mercoledì 24 aprile 2013

Gli "hacker del Pd" e le mail rubate al M5S

Oggi l'Espresso pubblica un articolo e  un'intervista a un membro di questi autodefiniti hacker del Pd che, a quanto asseriscono sul loro sito, avrebbero violato le caselle di posta elettronica di un certo numero di parlamentari del M5S allo scopo di rendere trasparente il movimento. Quello che chiedono, pena la pubblicazione di tutte le mail violate, già cominciata del resto, è la pubblicazione di redditi e patrimoni di Grillo e Casaleggio e i ricavi del blog di Beppe Grillo. 
Prima di tutto chi sono.
Chi siete?
«Siamo un gruppo di hacker del Pd». 
Poi, cosa vogliono:
E perché avete violato e trafugato tutte queste mail?
«Il Movimento 5 stelle ci piace anche, come idea. Il problema sono Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Vogliamo che sia fatta trasparenza su quanto ci stanno guadagnando».

Cosa hanno scoperto:
E cosa cercavate in queste mail? Cosa c'è?
«Non lo so».
Come non lo sai? Non avete guardato i materiali che avete?
«Sì, ma non tutto. Sono le email personali che i parlamentari del M5S usano per il coordinamento interno e la loro attività politica. Mettendole online i nostri obiettivi sono due: rendere i dati pubblici in modo da dare la possibilità alla gente di analizzarli e scoprire se c'è qualcosa di interessante dentro; e usare il leak per costringere Grillo e Casaleggio a pubblicare le informazioni che vogliamo».
Come tutte le attività di leaks è illegale, specialmente se si considera che le caselle di posta appartengono a cittadini  entrati ora nelle istituzioni e non a vecchi habitué del potere:
Pubblicare di per sé delle mail private non è un atto di trasparenza, è una violazione della privacy...
«Hai ragione, infatti un po' ci dispiace per le persone coinvolte. L'attacco non è tanto contro di loro quanto contro i loro leader, ma lo scopo è quello di fare in modo tale che il leak dati venga interrotto a metà perché le nostre richieste sono state soddisfatte». 
Perchè l'hanno fatto:
Perché? 
«Perché ai loro parlamentari dicono pure chi devono votare come Presidente della Repubblica».
E gli altri no invece? Voi siete contenti di come si sono comportati i parlamentari del Pd nell'elezione del Presidente? 
«Il punto è che leggendo alcune di queste mail si vede come la gente del M5S abbia paura di Casaleggio».
 [...]
E invece del Pd siete soddisfatti? Te lo chiedo perché vi definite hacker del Pd...
«Beh, il Pd se non altro è sempre stato onesto e coerente. Nessuno si aspetta dal Pd quello che ci si aspetta dal M5S».[grassetto mio]
 Di cosa sarebbero colpevoli, secondo loro, i parlamentari 5 Stelle:
«Sono colpevoli di seguire il gioco speculativo di Casaleggio e Grillo. Dovrebbero rendersi indipendenti se veramente ci tengono al loro mandato politico e civico. E con questa azione speriamo di riuscire a renderli un pochino più consapevoli».
 Ma forse, il probabile motivo di questi leaks è che gli hacker del Pd ritengono il cyberspazio un loro territorio e quindi combattono tutti quelli che lo abitano  come una minaccia a questa loro convinzione:
«Ci dà fastidio il fatto che si facciano portavoce "del popolo di internet" e dicano di essere un movimento di base, mentre in realtà rimuovono i commenti che non gli stanno bene dalle loro piattaforme; e cacciano dal movimento persone che non sono in linea con le idee di Grillo e Casaleggio. Il Movimento 5 stelle poteva essere il cambiamento, ma per come stanno ora le cose l'unico cambiamento a cui può portare è qualcosa di peggiore di quello che c'era prima. Questi leaks stimoleranno dibattito e senso critico all'interno degli eletti 5 stelle, li porteranno a farsi baluardi della trasparenza e a forzare la mano contro Casaleggio e Grillo. Loro sono scesi nel nostro territorio, il cyberspazio, e hanno provato a usare le masse per i loro fini, sfruttando le caratteristiche della rete. Ora dovranno venire allo scoperto. Chi di trasparenza ferisce, di trasparenza perisce».[grassetto mio]
L'operazione, per quanto se ne può capire, non mira a rendere pubblica l'attività segreta di un'istituzione affinchè sia conosciuta dalla popolazione, come avvenuto negli altri casi da Julian Assange in avanti,  ma sembra un tentativo inteso a dare in pasto alla pubblica opinione la corrispondenza di privati cittadini allo scopo di far emergere qualcosa. Si tratta, chiaramente, della volontà di minare la reputazione di qualcuno senza avere neanche idea di cosa si sta cercando, è una sorta di pesca a strascico che raccoglie tutto con la speranza che, prima o poi, qualcosa possa saltare fuori. Nell'immediato, con questo ultimatum si cerca, come minimo, di instillare il dubbio nella pubblica opinione fidando nella facilità con cui la gente crede ai complotti. 
Puzza  troppo di escamotage distruttivo per avere neanche l'ombra della validità di una denuncia sociale.


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