venerdì 11 gennaio 2013

Santoro e Berlusconi: "Mi consenta" il giorno dopo

Due parole sulla trasmissione dell'anno bisognerà pur dirle. Il momento più atteso degli approfondimenti politici disponibili sui media, da un po' di tempo a questa parte, si trova dove c'è Santoro. Nel bene come nel male, pur tra alcune uscite e trasmissioni sbagliate e molte uscite e trasmissioni azzeccate, Santoro tiene comunque desta l'attenzione sul mondo dell'informazione e sul suo ruolo istituzionale, che sarebbe quello di non piegarsi  troppo ai poteri anzi, di non piegarsi affatto, se possibile.
La trasmissione dell'anno capita in un suo programma, quel Servizio Pubblico cacciato da una perspicace dirigenza Rai, vissuto  per una anno solo sulla rete,  anzi  diventato programma paradigmatico, e poi approdato a La7 con ascolti record (la trasmissione di ieri  ha fatto 9 milioni di spettatori circa, il 33,6% di share, fonte) Trasmissione dell'anno, anche se l'anno è all'inizio e l'affermazione potrebbe sembrare troppo perentoria, ma realizzata non solo grazie a lui (e ai suoi collaboratori): occorre dare il giusto merito alla controparte cioè a Silvio Berlusconi.
In sintesi: Berlusconi non se ne va anzi rilancia, Santoro non è nè troppo accomodante nè troppo aggressivo, e ci scappa pure l'alzata di toni finale, dopo la letterina del Cavaliere.

Anche se come governante potrà non ricevere le lodi dei critici più avveduti come animale da palcoscenico ha pochi che gli stanno alla pari, uno di questi è lo stesso Santoro. Solo contro tutti Berlusconi tiene la scena, è in grado di smentire cose appena dette, vedi la vicenda della Bundesbank diventata improvvisamente Deutsch Bank e poi sparita addirittura in una sapientissima affabulazione didascalica (fatto cento...), è capace di rilanciare con battutine pungenti (tipo Santoro e le scuole serali) e di trovare sempre una scusa che sia in grado di sollevarlo da ogni responsabilità e di sfoderare il coup de theatre finale con la letterina a Travaglio. E' il re dei venditori, nel senso che potrebbe convincere il classico eschimese a comperarsi un frigorifero, è l'imperatore dei rappresentanti, capace di cadere sempre in piedi di fronte alle lagnanze dei clienti. E questo è un complimento. Berlusconi è specializzato nel convincere la gente, oggi in politica domani in un affare o per acquistare spazi pubblicitari, ha una forte capacità di persuasione, probabilmente migliorata nel tempo perchè una certa qual legnosità degli inizi è andata via via sparendo, ma non so se è una qualità utile per fare buona politica, mancandone altre.


La puntata, anche considerato il diverso spiegamento di forze, finisce male per Berlusconi, specialmente dopo la lettura della letterina, momento in cui, sempre al limite tra un ma io scherzavo e le cose serie dette scherzando, il Cavaliere tira fuori il coniglio dal cilindro del presunto sbugiardamento di Travaglio: sarebbe un diffamatore di professione. Ma chi era già convinto pro o contro Berlusconi non cambierà idea. Più difficile immaginare cosa penseranno i cosiddetti indecisi, quella parte fluttuante dell'elettorato capace di far pendere l'ago della bilancia. Nonostante le evidenti contraddizioni riguardo la presunta congiura delle banche tedesche e la questione IMU, il Cavaliere affabula ed esce dall'angolo, almeno fino alla letterina, che rappresenta una caduta di stile che il Cavaliere cerca di mitigare buttandola sullo scherzo. In certi momenti Berlusconi riesce a superare se stesso, quanto a convinzione espressa nelle cose dette ma in altri, incalzato da Santoro, sembra più in affanno.
Sopra tutto, il Cavaliere non è in grado di spiegare come e perchè dopo venti anni di attività politica si è ridotto a dire e fare le stesse cose che diceva nel 1994 con in più una lunga serie di scuse sul perchè non è riuscito a farle. Se questa non è una dichiarazione di fallimento non so cos'altro potrebbe esserlo. Ritornare a dire che, senza una modifica costituzionale non si può governare e giustificare con questo il suo quasi ventennio di presenza politica sembra la più incredibile delle scuse.
In più, l'affermazione che normalmente l'iter di una legge, il famoso disegno di legge, è talmente farraginoso da ostacolare la produzione legislativa in maniera quasi completa contrasta con le sue roboanti dichiarazioni -con tanto di grafico sbandierato a destra e a sinistra- sulle cose fatte dai suoi governi: ma allora, in Italia si può governare e legiferare o no?
Quanto agli ultimi avvenimenti, l'anno di governo tecnico, l'inizio della campagna elettorale, le uscite su IMU, la congiura tedesca e così via, l'imbroglio dello spread sembrano solo escamotage elettorali, confutati dagli avvenimenti stessi.

Perchè ha permesso che lo allontanassero dimettendosi? Se era tanto convinto di aver fatto il bene del paese finora perchè consentire che altri si prendessero le lodi? Non sarà forse perchè la situazione era veramente e drammaticamente grave? Smontata l'ipotesi causale delle banche tedesche che rimaneva? Forse qualche spiraglio emerge dalle dichiarazioni di Tremonti di qualche puntata fa: la lettera della Banca centrale europea l'hanno scritta in Italia, dice l'ex ministro dell'economia. Già, ma chi l'avrà scritta? Berlusconi risponde: "secondo me l'ha scritta Trichet". Come secondo me? Ma c'era il francobollo tedesco sulla busta?
Perchè ha approvato l'IMU sulla prima casa di Monti (non convince la risposta che il professore non avrebbe accettato delle entrate alternative) e adesso invece la tratta come una nefandezza? Perchè lasciar fare il lavoro sporco agli altri per poi rientrare e candidamente sputare addosso (dopo averlo candidato) a chi quel lavoro sporco l'ha fatto? Il Pd, per esempio, non lo sta facendo. Pur dichiarando che qualche modifica alle riforme di Monti occorrerà farle, il partito di Bersani non vomita fiele contro il professore. Solo questione di stile?

Concludo. E' un po' penosa la lettera finale di Berlusconi letta a Travaglio. Penosa perchè si scambiano i ruoli: è Berlusconi che si candida e deve essere sotto i riflettori non Travaglio o un qualsiasi altro giornalista. Un liberale e liberista come si vanta di essere Berlusconi diventa improvvisamente giustizialista elencando le condanne in sede civile di un giornalista (ma, come dovrebbe sapere chi gli ha scritto la lettera, quasi ogni giornalista ha una sequela di denunce, da ultimo lo stesso Sallusti) dimostrando invece di avere o, per lo meno condividere dato che la lettera non l'ha scritta lui, un rancore molto poco liberale nei confronti della stampa. Precisa Travaglio che gran parte delle denunce che ha subito riguardano critiche da lui espresse e non i resoconti dei fatti, come dire che è stato querelato più per qualche "mascalzone" che gli è sfuggito più che per aver raccontato cose false. Ma queste sono finezze, per il Cavaliere. L'uscita rovina la sua performance precedente, anche se poi la butta sullo scherzo,  e non perchè il martoriato politico si vendica del suo aguzzino-giornalista, ma solo perchè non rispetta l'intelligenza dello spettatore: non m'interessa sapere se Travaglio (o Sallusti) è stato un diffamatore o meno, m'interessa sapere se quello che ha detto ora è vero o no. Cercare di dimostrare che ha mentito portando come prova le precedenti condanne significa anche accreditare che l'intera stampa nazionale manca completamente di credibilità.
Comunque questo non significa che Berlusconi non potesse leggere la sua lettera,basata su Wikipedia, quindi anche piuttosto accessibile da tutti. E bene ha fatto Santoro a bloccarlo, la cosa stava diventando stucchevole. Nonostante la stampa non sia composta di santarellini e sbagli parecchio, rimane un presidio di libertà civile, migliorabile ma non certo andando verso giornalisti a la D'Urso (con tutto il rispetto per la persona).



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