giovedì 23 gennaio 2014

Sigarette elettroniche: l'origine dell'imposta del 58,5%

Il governo deve aver fatto un semplice ragionamento sulle sigarette elettroniche: se molti fumatori si spostano dalle sigarette normali alle e-cig lo Stato ci perde, perchè sulle sigarette normali grava un'accisa (ma anche l'IVA) che è più alta di IVA e tasse messe insieme. Così se si sposta  sulla sigaretta elettronica l'equivalente dell'accisa sui tabacchi, lo Stato non ci perde più niente e il consumatore può fumare indifferentemente la sigaretta che più desidera.
L'accisa sulle sigarette varia dal 54 al 72% del prezzo al pubblico (i dati si possono consultare qui, sul sito dell'AAMS, dove sono indicati i prezzi per lotti di 1.000 sigarette) e dipende dal costo finale. Se si ha pazienza di guardare la composizione del prezzo dei tabacchi si scopre che la cifra dell'imposizione che dal 1° gennaio grava sulle sigarette elettroniche ha un'origine chiara:
Facciamo un esempio per chiarire quanto detto. Se consideriamo, per le sigarette, un prezzo pari a 100 avremo, con i valori arrotondati, che:
  • 58,5 verranno versate nelle casse dell' erario a titolo di accisa
  • 17 andranno, ugualmente, allo Stato per il pagamento dell' IVA
  • 10 ricompenseranno il rivenditore
  • 14,5 costituiranno l' incasso per il produttore
Ecco che spunta fuori il famoso 58,5%, ovvero l'introito da accisa assicurato dalle sigarette normali che le e-cig non avrebbero più assicurato. Dunque, chiunque si mette in concorrenza, anche indirettamente, con i Monopoli subisce l'imposizione di un'accisa. Sul sito dell'AAMS però, dopo il periodo riportato sopra, se ne legge un altro che costituisce, alla luce della nuova imposta sulle sigarette elettroniche, una forma di comicità involontaria. Eccolo:
Come si può evincere lo Stato interviene in modo deciso sui tabacchi lavorati penalizzandone il consumo con una tassazione che sfiora il 75% del prezzo finale.
In che senso penalizzare il consumo di tabacco? Ma, anche la sigaretta elettronica penalizza il consumo di tabacco, perchè dunque penalizzarla a sua volta con quella tassazione che è propriamente  un'accisa? 
A gradire  questo inasprimento fiscale sulle e-cig  vi sono, chiaramente, i tabaccai che, con la loro Federazione, plaudono all'imposta, sia perchè loro non le potevano vendere sia perchè costituivano un concorrente micidiale (anche se probabilmente meno dannoso della sigaretta normale). Nello stesso decreto (articolo 11, comma 22), infatti, oltre all'accisa del 58,5% c'è anche la possibilità di vendita delle sigarette elettroniche per i tabaccai, in attesa di una "disciplina organica". Ma non era più semplice permetterne la vendita a tutti, senza metterci sopra quella sovrattassa, che scoraggia l'utilizzo di un prodotto che probabilmente è molto meno tossico delle sigarette? Compito dello Stato non è anche tutelare la salute dei cittadini? Invece di permettere la vendita ai tabaccai delle e-cig, mettendoli così sullo stesso piano dei negozianti specializzati, lo Stato pensa solo ai minori introiti che un semplice spostamento dalla sigaretta normale a quella elettronica avrebbe portato. L'esigenza di far cassa impedisce di perseguire ogni altra finalità.




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