martedì 12 marzo 2013

Perchè non riusciamo a camminare in linea retta (senza riferimenti)? Un'animazione

Sembra, a quanto ci dicono quelli di NPR che hanno realizzato questo video,  che gli umani non riescano a camminare in linea retta senza avere un qualche punto di riferimento come il sole  o la vetta di una montagna. Lo stesso avviene, chiaramente, se il malcapitato viene bendato o se la prova viene eseguita quando c'è la nebbia: si tende a muoversi in circolo o, tutt'al più, per tracciati spiraliformi, ma mai in linea retta.
Perchè?


A Mystery: Why Can't We Walk Straight? from NPR on Vimeo.

Avanzo alcune ipotesi. Questa incapacità di muoversi in linea retta senza punti di riferimento da seguire, potrebbe avere  a che fare con la ricerca del cibo e con il non allontanarsi troppo dal punto di partenza. I nostri antenati cacciatori raccoglitori, nonostante fossero poco stanziali avevano comunque la necessità di fare ritorno al luogo nel quale si trovava l'accampamento (oppure i piccoli degli umani, esplorando il mondo, avevano bisogno di non allontanarsi troppo dalla madre), per questo abbiamo forse una tendenza a muoverci in cerchio, tendenza  accentuata dal camminare bendati. In più, per esplorare adeguatamente un'area alla ricerca di cibo non si può procedere in linea retta, altrimenti una grande parte dell'area rimane inesplorata, quindi occorre muoversi in maniera concentrica per massimizzare l'effetto perlustrazione.

Comunque, resta il fatto che è un bel cartone animato, vale la pena guardarlo solo per quello.


credits NPR.org

9 commenti:

  1. Si commette l'errore (dawkinsiano) di pensare che ogni caratteristica di una specie debba avere una causa finale selezionata espressamente dall'evoluzione darwiniana: magari, più semplicemente, questa caratteristica è l'effetto collaterale di un accidentale imperfetto bilanciamento laterale (o di un'asimmetria laterale espressamente selezionata dall'evoluzione, si pensi all'asimmetria destri/mancini), ad esempio nella forza muscolare, nella percezione dello spazio, etc, etc, che ha come effetto quello di falsare la percezione di "cammino in linea retta" in assenza di riferimenti visibili.

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    1. Se è per questo si commette anche l'errore di pensare che non lo sia, nel caso specifico. Quanto al resto, sono ampiamente gouldiano e non disdegno ipotesi non finalistiche o non selezionistiche in senso classico quando le alternative sono ugualmente valide, più economiche e magari sorrette da qualche maggiore prova.

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  2. La tua ipotesi non per niente campata in aria, Paolo, anzi...
    Saluti,
    Mauro.

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    1. Grazie Mauro, è quella che mi è venuta in mente dopo aver visto il filmato, non è detto che sia giusta, spero che sia almeno plausibile

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  3. Non mi sarebbe mai venuta in mente un'ipotesi come la tua, ma più la leggo più mi convinco che ha sicuramente un senso. Se qualcuno a bruciapelo mi avesse chiesto come mai pur cercando di farlo non si riesce a camminare lungo una linea retta, la possibile spiegazione l'avrei cercata in una qualche asimmetria del corpo. Ma poi, saputo che da bendati "l'errore" aumenta in modo considerevole, non credo si possa più sostenere l'ipotesi dell'asimmetria fisica. Se ho la gamba destra leggermente più corta della sinistra, tenderò a destra, ma la tendenza a destra non dovrebbe aumentare solo perché poi vengo bendato.
    Un vero studio sarebbe interessante ed è probabile (credo) che porterebbe a conclusioni almeno vicine alla tua ipotesi.
    Un saluto
    Marco

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    1. Grazie Marco, ma senza esagerare e tenendo conto dell'avvertenza (giusta) fatta da hronir, di sondare ipotesi alternative non selezionistiche, inclusa l'ipotesi di Jay Gould dei pennacchi in cui una caratteristica secondaria viene, come si dice, cooptata per altre funzioni (magari si potrebbe mettere alla prova destri e mancini, e vedere se descrivono cerchi diversi)

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    2. Certo. Stiamo parlando di ipotesi ed è giusto tener conto di tutto senza scartare nulla ed infatti auspicavo in "vero studio" che non so se già esiste. Riguardo ai destri e mancini (anche qui sarebbe da metterli alla prova), ipotizzando una maggiore spinta da parte della gamba "predominante", il destro dovrebbe (mio pensiero che non vale nulla) tendere a sinistra e viceversa.
      Comunque, argomento e discussione sicuramente interessante.

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  4. Ci sono molte ricerche che analizzano questo comportamento, tra cui segnalo questo su plosone: http://www.plosone.org/article/info:doi/10.1371/journal.pone.0043861
    che, alla ricerca dei meccanismi sottostanti a questa simmetria locomotoria, ha messo in luce che tale asimmetria sia connessa alla propriocezione vestibolare, non tanto alla rappresentazione spaziale extracorporea quanto agli input processati dall'orecchio interno cui è correlato il nostro "senso" di percezione della verticalità alla testa ("sense of straigh ahead").
    Gli autori sostengono insomma che il sistema vestibolare guida il nostro bilanciamento locomotorio e lievi irregolarità "fisiologiche" del sistema vestibolare producono degli sbilanciamenti nella percezione della direzione dritta, che fa riferimento della nostra testa, da spingerci a virare quando camminiamo senza riferimenti esterni.
    I ricercatori concludono che necessitano ulteriori ricerche per capire quali siano i meccanismi che hanno prodotto questa asimmetria vestibolare.

    Comunque l'idea della locomozione che vera verso il centro mi fa pensare al bambino nel suo rapporto con la figura significativa (base sicura), il cui sistema dell'attaccamento (evolutivamente parlando) lo porta a oscillare tra esplorazione e ricerca della base sicura.
    Insomma, Paolo, condivido la tua immagine soprattutto dal punto di vista della psicologia dello sviluppo. Tuttavia, in base alle ricerche sull'attaccamento, questa oscillazione a forma di margherita, verso fuori e verso dentro, non sempre avviene in modo "armonico", perché gli attaccamenti non sono quasi mai "sicuri", ma evitanti, compulsivi, e purtroppo gravemente disorganizzati.

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    1. Grazie di questo tuo intervento Carmelo. Noi sappiamo che la selezione può essere all'opera in molti modi: sia selezionando il comportamento o la struttura più adatti, sia mantenendo quegli "errori" che danno comunque un vantaggio evolutivo. Quanto alla tua segnalazione di una certa qual disarmonia nell'applicazione di questa regola trovo che sia perfettamente comprensibile e naturale, trattandosi di fenomeni altamente complessi ma comunque inscrivibili all'interno di un continuum.

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