sabato 23 marzo 2013

Da Bersani a Grillo: la buona politica emerge dall'egoismo o dall'abnegazione?

Non vi sorprenda sapere che ogni attività umana risente di quella cosa imponderabile che è il temperamento o il carattere individuale. A tal fatta che spesso noi preferiamo gettarci, per la nostra cocciutaggine, nel baratro piuttosto che darla vinta agli altri. La metto giù in maniera così informale solo perchè sia ben chiaro quello che intendo. E lo vedo avvenire così tante volte intorno a me, e ne sono vittima pure io come tutti gli altri, che il semplice fatto di averne contezza e di sapere che questo fattore ha un'influenza così forte sulle nostre vite, senza poter fare niente, mi manda in paranoia.
Tanto per fare qualche esempio, così ci capiamo meglio, se fossi nei panni di Bersani e avessi a cuore il bene del paese, così come ripete costantemente, non ci penserei un attimo a farmi da parte pur di ottenere il risultato finale, cioè il bene dell'Italia. 
Si dirà: allora, nei panni di Grillo che faresti? Perchè non indossi pure quelli e fai, anche da quella parte, un passo indietro (o di lato)?
Questa è una giusta osservazione. 
Perchè dico che la nostra personalità è più che spesso un ostacolo alla risoluzione dei problemi? Primo perchè, come detto, lo vedo verificarsi spesso nella mia vita e secondo perchè lo vedo verificarsi anche in quel mondo che seguo in televisione o in rete. In questo caso specifico, cioè la situazione politica italiana, quello che vedo è una classe politica che in un momento di grave crisi (e non sia retorica dirlo e dirlo nuovamente, pur lasciando ampio spazio alla speranza) per rendersi conto della quale basta farsi un giro nelle zone industriali delle periferie cittadine, quello che ancora non vedo o, se vedo, lo vedo in maniera titubante, è una chiara posizione di autorinuncia della nostra classe politica, finalmente liberata dal giogo dell'egoismo e librata verso un chiaro e limpido senso di responsabilità che produca anche qualche importante rinuncia personale.

Rinuncia a stipendi molti più elevati di quelli della maggior parte degli italiani, rinuncia a tanti grandi e piccoli privilegi, rinuncia ai doppi e tripli incarichi (o, al limite, rinuncia ai doppi e tripli stipendi) e rinuncia al protagonismo, in favore del bene comune. 

Tanto per chiarire cosa ho in mente penso a una situazione che la maggior parte di noi ha vissuto in prima persona durante la sua infanzia: il rispetto che ognuno di noi porta ai propri genitori è frutto di quell'accumularsi di sacrifici e di quell'abnegazione in nostro favore ai quali si sono volontariamente sottoposti -senza un apparente motivo logico- e che ci ha permesso di crescere e di farci una vita (e di sostenerci anche adesso che siamo adulti, stante la famosa crisi).
Ecco, quel genere di abnegazione e sacrificio di sè è qualcosa che prima  o poi paga, che prima  o poi capisci e che fa di coloro che li hanno praticati figure mitiche.
Quel genere di abnegazione e sacrificio io non li vedo nè li ho facilmente visti nei politici. Forse li ho visti in qualche eroe vittima del suo altruismo, mentre era intento a sacrificare l'estremo suo bene per la salvezza altrui, ma nei politici non l'ho mai visto, o quasi mai (chiaro che non mi riferisco a questo estremo sacrificio). L'ho visto in qualche magistrato e in qualche esponente delle forze dell'ordine, specie in quelli che hanno sacrificato la vita per il dovere e, in tempo di guerra, per tutti quelli che hanno messo a repentaglio la propria vita, sia per dovere che per intimo sentire. Lo vedo, infine, in chi, nonostante tutto, continua a fare il proprio dovere,  a lavorare, se un lavoro ce l'ha, o a comportarsi comunque onestamente, se il lavoro non ce l'ha.

Ecco, nemmeno una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo è in grado di stimolare questi potenti sentimenti in chi ha responsabilità politiche. Per questo motivo (forse) Bersani non rinuncia alla propria ambizione di fare il premier per dare stabilità e futuro all'Italia e per questo motivo Grillo non intende ragione e non devia minimamente dal suo programma.
Resta sospesa la questione del perchè Bersani sì e Grillo no. Forse perchè, in definitiva, mi aspetto più cose da Bersani che da Grillo. Grillo è l'innesco di una rivoluzione che potrebbe non essere in grado di compiere, alla quale si chiede di rompere gli schemi, di spezzare gli asfittici equilibri bipolari.  In definitiva, al M5S si potrebbe chiedere solo di far emergere la parte migliore della classe politica esistente, sfruttandone il naturale narcisismo ed egoismo, anche senza diventare forza di governo.  E' un metodo che non gradisco anche se l'effetto potrebbe essere simile a quello di chi vuol far emergere la parte migliore della classe politica sfruttandone la naturale abnegazione.
Tra  questi due  procedimenti che, ripeto, potrebbero portare all'identico risultato, si cela una profonda differenza,  non insignificante. Il primo mantiene intatta o quasi la distanza tra cittadini e classe politica; il secondo -sperabilmente- così come è avvenuto con i nostri genitori, potrebbe contribuire a ridurre quella distanza ed educare buoni cittadini e si sa che, spesso, da buoni cittadini può venire buona politica.



imagecredit dirittodicritica.com


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