mercoledì 1 gennaio 2014

Dalle parole ai fatti, la retorica nei discorsi pubblici: il messaggio di fine anno di Napolitano

In questi ultimi tempi capita non raramente di incontrare parole infarcite di pura retorica quando si leggono o ascoltano discorsi di uomini delle istituzioni o di politici in genere. Probabilmente è la drammatica situazione a richiederlo. Tanto più le condizioni economiche e sociali di una popolazione sono tragiche, quanto più i politici sentono di doverla rassicurare  (e la popolazione sente di dover essere rassicurata). La facilità della vicinanza e della generosità a parole rende conto dell'enorme diffusione di questi discorsi retorici e spesso vuoti, fatti magari anche in buona fede, ma che non hanno quasi nessuna consistenza.
Sembra non sfuggire a questo giudizio, a parer mio, nemmeno il messaggio di fine anno del Capo dello Stato. Nonostante l'innovazione di una rubrica delle lettere al Presidente, appare stridente il contrasto tra le richieste più che legittime che i cittadini inviano alle istituzioni e quello che le istituzioni rispondono. Dico quello che le istituzioni rispondono non solo a parole, perchè a parole le cose sembrano così semplici. Date un po' un'occhiata ai romanzi di fantascienza, o ai programmi dei partiti -che è più o meno lo stesso- e vi renderete conto della facilità con cui si fanno le cose a parole.
Questa lontananza di parole e fatti è dimostrata, del resto, da alcuni esempi contenuti nel messaggio stesso di Napolitano. Per esempio, parlando di sacrifici condivisi, un cittadino dice
"Non può essere che solo noi «semplici cittadini» siamo chiamati a fare sacrifici. FACCIAMOLI INSIEME. Che comincino anche i politici.". Mi sembra un proposito e un appello giusto, cui peraltro cercano di corrispondere le misure recenti all'esame del Parlamento in materia di province e di finanziamento pubblico dei partiti.
Proprio sul finanziamento pubblico dei partiti sembra giocarsi una delle tante partite retoriche. L'entusiasmo con cui Letta twitta l'abolizione del finanziamento mal si accorda coi dati di fatto: una diminuzione a scalare del finanziamento da qui al 2016 e l'introduzione, da quest'anno, del 2 per mille che, al pari dell'8 per mille alla chiesa e del 5 per mille a onlus e ricerca, sono sempre soldi pubblici. Con che credibilità si afferma allora che il finanziamento è stato abolito? Semmai è stato modificato, e ancora non si sa se a rimetterci  saranno i partiti o i cittadini, ma sta di fatto che non è stato abolito. Napolitano non dice abolito ma non dice nemmeno che il provvedimento preso non è un 'abolizione, anche se viene fatta passare come tale. Parole e fatti, come si vede, non corrispondono.
Ancora più avanti, dopo aver citato le lettere di alcuni giovani, il Presidente afferma:
Il coraggio degli italiani è in questo momento l'ingrediente decisivo per far scattare nel 2014 quella ripresa di cui l'Italia ha così acuto bisogno.
 Coraggio di che? Le imprese abbandonano l'Italia alla ricerca di luoghi dove il costo del lavoro sia inferiore e le condizioni per lavorare migliori, Confindustria lamenta 23 miliardi dati a pioggia a 40.000 aziende a partecipazione pubblica, la UIL quantifica in altri 23 miliardi il costo di 1,1 milioni di persone che vivono di politica, la Voce.info dimostra come i costi delle nostre istituzioni siano, quando va bene, per lo meno doppi di analoghi europei. Di che coraggio si parla? Del coraggio di continuare a sopportare tutto questo? Per continuare a sopportare tutto questo non ci vuole coraggio signor Presidente, ma rassegnazione. E la rassegnazione mal si accorda con la ripresa.
Continuando la frase di poco sopra Napolitano dice:
Coraggio di rialzarsi, di risalire la china. Coraggio di praticare la solidarietà : come già si pratica in tante occasioni, attraverso una fitta rete di associazioni e iniziative benefiche, o attraverso gesti, azioni eloquenti ed efficaci - dinanzi alle emergenze - da parte di operatori pubblici, di volontari, di comuni cittadini, basti citare l'esempio di Lampedusa. 
Qui si dice una cosa vera: le associazioni di privati cittadini  sono molto più propense, ed efficienti in questo, a solidarizzare con la cittadinanza. Meno gli operatori pubblici. Quanto a Lampedusa, non sarà sfuggito all'attento osservatore lo scandalo del recente video sulla disinfestazione dei migranti, che si somma alle condizioni inumane in cui vengono tenuti, situazioni che non saranno certo modificate dallo spostamento presso un altro centro, guarda caso ugualmente senza libero accesso per la stampa. Nè appare diversa la condizione dei detenuti, a cui si cerca di opporsi con scarcerazioni e maggiori difficoltà per l'arresto. In sostanza, appare evidente che tutte le misure adottabili devono essere senza oneri: l'aumento del  numero dei posti, seppure in parca e lenta attuazione, visto che è oneroso non sembra l'opzione privilegiata.
Inoltre, più avanti il Capo dello Stato  parla di giovani e ricerca, dimenticandosi però che il nostro paese eccelle per i cervelli che se ne vanno -come capita anche in altri paesi, del resto- ma non per quelli che arrivano -come invece non capita in altri paesi-. Ancora una volta, non è sufficiente solo il coraggio di chi vuole restare ma non trova lavoro o  lo trova  sottopagato. Signor Presidente, oltre il coraggio ci vogliono i soldi. Sarebbe bene che, per esempio, dei 46 miliardi citati sopra, in accordo con le stime di Confindustria e UIL, se ne potessero risparmiare almeno 15, da affiancare al coraggio degli italiani, così da non farli sentire troppo soli. Ma, ancora una volta, parole e fatti non coincidono.
E ancora, appare quanto meno poco credibile quanto affermato poco oltre:
Non tocca a me esprimere giudizi di merito, ora, sulle scelte compiute dall'attuale governo [...]  il solo giudice è il Parlamento. E grande, a questo proposito, è lo spazio anche per le forze di opposizione che vogliano criticare in modo circostanziato e avanzare controproposte sostenibili.
Napolitano, a quel che è dato vedere, interviene molto spesso sul merito dei provvedimenti presi influendo direttamente. Quanto alla supremazia del Parlamento come giudice effettivo sulle scelte della maggioranza c'è forse da dubitare -anche considerato il ricorso costante alla decretazione d'urgenza e alla fiducia-, così come appare assai esiguo lo spazio per le opposizioni.
Una nota, infine, sulle preoccupazioni del Presidente:
La sola preoccupazione che ho il dovere di esprimere è per il diffondersi di tendenze distruttive nel confronto politico e nel dibattito pubblico - tendenze all'esasperazione, anche con espressioni violente, di ogni polemica e divergenza, fino a innescare un "tutti contro tutti" che lacera il tessuto istituzionale e la coesione sociale.
Le tendenze distruttive di cui parla altro non sarebbero, nell'opinione di chi scrive, che il grido di dolore di chi è giunto alla disperazione. Che tale grido possa essere fatto proprio e usato a proprio vantaggio da gente priva di scrupoli potrebbe anche starci, ma quella sofferenza esiste e delegittimare insieme le giuste istanze  di chi versa in situazioni critiche con i possibili utilizzi di tale sofferenza, solo per salvaguardare una finta coesione sociale, è ancora una volta un'operazione di pura retorica. Salvaguardare il tessuto istituzionale e la coesione sociale ma disinteressarsi di chi soffre è come dire l'operazione è perfettamente riuscita, ma il malato è morto.
Pochi accenni, infine, alla retorica dell'Europa che ha sempre ragione e non è mai in discussione, alle riforme da fare -come la legge elettorale?- a quelle bloccate -come quella dell'articolo 138- e il messaggio di fine anno è bello che completo. Devo dire, per chiudere un po' seccamente e, sperabilmente, senza retorica, che la prossima volta preferirei invece del solito elenco di buoni propositi un elenco, realistico, delle cose fatte. Dei buoni -finti?- propositi siamo pieni, di cose fatte un po' meno.

image credit www.agi.it

5 commenti:

  1. Desidero e sogno un presidente che si presenta e che parla come l'uruguayo José Pepé Mujica.
    Non sopporto più gli insulti urlati alla pancia della gente,
    E' una pancia antica quella che si sta gonfiando, nutrita di slogan, di turpiloquio, di orgogliosa esibizione di ignoranza, di "giovinezza", o,come in tempi passati, i guelfi e i ghibellini, o i milanisti e gli interisti, i berluscones e i democratici di sinistra.
    Ho molti timori per quello che la crisi culturale del nostro paese potrà scatenare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Certo che è difficile rispettare chi ti insulta, ma a volte viene visto come insulto una critica feroce, che e figlia della disperazione. Sono un convinto assertore che non si può capire se non si prova. Conosco un detto che fa così: "o' sazio non crede o' digiuno". Che vuol dire: chi è sazio non sa cos'è digiunare. Per questo i politici dovrebbero cominciare a digiunare.

      Elimina
  2. Le generalizzazioni sono cibo per le pancegià riempite di slogan, insulti e turpiloquio. Insisto: non sono queste le parole per argomentare progetti attuabili.
    Sai che sono attenta lettrice:Seguo con convinzione e interesse Fabrizio Barca. Ancora pochi, ma buoni.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In tempi normali sarebbe vero ma, spesso, la troppa capacità di argomentazione e il saper ascoltare vengono visti come segnali di debolezza, non solo del conduttore ma anche delle sue idee. Di modo che è comprensibile una certa qual enfasi, non sempre del tutto opportunistica. Anche io ripeto che quando la misura è piena ci si lascia andare all'invettiva, e la misura è piena. Secondo me il M5S -e in parte lo fa- dovrebbe correre su due binari paralleli: uno, quello di Grillo, che smuove le coscienze e l'altro, più argomentato, che parla più nel dettaglio del programma. Questa seconda parte è più carente, anche perchè non vi è una figura unica di ideologo che la sappia portare avanti come fa Grillo per la sua parte. Ma forse il bello è proprio questo: uno vale uno per la parte che conta, cioè le proposte per il governo dell'Italia, mentre l'outsider che vale più di uno apre gli spazi.

      Elimina
  3. Non sono disposta ad accogliere come necessari l' uso degli urli e delle invettive che mirano alla pancia emotiva della gente. I risultati si sentono e si vedono nel dilagante qualunquismo sfascista fatto proprio da tutti ma proprio tutti, da gente giustamente esasperata e da mestatori di ogni genere.
    Quello che viene smosso dall'attore che urla in modo scomposto e sgangherato è la parte peggiore di noi.

    RispondiElimina

Come si dice, i commenti sono benvenuti, possibilmente senza sproloqui e senza insultare nessuno e senza fare marketing. Puoi mettere un link, non a siti di spam o phishing, o pubblicitari, o cose simili, ma non deve essere un collegamento attivo, altrimenti il commento verrà rimosso. Grazie.

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...