisioni, pestaggi, intimidazioni e arresti delle persone sgomberate. Alcune persone, per la disperazione, sono ricorsi all’estrema forma di protesta dell’immolazione col fuoco.
 Il partito comunista cinese continua a promuovere i funzionari locali impegnati nella crescita economica, senza curarsi del modo in cui viene raggiunta. I progetti di sviluppo per costruire strade, industrie o complessi residenziali sulle terre sgomberate, sono considerati il modo più diretto per ottenere risultati visibili.





 In 9 casi, sui 40 sgomberi forzati che Amnesty ha analizzato, c'è stata l'uccisione di una persona. Nove cittadini espropriati che protestavano e che per questo sono stati eliminati.

Il 3 marzo 2010 una donna di 70 anni, Wang Cuiyan, è stata sepolta viva da una scavatrice quando un gruppo di 30-40 operai ha iniziato a demolire la sua abitazione a Wuhan, nella provincia dello Hubei.
 I funzionari locali continuano ad approvare, o quanto meno a chiudere un occhio, sulle tattiche senza scrupoli di chi sgombera le persone dalle loro abitazioni e si appropria, rimettendolo in vendita, del loro diritto d’uso delle terre.
Le garanzie previste dal diritto internazionale in merito alla necessità di notifiche e consultazioni preventive e all’obbligo di fornire un alloggio alternativo vengono raramente rispettate e gli indennizzi sono ben al di sotto del valore di mercato dei beni espropriati. Prima degli sgomberi, invece, alle comunità interessate vengono tolti i servizi essenziali, come l’acqua e il riscaldamento. I funzionari che si oppongono agli sgomberi rischiano spesso ripercussioni.
 I funzionari locali e i titolari dei progetti di sviluppo assoldano con frequenza criminali armati di bastoni e coltelli per terrorizzare i residenti. Gli attivisti per il diritto alla casa, gli avvocati, gli esperti accademici hanno confermato le conclusioni delle ricerche di Amnesty International sulla quasi totale mancanza di indagini su questi episodi da parte della polizia.
 Il 18 aprile 2011, alcune centinaia di uomini hanno fatto irruzione nel villaggio di Lichang, nella provincia dello Jiangsu, attaccando i contadini. Una ventina di donne sono state picchiate.
Il 15 giugno 2011 la polizia di Wengchang, nella provincia del Sichuan, ha preso in ostaggio un neonato di 20 mesi e non lo ha rilasciato fino a quando la madre non ha messo la firma su un ordine di sgombero.
Le persone che organizzano forme di resistenza contro gli sgomberi finiscono spesso in carcere o nei centri di rieducazione attraverso il lavoro.
Questa è la Cina che emerge dal Rapporto di Amnesty, non diversa da quella che già si conosceva, forse ancora un po' più crudele. L'enorme sviluppo economico e gli ingenti investimenti esteri fanno di questo paese un partner commerciale e un finanziatore di gran parte dei paesi sviluppati, molto legati economicamente con l'acquisto di obbligazioni sovrane. Sarà possibile, per la comunità internazionale, forzare il governo cinese ad impedire nel futuro queste e altre violazioni dei diritti umani? Sarà possibile  ottenere quello che Amnesty chiede per queste popolazioni?
garantire un certo livello della sicurezza del possesso che possa proteggere le persone dagli sgomberi forzati e da altre minacce e vessazioni;
assicurare che nessuna persona resti senza tetto a seguito di uno sgombero forzato e fornire un alloggio alternativo adeguato a coloro che non possono essere autosufficienti:
garantire che tutti i reclami delle vittime di sgomberi forzati siano esaminati in modo indipendente e imparziale e che esse abbiano accesso a un rimedio effettivo;
incriminare e punire i responsabili degli atti di violenza durante gli sgomberi forzati.

Qui la pagina di Amnesty International Italia con un'introduzione al Rapporto:  Standing Their Ground.


image & video credit
amnesty.it
amnesty.org



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