mercoledì 5 dicembre 2012

Intercettazioni Capo dello Stato: la Consulta dà ragione a Napolitano

La Corte Costituzionale dà ragione al Presidente della Repubblica e ritiene che le intercettazioni tra Napolitano e Mancino, ancorchè indirette e casuali e soprattutto irrilevanti, che riguardano il Capo dello Stato devono essere immediatamente distrutte.
Ricorda la Consulta che due soltanto sono i casi in cui il Capo dello Stato può essere messo in stato di accusa o possono essere autorizzate intercettazioni o qualsivoglia atto di indagine, cioè l'alto tradimento e l'attentato alla Costituzione, e solo dopo che la Consulta stessa ne abbia "disposto la sospensione dalla carica".
Il conflitto di poteri sollevato da Napolitano, stante l'irrilevanza delle intercettazioni testimoniata dallo stesso Procuratore della Repubblica di Palermo, era, a detta del Capo dello Stato, in difesa delle prerogative e del ruolo della figura del Presidente della Repubblica, e non per difendere chi ricopre temporaneamente l'incarico.

La Procura, che ribadiva l'inammissibilità del ricorso, asseriva che l'immunità del Capo dello Stato riguarderebbe unicamente l'esercizio delle funzioni, mentre le intercettazioni si riferiscono ad atti extra-funzionali cioè non attinenti l'esercizio delle sue funzioni.
Sul sito della Corte Costituzionale, al Ruolo n. 7,  è possibile seguire il video di tutto il dibattimento che ha portato alla successiva sentenza della Corte (durata 2 ore e 40 minuti).
Dopo più di 4 ore di camera di consiglio, la sentenza sottolinea che:
“Non spettava” alla Procura di Palermo, secondo la Consulta, “valutare la rilevanza della documentazione relativa alle intercettazioni delle conversazioni telefoniche del Presidente della Repubblica” captate nell’ambito dell’inchiesta. I pm di Palermo, di conseguenza, non potevano “omettere di chiedere al giudice l’immediata distruzione” di tali intercettazioni, “ai sensi dell’articolo 271, terzo comma, cpp e con modalità idonee ad assicurare la segretezza del loro contenuto, esclusa comunque la sottoposizione della stessa al contraddittorio delle parti”.
La sentenza verrà depositata tra qualche settimana e allora si potranno conoscere per esteso le motivazioni. Quali conseguenze può avere questa sentenza sull'indagine dei giudici palermitani che indagano sui rapporti Stato-mafia?
Comunque una piccola vittoria la Procura di Palermo la registra: le eccezioni di competenza territoriale sollevate da alcuni imputati sono state rigettate dal Gup e quindi l'indagine rimane a Palermo. Restano però in sospeso le eccezioni presentate da Calogero Mannino e Nicola Mancino sul trasferimento al Tribunale dei Ministri, sulle quali il giudice per le udienze preliminari dovrà decidere prossimamente. L'attuale sentenza della Corte Costituzionale potrà avere qualche influenza, seppure indiretta, sulle decisioni del Gup?
Stringato, infine, il comunicato del Quirinale: il Presidente Napolitano ha atteso con serenità la sentenza della Corte e ora attende le motivazioni.

Infine un'ultima considerazione stimolata dalla puntualizzazione di Barbacetto questa mattina ad Omnibus su La7 (e alla quale i due politici presenti, Fassina e Ravetto, rispondono scivolando ai lati della domanda): perchè questa estate la notizia delle intercettazioni indirette e casuali di Bertolaso con Napolitano [vedi Il Giornale] non hanno prodotto, da parte del Quirinale, la stessa reazione suscitata questa volta? Non era sempre non intercettabile il Capo dello Stato?

image credit dagospia.com

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