domenica 30 dicembre 2012

Tra scienza e religione: Higgs e le critiche al "fondamentalismo anti-religioso" di Dawkins

Peter Higgs, Richard Dawkins
E' noto  che il biologo Richard Dawkins, l'autore del Gene egoista, per dire, è un acceso fustigatore del fondamentalismo religioso e della religione in genere. Però,  questa sua verve anti-religiosa  è stata definita spesse volte come eccessiva e i suoi toni come francamente aggressivi. Specialmente dopo la pubblicazione di The God delusion (L'illusione di  Dio, Mondadori) Dawkins si è tirato addosso parecchie critiche, pure quella di essere a sua volta un fondamentalista anche se di tipo anti-religioso. Da ultimo, questa critica gli è stata mossa anche da un personaggio che ha vissuto, quest'anno, uno dei suoi momenti più esaltanti: parlo di Peter Higgs.


Ma andiamo con ordine. In una sua risposta alle critiche post L'illusione, dal titolo How dare you call me a fundamentalist (Come osate chiamarmi fondamentalista) Dawkins ribadisce la differenza tra fondamentalismo e passione: la passione, che è tipica dello scienziato, non implica l'immodificabilità del proprio pensiero, mentre il fondamentalismo sì:
No, please, do not mistake passion, which can change its mind, for fundamentalism, which never will. 
Anche se la passione che anima un cristiano evangelico, continua Dawkins, può essere del tutto simile alla mia e possiamo entrambi credere in  qualcosa, l'evoluzione o Dio  per esempio, di sicuro lo scienziato sa che c'è una cosa  che gli farà cambiare idea, le prove, mentre il fondamentalista non la cambierà mai.
Quanto al linguaggio utilizzato, Dawkins si schernisce
Objectively judged, the language of The God Delusion is less shrill than we regularly hear from political commentators or from theatre, art, book or restaurant critics. The illusion of intemperance flows from the unspoken convention that faith is uniquely privileged: off limits to attack. In a criticism of religion, even clarity ceases to be a virtue and begins to sound like aggressive hostility.
Se giudicato in maniera oggettiva, il linguaggio di L'illusione di Dio è meno tagliente di quello che si sente utilizzare regolarmente da commentatori politici o da critici teatrali, artistici, letterari o culinari. L'illusione di intemperanza scaturisce dalla convenzione, non detta, che la fede è una zona privilegiata, che non si può attaccare. In una critica alla religione, anche la chiarezza cessa di essere una virtù e comincia a suonare come ostilità aggressiva. 
Nonostante questi chiarimenti e, nonostante il fatto che, obiettivamente, il suo libro non sembri così aggressivo, Peter Higgs non risparmia una pungente osservazione a Dawkins. Il Guardian riporta alcune dichiarazioni di Higgs rilasciate in un'intervista uscita su El Mundo che suonano più o meno così:
"What Dawkins does too often is to concentrate his attack on fundamentalists. But there are many believers who are just not fundamentalists," Higgs said in an interview with the Spanish newspaper El Mundo. "Fundamentalism is another problem. I mean, Dawkins in a way is almost a fundamentalist himself, of another kind."
Come si noterà, anche Higgs riporta quella valutazione da altri espressa dopo l'uscita dell'Illusione di Dio, e cioè che Dawkins stesso è un fondamentalista:  credenti e fondamentalisti sono due cose diverse, sostiene Higgs, confonderli è da fondamentalisti a propria volta. Per questo, anche se condivide alcune considerazioni dell'autore del Gene egoista sulle conseguenze drammatiche delle religioni, trova imbarazzante il modo che ha di trattare i credenti.
A dire la verità, l'illustre biologo se le va anche a cercare. In una recente intervista su Al Jazeera fa un'affermazione piuttosto pesante: per un giovane, essere educato  come cattolico è peggio che subire un abuso sessuale da un sacerdote.
In a recent interview with al-Jazeera, he implied that being raised a Catholic was worse for a child than physical abuse by a priest. Responding to a direct question from the interviewer Mehdi Hassan, Dawkins related the story of a woman in America who had written to him about abuse she suffered as a child at the hands of a priest, and the mental anguish of being told that one of her friends, a Protestant girl, would burn in hell.
Niente di strano che poi si attiri feroci critiche da quel mondo. Comunque Dawkins, per portare prove a quanto detto, racconta la storia di una ragazza che gli ha scritto
"She told me that, of those two abuses, she got over the physical abuse, it was yucky but she got over it. But the mental abuse of being told about hell, she took years to get over," said Dawkins. "Telling children such that they really, really believe that people who sin are going to go to hell and roast forever, that your skin grows again when it peels off, it seems to me intuitively entirely reasonable that that is a worse form of child abuse, that will give more nightmares because they really believe it."
"Mi ha detto che, di questi due abusi, ha superato l'abuso fisico; era una schifezza ma ce l'ha fatta. Ma l'abuso mentale di averle raccontato dell'inferno, ci sono voluti anni per superarlo", ha detto Dawkins. "Raccontare ai bambini cose come queste che loro veramente, veramente credono per vere, cioè che le persone che peccano andranno all'inferno ad arrostire per sempre, che la pelle ricrescerà ancora dopo essersi staccata, mi sembra del tutto ragionevole  definirlo, intuitivamente, una forma peggiore di abuso sui minori , che porterà più incubi,  appunto perché ci credono davvero. " 
Ora, occorre osservare che in questo caso Dawkins forse salta a conclusioni un po' affrettate. E' noto che l'abuso psicologico può essere altrettanto invalidante dell'abuso fisico, ma non so se definire quello dei precetti del catechismo un vero e proprio abuso psicologico. E' vero che tra gli insegnamenti impartiti c'è pure l'inferno per i peccatori, ma viene anche detto che se ti penti sarai salvo, che Dio perdona sempre chi si pente col cuore. Inoltre, storielle macabre a presunto scopo istruttivo vengono raccontate anche dai genitori, che riempiono i loro racconti di orchi, streghe e via dicendo. Il fatto che qualcuno, più d'altri sensibile, rimanga particolarmente impressionato dalla storia dell'inferno (non dimenticando, però, che l'abuso fisico può aver contribuito ad accentuare quell'impressione anche per un ingiustificato senso di colpa) non significa che agisca allo stesso modo su tutti. Per esempio, anche io sono andato al catechismo, anche a me è stato detto dell'inferno, ma non ho ricordi di particolari traumi psicologici al riguardo.

Higgs afferma inoltre che, secondo lui, religione e scienza non sono incompatibili. L'aumento delle conoscenze scientifiche può indebolire le motivazioni del credente, ma questo non è lo stesso che dire che sono incompatibili, dichiara. Molti miei colleghi fisici sono credenti, dice Higgs, io non lo sono,  ma questo dipende dalle mie origini, e non significa che le due cose, scienza e religione, non si possano conciliare.

La disputa tra credenti e atei non finisce qui. L'uomo di scienza che non crede, dal semplice appassionato allo studioso, cerca di comprendere i motivi delle cose, di tutte le cose, compreso credere in Dio. L'uomo che crede, che sia di scienza o meno, applica lo stesso metro a tutto, tranne che al suo credere. Questa è la differenza principale. Molti obiettano all'immodificabilità delle religioni spostando l'attenzione dal credere alle conseguenze di questo credere: sono le famose origini cristiane rivendicate, ad esempio, quale fondamentale contributo nella   formazione dell'Europa unita.
Non so se sono comprese anche le nefandezze compiute in nome della religione, ma essendo state compiute nefandezze sia in nome che non in nome, non so se è un argomento dirimente.
Restano,  in definitiva, almeno un paio di importanti interrogativi: se un modello cristiano cattolico sia preferibile o migliore di uno laico, e cosa spinge molte persone a credere, nonostante tutto. Una piccola anticipazione di una possibile risposta alla seconda parte della domanda: in tutti gli ambiti della nostra vita, noi persone normali, scegliamo in base alla logica affettivo-emotiva, dalla scelta di chi ci deve governare al tifo per una squadra di calcio, dalla scelta del partner ai giochi d'azzardo, dall'avere abitudini nocive come fumare al farci abbindolare dall'aspetto fisico. Perchè dovremmo fare diversamente in campo religioso?


2 commenti:

  1. Complimenti Paolo per l'equilibrio e per la conclusione del post.
    Piccola notazione personale a margine: io "tifo" per Dawkins ;-)

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    Risposte
    1. Ho sempre tifato la scienza come sinonimo della conoscenza, ma ugualmente mi chiedo che ruolo abbia, nella conoscenza, quella cosa non chiaramente denominata che chiamiamo intuito, istinto, emozione ecc. e alla quale dobbiamo il 99% delle nostre scelte.
      Grazie.

      Elimina

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