venerdì 7 giugno 2013

Sicurezza o privacy? Il grande fratello di Obama e la lotta al terrorismo

La rivelazione che la Casa Bianca aveva segretamente intercettato telefonate e collezionato dati su internet da 7 anni a questa parte pone un serio dilemma: è giustificabile un'invasione così massiccia nella privacy delle persone con la scusa della sicurezza nazionale (e, indirettamente, internazionale)?
Non so se la giustificazione che questa sorveglianza fosse autorizzata dalla legge serva ad attenuarne la portata. Quanto controllo siamo disposti a sopportare per garantirci la sicurezza?
Tutte le nostre telefonate, tutte le mail inviate, le foto e i video pubblicati, sono stati controllati e analizzati, in quello che potremo definire un grande fratello globale di orwelliana memoria.
Sul New York Times Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca, afferma che questa sorveglianza
“has been a critical tool in protecting the nation from terror threats as it allows counterterrorism personnel to discover whether known or suspected terrorists have been in contact with other persons who may be engaged in terrorist activities, particularly people located inside the United States.”
Il Guardian, il primo insieme al Washington Post a scoprire questo genere di invasivo controllo, ha pubblicato una  cronologia dell'adesione di alcuni colossi di internet al programma di sorveglianza  americano, denominato PRISM:

  • nel 2007 Microsoft
  • nel 2008 Yahoo
  • nel 2009 Google, facebook e palTalk
  • nel 2010 Youtube
  • nel 2011 Skype, Aol
  • nel 2012 Apple

Praticamente, del traffico di dati su internet, sempre secondo il Guardian, niente veniva escluso:

  • email
  • chat
  • video
  • foto
  • dati
  • VoiP
  • trasferimento file
  • video conferenze
  • attività di login
  • dettagli personali sui social network
  • richieste speciali
Il continuo richiamo di portavoce e funzionari governativi all'estrema importanza di questo genere di controllo in ottica antiterroristica non è completamente convincente, perchè non se ne vede il limite: qual è il limite all'intrusione della privacy per garantire la sicurezza? Torna la domanda dell'inizio: quanto siamo disposti a sopportare per la sicurezza, e come verranno usate queste informazioni?
Nè sono più convincenti  le parole dei colossi di internet, che si affanno a rassicurare che i dati personali dei loro utenti saranno trattati con estremo riguardo e che li divulgheranno solo dopo attenta revisione delle richieste governative. La società del controllo totale autorizzata dai governi può essere salvata dalle imprese che hanno interessi commerciali? Possiamo fidarci più delle grandi società di internet che delle istituzioni?
Una delle impressioni generali che se ne ricavano è di essere in mezzo a due fuochi: quale dei due scotta meno?

Un altro aspetto che inquieta è questo: chi è esente da questo controllo? Per esempio, la sorveglianza si estende anche a funzionari e politici di Stati esteri, così come le grandi compagnie straniere?









1 commento:

  1. si tratta di metadati e l'indagine aggrega spostamenti e tipologia di utenze chiamate, più o meno razionalizza quello che fanno altri siti che fornendo un servizio gratis gestiscono le nostre informazioni.

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