mercoledì 11 settembre 2013

Il racconto di Domenico Quirico a Ballarò: non voglio che la prigionia mi trasformi in una persona peggiore

Ma chi sono i ribelli siriani? Quelli che combattono contro il regime di Assad sono gli stessi che hanno rapito Domenico Quirico e Pier Piccinin? O la primavera siriana, come racconta Quirico, si è persa ed è subentrato il caos, un paese caduto in mano a comuni delinquenti in cui la rivoluzione  è scomparsa, sostituita dall'avidità? 
Il racconto di Quirico a Ballarò è lucido  e coinvolgente, in questo viaggio nella malvagità. Egli appare più che altro stupito di trovarsi di fronte qualcuno interessato solo ai soldi del suo riscatto e che, oltre a non avere nessuna velleità rivoluzionaria, ha pure smarrito la strada di un minimo di solidarietà umana. La guerra, dice Quirico, ha indurito i cuori anche di vecchi e bambini: ciò che impediva loro di ucciderci era solo l'avidità del riscatto, anche se questo non  gli ha risparmiato torture e maltrattamenti. 
Odia i suoi sequestratori? chiede infine Floris. No, perchè non voglio che questa  esperienza tremenda mi trasformi in una persona peggiore di quello che ero prima: non posso permettere che il male dei sequestratori vinca cambiando la mia natura.
Sono senz'altro belle parole, probabilmente vicine al vero, ma altrettanto vero è che queste sono esperienze che lasciano un segno indelebile, dalle quali non sarà facile  riemergere. L'operazione che fa Quirico, di trarne comunque un insegnamento senza far venir fuori la parte peggiore di sè, riassume in piccolo la lotta della civiltà contro la barbarie, cioè tutti quei casi nei quali l'umanità cerca di prevalere sulla disumanità. Se invece si fa vincere la propria disumanità, in risposta a quella altrui, alla fine è comunque una sconfitta. 





Aggiungo anche questa intervista rilasciata a Rai News 24, che sviluppa ulteriormente alcuni punti, specialmente quelli legati alla situazione politica in Siria e all'intervento americano.

3 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Ho seguito l'intervista alla Tv e ieri ho comprato La Stampa per leggere il suo lungo e dettagliato articolo. Ho pensato ai tantissimi sequestri(anche in Italia, ricordo quelli nascosti in Aspromonte), tutti accumunati da avidità più che da spirito "risarcitorio" di qualsivoglia genere.
    E mi ha confermato nell'allarme rispetto ai milioni di giovani (anche quelli nostrani) senza arte nè parte, abbandonati a se stessi e prede dei miti consumistici e modaioli che noi conosciamo bene.
    E ancora: questi gruppi uniti da una cultura esclusivamente maschile, oltretutto sessuofoba, sono presenti in tutta l'area dei paesi mediorientali: povere donne, povere noi. Poveri noi, se questa mancanza di ragione, di umanità, di saperi dilagherà ulteriormente.

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    1. Concordo pienamente con il tuo intervento Dora. Questo dovrebbe essere motivo di riflessione, soprattutto da parte americana. Gli equilibri in quelle zone sono sempre difficili da trovare e se uno se ne rompe non si sa mai se si migliora o si peggiora.

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