giovedì 14 aprile 2016

Referendum sulle trivelle del 17 aprile: favorevoli e contrari (fatevi le opinioni vostre)

credits Ministero dello Sviluppo Economico
Il 17 aprile 2016 c'è il referendum sulle trivelle. Il testo del quesito, come risulta dal decreto del Presidente della Repubblica 15 febbraio 2016, è questo:
Volete voi che sia abrogato l'art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, "Norme in materia ambientale", come sostituito dal comma 239 dell'art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)", limitatamente alle seguenti parole: "per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale"?
Il referendum riguarda l'abrogazione di una parte del decreto legislativo 3 aprile 2006, esattamente quella che consente lo sfruttamento per la durata di vita utile, dei giacimenti già esistenti,  posti fino a 12 miglia nautiche dalla costa mentre, dopo l'eventuale vittoria del referendum, lo sfruttamento sarebbe consentito solo per il periodo di tempo per cui si è già avuta la concessione e non sarebbe  prorogato ulteriormente. Il quesito non riguarda nuove  trivellazioni entro le 12 miglia, già proibite.

Disclaimer.

Una precisazione prima di continuare: con questo post non intendo parteggiare nè tanto meno convincere nessuno. Nonostante l'affermazione ognuno può farsi una propria opinione sia, in alcuni casi, poco più di un semplice modo di dire che trova pochi riscontri nella realtà,  lo scopo di questo scritto è genericamente proprio quello: o almeno, più che contribuire a farsi un'opinione contribuire a raccogliere un po' di documentazione pro e contro e di segnalare chi è per il sì, cioè favorevole e chi è per il no, cioè contrario, senza prendere posizione però nè per l'una nè per l'altra parte. Questo perchè gli indecisi, magari, possono lasciarsi convincere in un senso o nell'altro sulla base di quello che fanno personalità da loro ritenute autorevoli o a loro vicine.


Storia del referendum.

Secondo quanto riportato alla voce referendum abrogativo del 2016 su Wikipedia, il referendum sulle trivelle, composto inizialmente di 6 quesiti,  è stato  proposto alle regioni italiane da due associazioni ambientaliste, A Sud Onlus e No Triv come risposta al presunto eccessivo liberismo del decreto cosiddetto sblocca Italia. L'intenzione era quella di accedere allo strumento referendario senza la raccolta di firme ma sfruttando la possibilità che la Costituzione prevede per le regioni di indire referendum. L'iniziativa è stata accolta e approvata da 10 regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto, poi diventate 9 con il ripensamento dell'Abruzzo). In seguito a modifiche governative del decreto sblocca Italia la Consulta ha bocciato 5 dei 6 quesiti (precedentemente tutti approvati dalla Cassazione) in quanto non più necessari. Un successivo ricorso delle regioni per la riammissione di 2 dei  quesiti annullati non è stato accolto per errori procedurali (consulta la già citata voce di Wikipedia per le fonti). 

I sei quesiti originari.

Questi sono i sei quesiti originari. Solo il sesto è sopravvissuto e sarà proposto al referendum del 17 aprile.

  1. abrogazione della dichiarazione di strategicità, indifferibilità e urgenza delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi liquidi e gassosi (articolo 38, comma 1, del cosiddetto «decreto Sblocca Italia», vale a dire del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, n. 164);
  2. abrogazione della nuova procedura di approvazione del cosiddetto «piano delle aree» di estrazione degli idrocarburi (articolo 38, comma 1-bis, del cosiddetto «decreto Sblocca Italia»);
  3. abrogazione della nuova disciplina sulla durata delle attività autorizzate dal nuovo «titolo concessorio unico» (articolo 38, comma 5, del cosiddetto «decreto Sblocca Italia»);
  4. abrogazione del potere sostitutivo dello Stato di autorizzare, in caso di rifiuto delle amministrazioni regionali, le infrastrutture e gli insediamenti strategici, inclusi quelli necessari per trasporto, stoccaggio, trasferimento degli idrocarburi in raffineria e altre opere strumentali per lo sfruttamento degli idrocarburi medesimi (articolo 57, comma 3-bis, del cosiddetto «decreto Semplifica Italia», vale a dire del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito con modificazioni dalla legge 4 aprile 2012, n. 35);
  5. abrogazione del potere sostitutivo dello Stato di autorizzare, senza concertazione con le regioni, le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi (articolo 1, comma 8-bis, della legge 23 agosto 2004, n. 239);
  6. abrogazione della possibilità di proroga delle estrazioni fino all'esaurimento dei giacimenti, solo per le concessioni marittime già rilasciate che distano meno di 12 miglia nautiche internazionali dalla costa (articolo 6, comma 17, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152).
Ragioni del sì e favorevoli all'abrogazione.

In genere le ragioni di coloro che hanno proposto e sono favorevoli al referendum riguardano la difesa dell'ambiente. Recentemente anche una cinquantina di scienziati si sono uniti ai favorevoli. Le loro ragioni possono essere così sinteticamente riassunte: essendo così ridotto l'approvvigionamento di petrolio e gas garantito dalle piattaforme oggetto del referendum non vale il rischio di inquinamento che pure rappresenta, soprattutto in vista della ratifica dell'accordo di Parigi per cercare di arginare il cambiamento climatico indotto dall'attività umana. Tra le personalità che hanno firmato l'appello, 
Gianni Silvestrini, Direttore scientifico Kyoto Club
Luca Mercalli, Presidente Società Italiana di Meteorologia
Flavia Marzano,Professore Metodologie e tecniche della ricerca sociale alla Link Campus University
Giorgio Parisi, Professore ordinario di teorie quantistiche all’Università Sapienza di Roma 
L'appello, con i nomi dei firmatari, può essere letto qui: REFERENDUM 17 APRILE Perché andiamo a votare e votiamo SI
Anche gli autori di Climalteranti, un blog nato come luogo  di discussione sui cambiamenti climatici, sono favorevoli all'abrogazione referendaria, con motivazioni che rispecchiano quelle elencate sopra. In quest post, Perchè votare SI al referendum del 17 aprile, spiegano nel dettaglio i motivi della loro posizione.
Il sito Oggiscienza ha dedicato quattro post al tema: uno dal titolo  Referendum trivelle: i motivi del sì e altri tre, uno per il no (del quale parlerò più sotto) e due più neutri, informativi. In sostanza l'articolo ripercorre i temi già visti, che sono soprattutto ambientali. E' da notare che in  caso di vittoria dei sì, comunque
i primi effetti si avranno tra i 5 e i 10 anni. Le ultime concessioni che non potranno essere rinnovate scadranno non prima di 20 anni. Insomma, non ci saranno effetti a brevissimo termine, anche perché l’esplorazione (e quindi l’estrazione) di nuovi pozzi entro le 12 miglia è già al momento vietata dalla legge. [Oggiscienza: Il referendum sulle trivelle: alcuni dati sui giacimenti in Italia]

Chiaramente, favorevoli al referendum sono anche tutte le associazioni ambientaliste più altre associazioni varie, come sigle sindacali e onlus. Qui un elenco, tratto da un articolo su Butac -che fa un Reality check del Comitato per il Sì referendum trivelle-  di quelli che hanno chiesto al Presidente Mattarella l'accorpamento delle elezioni e che, ovviamente, sono anche favorevoli all'abrogazione:
Adusbef,  Arci,  Coordinamento FREE, Coordinamento nazionale NO TRIV, Cospe, Enpa, Fairwatch, Federazione Italiana Media Ambientali, Filt-Cgil Roma e Lazio, Fiom-Cgil, Focsiv, Fondazione UniVerde, Giornalisti nell’Erba, Green Cross Italia, Greenpeace, Italia Nostra, Kyoto Club, La Nuova Ecologia, LAV, Legambiente, Liberacittadinanza, Link Coordinamento Universitario, Lipu, Marevivo, Progressi, Pro-natura, QualEnergia, Rete della Conoscenza, Rete Studenti Medi, Si alle rinnovabili No al Nucleare, Slow Food Italia, Touring Club Italiano, Uisp, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, WWF, Altra Trento – Altra Rovereto, CIES, Clima Azione, Club Amici della Terra Versilia, Coalizione Mantovana per il Clima, Gruppo Impegno Missionario di  Germignaga, Murales, Oltre La Crescita, Resilienza Verde, RSU Almaviva, Soc. Coop. E’ nostra, TerrediLago.
Ragioni del no e contrari all'abrogazione.

Tra i contrari al referendum e dunque all'abrogazione del comma di legge vi sono gli OttimistieRazionali, un gruppo eterogeneo costituito in un Comitato di Non Voto. Ecco alcuni dei nomi, disponibili sul sito
Gianfranco Borghini
Ernesto Auci – direttore Firstonline.it
Gianni Bessi – consigliere regionale Emilia-Romagna
Alessandro Beulcke – Nimby Forum
Stefano Cingolani – giornalista
Piercamillo Falasca – Presidente Stradeonline.it
Patrizia Feletig – Contro l’Italia dei NO
Rosa Filippini – Amici della Terra
Vito Giuzio – consigliere regionale Basilicata
 Le loro ragioni sono riassumibili brevemente così: la vittoria del sì porterebbe un aumento dell'inquinamento invece di una diminuzione perchè aumenterebbe il numero delle petroliere in transito (a coprire la mancata estrazione), i giacimenti sarebbero abbandonati dagli attuali presidi, con le ovvie conseguenze,  vi sarebbe una ricaduta negativa su lavoro e investimenti e si sprecherebbe una risorsa disponibile.
Tra le motivazioni contro il sì al referendum vi è pure quella avanzata da Butac che, nell'articolo citato, afferma che l'inquinamento delle acque del Mediterraneo sarebbe una buona causa se non fosse che in queste acque non vi sono solo le piattaforme entro le 12 miglia ma anche quelle oltre le 12 miglia, che continuerebbero a inquinare e nei confronti delle quali non potremmo fare niente.
Anche il direttore di Le Scienze Marco Cattaneo è scettico sul referendum: le sue tesi, esposte nell'articolo Le trivelle, la megattera e perché il referendum No-triv riguarda anche il Mozambico in sostanza puntano sul fatto che se non si estraggono da noi comunque da qualche parte petrolio e gas si devono estrarre (per esempio in Mozambico), se continuiamo a utilizzarli, e che un buon modo per ridurre l'inquinamento più che spostare il luogo di estrazione sarebbe quello di ridurne il consumo, a cominciare da quello personale.
Oggiscienza, come già detto, oltre al sì dedica un post anche al no. In Referendum trivelle: le ragioni del no spiega perchè: sul versante i rischi, come per il nucleare, se non estraiamo noi estraggono gli altri inoltre, le compagnie erogano anche fondi per la ricerca universitaria, per lo studio delle zone da trivellare, che andrebbero persi, senza considerare la perdita di investimenti economici.

Fine.

Siamo arrivati alla fine. Chiaramente questa è solo una scelta, una minima parte, tra tutti i documenti disponibili  in queste periodo pre-referendario. Ritengo che comunque abbiano espresso, ognuno per la sua parte, quasi tutte le argomentazioni disponibili pro e contro. Questo, unito alla personalità e autorevolezza dei vari proponenti potrebbe influire sulle scelte dell'elettore, che sono sempre soggette a diversi fattori (non tutti razionali).
Vi lascio con l'elenco delle fonti utilizzate nel testo. Chi ha avuto il coraggio di arrivare fino alla fine (o magari vi è saltato a piè pari) è un buon candidato per dargli un'occhiata. Non è tempo perso.


Elenco delle fonti.

OttimistieRazionali
http://unmig.mise.gov.it/unmig/strutturemarine/carta.asp (Carta delle concessioni, delle piattaforme marine e di altre strutture installate nell'offshore italiano, interattiva)





6 commenti:

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