sabato 26 ottobre 2013

Il bilancio della Camera e la rivoluzione dei tagli del 3%

Forse è giusto così. I 5S menano tanto vanto -giustamente- di aver restituito 42 milioni di euro di contributi elettorali che è giusto che anche la Camera si bei di questi 50 milioni di risparmi, per la prima volta da 53 anni a questa parte, come recita un'infografica appositamente preparata. Eppure qualcosa di stridente c'è. L'Italia conosce una crisi che forse non ha eguali nella sua storia, per opporsi alla quale non basta un piccolo sacrificio, ne occorre uno grande. Il M5S rinuncia in toto ai finanziamenti pubblici ovvero al 100%,  la Camera diminuisce di un  piccolo-grande 3%, a seconda dei punti di vista. Certo, è quasi il doppio di quanto fatto negli anni precedenti, ma non perde sia la sua caratteristica di misura  largamente insufficiente che il sapore di leggera presa in giro. In momenti come questi ci vorrebbero ben altri risparmi. Difendersi affermando che è comunque meglio di niente significa non aver compreso che la politica dei piccoli passi va bene per i piccoli problemi di lungo periodo non per quelli grandi di breve. Un'azione spettacolare e incisiva come quella dei 5S è di ben altra portata rispetto a quello realizzato dall'amministrazione pubblica, specialmente se sommata alla rinuncia della diaria non spesa e alla spasmodica attenzione alla spesa pubblica, che significa esattamente rispetto per i soldi dei contribuenti.
A questo riguardo è interessante dare un'occhiata anche alle retribuzioni del personale della Camera. E' agevole osservare, come lo è ogni anno, che questi lavoratori rappresentano una classe di privilegiati rispetto a tutte le altre, specialmente alle loro controparti del settore privato, a cui è fatta la grazia di un aumento delle retribuzioni costante che prescinde dal merito e, soprattutto, dai riferimenti con la realtà. Così, la retribuzione d'ingresso del livello più basso dei cinque disponibili alla Camera, cioè operatore tecnico, è di 30.351 euro annui, e in 10 anni, con un aumento annuo di più del 5%, arriva a 50.545 euro, dopo vent'anni a 89.528 e così via. Questo senza considerare il V livello, quello di consigliere parlamentare, che con uno stipendio d'ingresso di 64.815 euro giunge, dopo 10 anni e un aumento annuo dell'8% annuo, a 144.932 euro.
Per questi lavoratori, tutti gli aumenti ottenuti fino ad ora fanno parte dei diritti acquisiti, ma questo non accade però per quei dipendenti pubblici, per non parlare di quelli del settore privati, con stipendi molto più bassi e per i quali invece è stata bloccata l'indicizzazione per parecchi anni a venire. Qui non ci sono diritti acquisiti che tengano.
Un concetto sempre valido del giusnaturalismo è che chi più ha più dà. Questo concetto è quasi sempre ribaltato quando si tratta di retribuzioni di un ristretto gruppo di dipendenti, molti dei quali pubblici. E' per questo motivo che appare quanto meno ingenuo lo sbandierato risparmio di 50 milioni, un modestissimo 3%, a fronte, per esempio, di un 100% della restituzione del M5S o della rinuncia forzata per la gran massa dei lavoratori pubblici prevista dalla legge di stabilità.
Per chi volesse divertirsi con i dati pubblici: in questa pagina sono presenti infografiche e bilanci e in quest'altra le retribuzioni dei dipendenti della Camera.





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