mercoledì 23 aprile 2014

Renzi e i (finti?) segreti di Stato

Per carità, meglio pubblicizzare che censurare, in linea generale, ma voler spacciare questa libera consultazione di documenti, che in massima parte i magistrati conoscevano già, per un'epocale operazione di trasparenza mi sembra eccessivo. Felice Casson, deputato PD, ex magistrato e segretario del Copasir, dichiara
«Non c’è nessun segreto di stato sulle stragi. Ma ci sono ancora una serie di atti che possono riguardare polizia o carabinieri che, se pubblici, possono contribuire a fare luce su fatti del passato» [Il Post]
Grillo ci va giù più duramente: molti di quei documenti erano già a conoscenza della magistratura dice, e
Le carte di cui parla Renzi sono quindi desecretate e in molti casi già consultabili.[Renzie e Repubblica senza pudore]
in questo affiancato dal Tempo, che pone anche una questione terminologica su un servizio del TG3, reo di semplificare troppo  (Renzi, infatti, non avrebbe mai detto segreto di Stato, che non si può apporre sulle stragi,  ma desecretare e trasferire agli Archivi di Stato).


Pone un altro problema Luigi Manconi, senatore PD, che annuncia un'interrogazione per
“rendere noti in quali casi e in quali date è stato apposto il segreto di Stato e per quali di questi è tuttora valido”.[Il Fatto
Sempre in bilico tra volontà riformista e marketing elettorale, la ventata del nuovo centrosinistra renziano non convince fino in fondo, specie se si estende la retorica degli annunci precedenti a questo (l'abolizione delle province, che non sono state abolite,  o il miliardo di risparmi con il Senato delle autonomie, che adesso com'è costa la metà e che non eleggendo più i senatori, ma dovendo garantire comunque una diaria a chi li sostituirà, farà risparmiare tutt'al più un decimo di quanto detto).  Portato alla semplificazione dei concetti quant'altri mai, nella speranza di penetrare l'invalicabile muro dell'opinione pubblica Renzi rischia, oltre che di semplificare troppo la spiegazione dei propri interventi, anche di ingigantire la portata di queste riforme, annunciate come il cambiamento atteso da una vita. Certo il rischio non è per lui, che sulla reificazione degli annunci basa gran parte della sua politica, ma per l'Italia, che rischia di ritrovarsi alla competizione internazionale con handicap che pensava di non avere più.







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