lunedì 21 gennaio 2013

Non crederci: bufale e leggende in campo medico

Le false credenze in medicina sono parecchie. Tra i tanti che se ne sono occupati c'è pure questo libro  di due medici francesi: Sophie Silcret-Grieu, Nathalie Szapiro-Manoukian, Una mela al giorno, Rizzoli 2007.
Sono 100 false credenze (in realtà 107) sulla medicina o in generale sulla nutrizione, sui farmaci o, in definitiva, su quella che viene definita saggezza popolare o rimedi della nonna.
L'occasione è il tema della 24esima edizione del Carnevale della Chimica che si tiene dai Maghimatici di Enrico Maraffino, intitolato appunto Credici! Obiettivo è quello, oltre che di condividere un po' di sana pulizia dalle bufale e leggende che circolano in medicina, specie per quanto riguarda quei rimedi o quelle leggende che girano di bocca in bocca, di associare a ogni falsa credenza una o più sostanze chimiche che rappresentino i protagonisti principali della bufala.

La guida è quella citata sopra, costituita dal libro di questi due medici, Sophie Silcret-Grieu specializzata in immunologia e Nathalie Szapiro-Manoukian, che è anche giornalista, con in più un approfondimento in rete alla ricerca di autorevoli fonti di conferma.
In realtà  non tutto risulta essere sempre solo o vero o falso. Può capitare che, nel ripetere una leggenda, si modifichi qualcosa e si faccia diventare un buon consiglio una bufala, o lo si estenda a campi con i quali non c'entra niente o si travisi quanto sentito o perchè, infine, si azzardano analogie improponibili con fatti accertati. Di modo che, a volte, la notizia che circola è in parte vera e in parte falsa, anche se spesso è proprio falsa. Ne presento due, anche per il notevole dispendio di tempo alla ricerca di fonti indipendenti e autorevoli (un po' latitanti nel libro).

Il latte come antidoto.
Falso.
Il latte è un alimento molto valido dal punto di vista nutrizionale e organolettico ma non ha virtù di antidoto contro i veleni (o almeno, alcune ne ha, ma ha molte più controindicazioni). Anzi, la presenza di grassi nella sua composizione è in grado di facilitare l'assorbimento di quei veleni liposolubili. Il latte intero contiene 3,6 grammi di grassi ogni 100 grammi di liquido [tabelle Inran],  presenti, per la maggior parte, sotto forma di trigliceridi, formati cioè da tre molecole di acidi grassi unite tra loro. La maggioranza è costituita da acidi grassi saturi, a seguire i monoinsaturi e poi i polinsaturi. Ne  ricordo alcuni, tratti da Wikipedia (chiaramente non tutti sono presenti in ogni tipo di latte, dipendendo la composizione dall'alimentazione e dalla specie):

  • Acidi grassi saturi: 
Acido butirrico
Acido caprinico
Acido caprilico
Acido caprico
Acido laurico
Acido miristico
Acido palmitico
Acido stearico


  • Acidi grassi insaturi:
Acido caproleico
Acido miristoleico
Acido palmitoleico
Acido petroselinico
Acido oleico
Acido elaidinico
Acido vaccenico
Acido linoleico 

Quanto alla sua capacità di funzionare da antidoto ecco cosa dicono gli esperti:
questi consigli vengono dal Children's Hospital of Philadelphia


Leggenda: Il latte è un antidoto universale. 
Fatto: Il latte non ha proprietà speciali che lo rendono un antidoto magico. L'acqua è altrettanto efficace del  latte nel diluire i veleni.
Leggenda: Il latte deve essere utilizzato per sciacquare gli occhi dopo un'esposizione o un contatto.
Fatto: L'acqua è il trattamento di scelta iniziale sia per  esposizioni e contatti degli occhi che per quelli della pelle.
Leggenda: In caso di ingestione accidentale il latte deve essere somministrato al paziente per indurre il vomito.
Fatto: Il latte non provoca il vomito (a meno che il paziente soffra di intolleranza al lattosio).
Ecco cosa dice il Canadian Centre for Occupational Health and Safety:

In caso di ingestione di una sostanza chimica si dovrebbero bere acqua o latte?
Molto di ciò che sappiamo circa i benefici dati dalla diluizione con acqua o latte di una sostanza chimica ingerita  si basa su sperimentazioni in vitro (provetta) ed ex vivo (esofago di ratto espiantato) 
Sulla base della valutazione degli elementi di prova raccolti con la diluizione con latte o acqua, l'American Heart Association e l'American Red Cross raccomandano che le persone non assumano nulla per via orale in caso di ingestione di un veleno, a meno che non specificatamente ordinato da un medico o dal centro antiveleni.
Invero, in qualche caso un composto contenente, tra gli altri, anche latte, insieme a cioccolato e carbone attivato, potrebbe essere utile, per esempio in questo caso di ingestione di acido salicilico [Eisen et al.1991] , ma in tantissimi altri casi può essere controproducente e quindi è meglio non assumerlo.





Mangiare un'arancia prima di dormire fa male
Falso.
L'idea proverrebbe dal fatto che secondo una credenza popolare l'arancia sarebbe pesante da digerire causando un aumento dell'acidità e  l'elevato contenuto di vitamina C ostacolerebbe il sonno. In realtà nessuna delle due affermazioni è vera. Il pH dello stomaco è compreso tra 1,5 e 3,5 e la sua acidità è dovuta all'acido cloridrico, presente in una concentrazione di circa lo 0,5%. Ora, in effetti l'arancia è acida ma non così acida come il succo gastrico: il pH dell'arancia è all'incirca 3,5, anche nel peggiore dei casi è simile a quello che si trova nel succo gastrico, anche se il più delle volte è tra le 10 e 100 volte inferiore. Si veda questo grafico con alcune indicazioni di pH di vari alimenti [fonte]


Quanto all'acidità di stomaco, è il risultato di pasti troppo abbondanti più che di arance. E' noto che lauti pasti, specialmente se ricchi di grassi che rallentano lo svuotamento gastrico, sono i principali imputati di quello che si chiama reflusso gastroesofageo, vero responsabile della sensazione di bruciore epigastrico aumentato, questo sì, dalla posizione distesa che si prende per dormire. Niente arance dunque, ma pasti pesanti, soprattutto la sera, sono i fattori scatenanti del bruciore. E' da considerare che, spesso, il reflusso gastroesofageo non è una semplice manifestazione fisiologica ma nasconde una patologia sottostante che può manifestarsi con una coorte di sintomi, tra i quali  pirosi, rigurgito e così via.
Sul presunto effetto disturbante di una elevata dose di vitamina C sul sonno è stato condotto uno studio che prevedeva la somministrazione fino a 4 grammi di vitamina C (ricordo che un'arancia di 100 grammi contiene circa 50 mg di vitamina C), cioè l'equivalente di quasi 50 arance, e l'esecuzione di un EEG.
Il risultato indicava che 4 grammi di vitamina C ottengono un aumento della risposta all'EEG detta photic driving, ovvero trascinamento fotico rispetto alla somministrazione di 50 mg di vitamina, ma nessuna risposta patologica e quindi nessuna influenza sul sonno.
Questo aumento di risposta detto trascinamento fotico e che consiste in una sincronizzazione tra la traccia elettroencefalografica e una stimolazione luminosa intermittente, potrebbe smascherare situazioni patologiche o indurre cambiamenti dell'umore [von Gizycki et al. 1998]. Ma si tratta pur sempre di una somministrazione parecchio acuta di vitamina C.
Altri studi molto datati [Widenbauer, 1936] e non più accettabili dal punto di vista etico, hanno verificato che l'ingestione di forti dosi di vitamina C, fino a 6 grammi, a bambini e adulti, per quasi 4 anni, provocava sintomi quali nausea, vomito, diarrea, mal di testa e disturbi del sonno. Si è visto però che un'introduzione naturale di tali dosi è incompatibile con un'alimentazione tollerabile, e dunque impossibile da raggiungere  per tale via [fonte].
In definitiva, il consiglio che mi sento di darvi è di non mangiare 50 arance prima di andare a letto.



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Fonti:

Sophie Silcret-Grieu, Nathalie Szapiro-Manoukian, Una mela al giorno, Rizzoli 2007

it.wikipedia.org/wiki/Latte
it.wikipedia.org/wiki/Malattia_da_reflusso_gastroesofageo
www.mpcfaculty.net/mark_bishop/pH_equilibrium.htm 
en.wikipedia.org/wiki/Gastric_acid
www.sunhope.it/Elettroencefalogramma+Guizzaro.pdf
www.chop.edu/service/poison-control-center/resources-for-families/poison-facts-and-fiction.html
www.ccohs.ca/oshanswers/chemicals/firstaid.html
www.inchem.org/documents/jecfa/jecmono/v05je20.htm

Teddi F Eisen, Patricia A Grbcich, Peter G Lacouture, Michael W Shannon, Alan Woolf, The adsorption of salicylates by a milk chocolate-charcoal mixture, Annals of Emergency Medicine - February 1991 (Vol. 20, Issue 2, Pages 143-146)

von Gizycki H, Jean-Louis G, Snyder M, Zizi F, Green H, Giuliano V, Spielman A, Taub H.,The effects of photic driving on mood states,  J Psychosom Res. 1998 May;44(5):599-604.

image credit 
www.mpcfaculty.net/mark_bishop/pH_equilibrium.htm

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