domenica 28 luglio 2013

Ilva: memoria critica del commissario Bondi sul rapporto dell'Arpa e sullo studio SENTIERI. Testi integrali

La storia recente dell'Ilva di Taranto inizia l'anno scorso quando, il 26 luglio 2012, il gip Patrizia Todisco ordinava il sequestro dell'area a caldo dell'azienda [si veda la cronistoria sul Fatto Quotidiano]. Dopo alcune peripezie, due provvedimenti governativi  salva-Ilva di due diversi governi (Monti e Letta), altri sequestri e dissequestri, l'arresto e il rilascio dei proprietari e della dirigenza Ilva per decorrenza dei termini di custodia cautelare, la ciliegina sulla torta di un anno passato inutilmente ai fini della messa in sicurezza dell'azienda è rappresentato dalla Memoria tecnica inviata dal Commissario Straordinario dell'Ilva Enrico Bondi, già amministratore delegato della stessa azienda. La Memoria tecnica di Bondi, in poche parole, distrugge due dei capisaldi su cui erano basati   i sequestri e l'accusa contro l'Ilva, e quindi la storia giudiziaria legata all'azienda siderurgica tarantina, cioè il Rapporto sulla Valutazione del Danno Sanitario redatto dall'ARPA Puglia e le risultanze del progetto SENTIERI, progetto che vede la partecipazione del Ministero della Salute, dell'Istituto Superiore di Sanità, del Servizio Sanitario del Lazio, dell'Università La Sapienza di Roma, dell'Istituto di Fisiologia Clinica del CNR e di altre istituzioni scientifiche e pubbliche. Insomma, questi due studi, secondo la perizia di Bondi, avrebbero tante criticità da non essere validi come prova dell'inquinamento dell'Ilva, sia relativamente alle emissioni dell'azienda che per quanto riguarda  gli aumenti di mortalità per alcune patologie evidenziate da SENTIERI (imputabili invece, secondo i periti, a stili di vita, fumo e amianto).
Una sconsolante prima conclusione potrebbe essere che, a questo mondo, non si può essere sicuri di niente. Una seconda è che, non essendo sicuri di niente, non si fa niente. E infatti non si è ancora fatto niente. La terza, che potrebbe discendere da queste prime due è che, in definitiva, forse aveva ragione chi voleva fermare tutto e che chi credeva che produzione e rispetto per la salute e l'ambiente potessero andare d'accordo si deve amaramente ricredere.

Per chi volesse dare un'occhiata a questi rapporti, condivido i documenti,  presenti nella sezione news del sito di ARPA Puglia e sul sito della  rivista Epidemiologia e Prevenzione.




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