venerdì 7 dicembre 2012

Incandidabilità alle cariche pubbliche: il CdM approva il decreto

Il Consiglio dei Ministri di ieri ha approvato la bozza di decreto sull'incandidabilità alle cariche pubbliche, il cosiddetto decreto liste pulite, che sarà poi trasmesso alle Commissioni parlamentari per un parere.
Sembra proprio che, per essere un Governo tecnico, ha fatto qualcosa che quelli precedenti non sono stati in grado di fare (se si escludono le incandidabilità a cariche pubbliche locali), il che va sempre visto con uno speciale occhio critico.
La norma riguarda tutte le cariche elettive sia nazionali che sovranazionali a partire dal Parlamento Europeo fino al componente di una Comunità montana:
Il Consiglio ha approvato lo schema di decreto legislativo recante un testo unico della normativa in materia di incandidabilità alla carica di membro del Parlamento europeo, di deputato e di senatore della Repubblica, di incandidabilità alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali e di divieto di ricoprire le cariche di presidente e di componente dei consigli e delle giunte delle unioni dei Comuni, di consigliere di amministrazione e di presidente delle aziende speciali e delle istituzioni di cui all’articolo 114 del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, di presidente e di componente degli organi esecutivi delle comunità montane.
Un aspetto notevole di questo decreto è che l'incandidabilità al Parlamento italiano ed europeo può sopraggiungere anche durante il mandato, se l'eletto risulta condannato ad una delle pene previste. In quel caso la sua permanenza in carica viene rimessa al giudizio delle Camere, in base all'articolo 66 della Costituzione:

Art. 66.

Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità

.
E' proprio questa parte, cioè la possibilità di far decadere un parlamentare eletto se viene condannato durante il mandato, che avrebbe spaventato il centrodestra, suscitando quella reazione di astensione alle Camere, per il rischio che Berlusconi subisca una condanna  al processo-Ruby prossimo alla scadenza (circa marzo 2013) secondo quanto ipotizza  Il Fatto, anche se la cronologia degli eventi è leggermente diversa: parole del Ministro Passera ad Agorà, reazione del PdL  e, nel pomeriggio di ieri, comunicato stampa del CdM.

L'incandidabilità riguarda tutti quei candidati che siano stati condannati a pene detentive definitive per:
  • pene detentive superiori a 2 anni per reati quali mafia, terrorismo, tratta di persone e così via (definiti reati di maggiore allarme sociale);
  • pene detentive superiori a 2 anni per reati  come corruzione, concussione, peculato ecc.;
  • pene detentive superiori a 2 anni, per reati non colposi in cui sia prevista una condanna massima non inferiore a 4 anni, riguardanti tutti i reati più gravi.

Queste stesse condizioni, stabilisce il decreto si applica alla carica di Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro, Vice Ministro, Sottosegretario e Commissario straordinario di Governo. In questi casi però, a differenza del parlamentare, il sopravvenire di una condanna porta alla decadenza dalla carica, senza intervento delle Camere.

Per armonizzare la legislazione in tema di incandidabilità, anche se per l'elezione alle cariche pubbliche locali, dalla regione alla circoscrizione già esiste una normativa, vengono adottati gli stessi provvedimenti valevoli per parlamentari e membri del governo.

La durata dell'incandidabilità è doppia dell'interdizione dai pubblici uffici, la pena accessoria che segue normalmente una condanna del genere sopra riportato, e comunque non inferiore ai 6 anni anche se non c'è l'interdizione.

La norma, come si dice all'inizio del comunicato stampa del Governo, serve 
a restituire ai cittadini la necessaria fiducia nei confronti dei candidati alle elezioni politiche europee, nazionali e locali, e delle istituzioni che rappresentano. 
Non è dato sapere se sarà sufficiente a ripristinare la fiducia, probabilmente più no che sì, ma certamente è un primo passo. Anche se non siamo ai livelli delle proposte di Grillo, che vorrebbe la non eleggibilità a cariche pubbliche per i cittadini condannati [vedi Programma M5S], è sempre meglio di niente.

Aggiornamento 18:00. Leggendo un po' in giro chi si è fatto due calcoli su quanti degli attuali parlamentari sarebbero incandidabili con il decreto del Governo, e risultando che potrebbero salvarsi quasi tutti [vedi Corriere, Repubblica, Report], forse è meglio modificare l'ultima frase del paragrafo precedente e dire: stando così le cose, era meglio niente. 













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