Versi per non

Passerai tu tempesta

Passerai tu tempesta al solo nero
volger lo sguardo
sarai per sempre dietro
il mio respiro o fiato spento
incontro e dunque stare 
come chi è morto dentro
vuoto al passo del guardare
sempre che all'alito al momento
manchi per sempre spento.



Perchè s'aggiunge

Perchè s'aggiunge il male
alla tua bocca perchè con tocco
di carezza aria sempre accogli
la ciocca l'alba il mare
e sempre a faglia andare
occhi ai miei profondi e sprofondare
sottili ginocchia ossa
al camminare ma
tutto converte all'arte
appena può
l'uomo il cuore.







Così

Portassi le lame così
come porto il mio cuore
dentro il petto
vestito di sassi a filo a filo
di rugiada tagliando la goccia
col fiato del suo ferro
e sulla punta dell'arma fatta
così per gioco eterno sospiro
addentare lo sguardo delle cose
così, finchè rimane il respiro.





Mi prende al suo suono


Mi prende al suo suono 
quest'aria mesta al calor bianco 
alla finestra appeso 
a guardare le vele i laghi le velate
strade gli strati accumulati
ai lati oltre i mondi o intorno
a questi salti dal ritorno a queste
semi vite semi esistenze
ancora indecenti
alleanze e infine
inutili resistenze.





Non persi sentimenti



Non persi sentimenti
sensi al limite del bosco
del tuo giorno nervoso
ma l'ora del riposo alle sfilate
delle corte salpate divaganti
i tuoi smilzi passetti l'andatura
agli oscillanti i begl'occhi
e sul collo un viso secco
come un'acciuga una faccia
che assale un fruscìo
improvviso e il sale
nascosto in serenate.






Sempre passano i carri


Sempre passano i carri
con fragore scoppiano
le ore sul selciato
qualcuno d'aspetto uguale
a se stesso  volta nel mare
vede il riflesso del ghiacciato
cuore sente le onde
andare in cantilene sondare 
le acute fonie che viaggiano
nell'aria le ville illuminate
vedono il corso dei sentieri
delle vignole torte ai sentimenti
messi a seccare al sole
senza complimenti.






Tutto va dove vuole



Tutto va dove vuole
l'aria allo stare l'acqua
nelle sale l'ombra sotto
le scale dove corrono i canali
i binari dei mali gli occhi
dei cari
estinti alla miseria alle ore
dove il marmo del cuore
vale la scheggia lo stupore
e tutto non ritorna uguale.





O buffe




O buffe eterocline
mie bisacce dove la scorta
del pensiero lieve segue
tracce non sue dove le stagge
delle ali i fermioni dei mali
son bugatte ragazze con le
mani i torciglioni rari
alle orecchie i mari
e sentire le ondate i baci
le razziate parole felici
del voltare del vento
della ragione persa
al sentimento.




Solo l'aspetto





Solo l'aspetto dura
l'esistenza faccia di marmo
pioggia che picchietta
è notte ancora per un tempo
indefinito e trema l'acqua
mentre intorno
cambia forma
la vita.









Così sia



Così sia questa calma il tuo respiro
mentre all'ombra digitante aspetti
alla chiusura i detti alla
malinconia, mentre nei fuochi i sospetti
pungi agli insetti con le ali
i bottinatori dei mali i liquidi
corpetti oltre le volte delle viole
oltre il pensiero nelle nubi nere
nelle parole
e tutto intorno infine a declamare
quasi senza più fiato.













Non l'ombra





Non l'ombra che s'incaglia
nella notte la virgola gialla
della luna la faccia a palla
o il sonno dei sensi i sentimenti
apparenti i dolci ricordi
assorti dai piedi i legni
dei ciechi e il batter delle ciglia
la fine della sveglia la goccia
rubata al chiavistello l'anima
andata al suo budello
la strada per scordare
ma  tutto questo scompare
al levarsi del giorno.












Non per andare



Non per andare è l'ora
termina la strada un'aria
s'accende sulla via
pesta l'uovo cada il sole
la testa dentro case
dove è strano stare
tutto questo accade
come sempre.









Mai così


Mai così non è stato
giorno non è venuto
intorno il mondo tutto
a girar nel guado del passato
forse è l'anello
che congiunge
forse è la tazza aperta
del lato tutto l'aperto stato
tutto lo strano andare
e il mirare alto.









Sempre torna cambiato



Sempre torna cambiato
il giorno cade l'ora all'uguale
mondo è tornato il tempo
dopo un giro è tornato il passato
guarda l'ora grida la sua aria
limita la memoria
tu, triste nel passaggio
che ancora scorre al cavallo
e tutto continua tutto
va nella storia pigramente
affiora di nuovo la memoria
e come gorgoglia
sembra un fiore sul prato.














Almeno


Almeno non fossimo mai nati
nascosti alla vista, alla parola
in un viaggio ad una porta sola
in un flusso continuo di memoria
una storia che non vuole
gloria  ma passato
la stanchezza del giorno qui accanto
dunque tornare nel fango
dar forma di smalto di splendore
tutto rimestare nell'ore
sinchè svanire tutto quanto.




Mai ubriachi d'aria





Mai  ubriachi d'aria
all'inizio d'un giorno d'una notte
seduto da un lato senza lotte
interne o tremori ma balzo nell'erba
distante nei fuochi della terra
t'avessero i lati delle arti
l'ali dei poco parti dei liquidi geni
angeli tremi che la stilla
dell'ultima scintilla
mi volto al terminare.









Non s'erge



Non s'erge non biscia
alle umane tensioni alle lame
che scendono ai pallori 
date smalti ai cuori son fitti
bollori animi scanditi
all'ascoltare in vani
in aperte contrade strade diritte
e strane o state come bestie come
mani, una sull'altra
al seme delle parti alle
conoscenze perse
tanto non muove il giorno
che un colpo di cannone.







Continua l'esistente


Continua l'esistente
bocca ripeti mente
o lasciarsi andare 
al fuochista alle pale
del vento o restare
appesi inerti alla sezione
dell'ora star alla previsione
in cui affonda l'animale
oppure
tutto rimanere uguale.







Forse valeva sempre



Forse valeva sempre 
avere sete, per finire così
sulla rete,  forse l'assenza del vento
fa la testa al momento
più scontenta o forse
la presenza d'un corpo poco adatto
spezza l'equilibrio al sacchetto
lacera l'animale
mia testa mio tornare
tutto compatibilmente
se infine con l'ambiente
l'eterno litigare
passano ad ascoltare.








Attendere



Non attendo i segnali
all'orizzonte bravi
giungono i richiami
è la materia viva 
della carne la cosa
l'aspettativa il giorno
restare o andare
intorno le solite cose 
fraintendimenti
essere di nuovo alle ore
più o meno contenti
assenti alla chiamata
veder cose genti stare
negli angoli occupati
solo ad alzare il naso
se mancano i momenti.





Era la strada



Era la strada ancora
all'ombra calda d'ogni mattina
andata di traverso su la cresta
del giorno e non scorda la memoria
non la faccia del vecchio
giorno non se s'attarda
ancora non se l'anima s'attacca
alla maniglia è questo
il presente l'onnipresente
tempo niente di meno o meglio
niente da ricordare.







Andate




Andate alle parole
al cumulo delle ore 
buone donne
ai dispersi alle suole ai pavimenti
andate fin nei minimi armamenti
all'avamposto a un albergo
dove
sta molto attento l'uomo
se lo spavento  assale
l'arma che al bianco
sale mio occhio l'ombra
che getta il marmocchio
non nato ma cresciuto
così in fretta nel nudo
giorno, solo per rientrare.







Infine


Infine l'apparenza 
la cosmica assenza
il mare salato il bacio 
del fato appeso alla finestra 
la bestia nel cortile 
che manda il segnale
l'asfalto bagnato tornare
piegato da un peso o stare
su un lato all'imbarazzo
la strada dovendo percorrere
attento.







 Passano i giorni



Passano i rifrangenti
giorni i paracarri che gettano 
la luce riflessa alla parete
sta la mia ombra verde
è la forma della strada esiste
l'onda che l'anima ammala?
o tinge di fresco le pareti?
sempre ai soffitti appesi
stanno i pensieri sempre
più assenti stati
infine scardinati
dalla sola presenza. 




Tengono


Tengono al ritirare la delizia
dell'anima secca che sgrazia
sul ponte fissa l'acerba mela
un frutto di candida atmosfera
al colmo della vita dove
s'accende ardita l'ignoranza
faro dal seme ansia
dell'innocenza, sempre dal punto
dove vola l'assenza.





Cosa osservi



Cosa osservi col giorno
votato alla caduta l'ombra
liquida e muta
della faccia la riga della fronte
fascia dell'abitare il niente
nei cervelli assenti di colore
alle sorgenti secche dove
appese alle esche
stanno per affiorare.













Non questa sera


Non questa sera o altre
ma dopo  sempre o mai
che finisca anche quest'ora
che non parla non sente dilavo
l'acqua la grotta smeriglia
dove è celata l'ombra dove
sguilla la maniglia all'appoggiare
tieni la meraviglia ancora
tesa figura pare
il mondo aver sudato la sua ciglia
solo all'incontrare.





Parla all'ombra


Parla all'ombra all'asfalto
muta al ghigno la tua smorfia
all'urlo e insieme inclina e infila
la parola, nel ventre
sgozza quest'aria cruda che avvilisce
gonfia la storia perchè
è così che si racconta
la corsa della memoria.





Proseguono



Proseguono i cuori nella neve 
s'alza il sole la nebbia
beve il rumore della strada un'oca
gracchia  alla finestra s'accende il mondo
è la testa che s'apre molto 
passato è andato e al male
v'è rimedio? chiedendo sorpreso
dal tempo piegato in un goffo
saluto.





Per ritornare



Datti ai deserti
mentre s'affonda il cielo al magma
del nero tuo mondo
datti alla frazione allo squassamento
all'incavo, nel torrente-cuore 
nel tramezzo dove son fitte le ore
alla stesura lieta la finestra l'uscita
d'aria vuota o riempita
all'albeggiare dove sta sfitta
l'umiltà e tu bellezza delle tre
che vuoi per ritornare?







Portami il vento


Portami il vento per regalo
il male ordinario l'apertura
del ventre lo specchio l'assente
sguardo l'apprendimento lento
o lo svernare le tue care
gote rossicce che infiammano
le strade dove sguincia
l'ora e accade di continuo
l'appartenente il verso 
del mondo l'inerte segnale.





Tutto coglie


Tutto coglie alla prova 
la mia voce la rosa al punto
mio dito e non tacere dire
frasi a sedere andare 
nei piedi in file aperte ai lati
questo è il mondo
in cui stare questo è lo spazio d'amare
cose, anche se allenti 
prese anche nelle distese
senza mai tornare.





Non è il segno


Ah, non è il segno dei tempi
quello sbaffo sul muro regno
di neri disegni? e non è sui
bisogni che si affaccia la fretta
dei tuoi sogni? sempre all'ora
giungi sempre alla giuntura
dei tempi là dove s'alza
la montagna dove si stacca
la frangia, dal lato dove impegni
sentieri senza segni.









Pesco dal fuoco


Pesco dal fuoco lento
un occhio al passato attento
a tutto a niente amico
torna l'estate il tempo
è sempre uguale e non vale
mostrarti disappunto vuoto 
dispetto punto di giglio
volle l'aspetto fiacco
questo sigillo stinto l'utile
avvenimento è qui
dove  nemmeno so.











 Tu non te ne andare



E tu non te ne andare
male  parole non dire
aree, le aeree memorie
il giorno disavanzo l'ebete
faccia guarda il passato stanca
la notte è nella stanza accanto
a me seduta è la mia
vita un'ispida andata una 
svenata braccia un'onda
che tuffa la figura
densa dal mezzo mura
dentro tutta è passata 
l'aria e tu
non sei tornata.








Forse


Forse non per la porta
giunge ma per l'aria
che in fretta gonfia 
la tua gonna la mia faccia
di gomma la puntura
ecco s'arriccia il cielo
vedo il nero fulmine l'ora
densa destarsi a me venire
e incede allegra o credo
un'altra vita.







Oh


Oh non andavano con segno
di minaccia ma con corpo
coperto con faccia
stanca la fronte bassa incontro
al suo destino stessa traccia
stesso radiante stato
e il cuore un sasso
nello stagno solo
gettato,
basta.









Forse portavi


Forse portavi il braccio
alla collana la perla della lana
la bella bocca muta lo schiocco
della lingua la veste corta
la faccia tirata
l'anguilla arsa l'angolo
della vita e tutto al mondo s'adagia
al senso scintillante alle galoppate
stanche, nel vento che tanto non viene
alle fonde dannate 
dove le barche stanno
smosse dalle risacche.









Dal ponte


Dal ponte tiravano le cime
con foga all'apparenza della sera
sollevando le spume nel passare
era il tronco alle assi all'arrancare
il martello che abbatte la fatica
 dello stato era l'inguine aperto
del passato il fosso al salutare
dove lo sguardo posa lo stesso
l'inutile ricordo del trapasso
che tanto a ritornare si fa in tempo
a sprecar  l'esistente.









Per me non apparire



Per me non apparire
non vuote camere, teste
stare alle tresche nelle scale nelle officine
dove si spala il catrame
dove le bolle piane valle a cercare
 tutte le notti anti-riflesso odiate
meningi, dove la stalla all'auscultare
con l'orecchio alle chiavi i tintinnari
seduti nelle mani
o in pasto ai maiali
sempre solo per guardare.







Così sono nato



Così, sono nato
per quanto
stancato dal tempo al sottostante
sterzo al guado riguardo
dove s'aggiunge l'emo dove
sta lento il canneto e l'obolo
secco pigiando sulle punte
le bavette unte, o voi che date
il sospiro alle tende
che a volte pare un vento
adatto alle serenate
volendo
scappate.







Date Fuoco



Date fuoco alle lame
le rocce belle piene, con lodevole
male così s'apprende il giorno
volando d'intorno, così si scolla
la sorte delle fate le ciglia
allungate la vita
fuori d'ogni misura la dolce
vettura che non canta,  niente
e d'intorno si sente
il rumore
solo del cuore che si schianta.







Non Fate


Non fate le sirene
l'estate delle vene le facce
piene 
di niente, le ombre
e non si sente
volare, non si vede il mare
il respiro il sale non accade
mai niente l'effetto la gente
che non vuole le ossa i cuori
la stuoia
dove appoggiati piano
dove staccati con mano
allora rinveniva, una debole vita.











Spesso


Spesso m'assento esangue
al culminare, dove s'inceppa l'ode
dove nitrisce l'erba, il feto arde
e viene la miseria dei sensi i festoni
della conversa vita l'idra della memoria
l'istmo che colpisce la vista
col suo cerchio ingiallito
il fiato che pronuncia la parola
subito scordata.





Infinita volta


Non l'ora bruna che stira la caviglia 
il salto zoppo sul selciato 
lo smosso tremore del passato l'unghia 
che gratta al vetro il giorno sofferto
l'esistenza al laccio il viso ai bulloni
l'otre del ventre gonfio
l'occhio smesso e sempre
la fronte al cui cospetto
al cui largo passato
all'ombra del ghiacciato
tuo cuore alle altre avventure
alle sue murature
e in fondo si rattrista
la mia vita
perchè per l'infinita
volta, io ritorno.





Con far sì

Con far sì modesta
è l'acqua con dipinta
faccia a certe avvenute
ore che spezzano le schiene
i pargoli stretti nelle vene i segni
del passato che mentre s'apparecchia
l'esistente è stato
e io son tutto questo?
niente passato niente a pensare
intende non fianchi a cui tende
sospende se stesso ma il vuoto mezzo
l'archivio del male la solita
ragione la ruggine del seme
per chi è perso sempre.




 Quanto all'andare

Quanto all'andare va'
al navigare all'estremo
a guardar i tuoi occhi
al timor che tocchi a me
al conseguente gelo alla stagione
all'intero universo
perchè morire o nascere
perchè ugualmente
stanchi i miei timpani
voce delle tre perchè
dai fuochi rari m'accogli
ai giorni
anzichè mostrarti snidarti
anzichè lasciarti stai
e così sia.



Sbeati

A  guardar quella gente fissa
al gran prelato morto
in fila che canta è giuliva
quella gente al vuoto della sera
che oppone un globo enorme
un tuono simile al canto
della parola ebbene nella suola
della sera stanchi di ebete follia
all'ombra d'un me che suona
ispido alla via non sto, nè a rimirar
mi vedi ma ai ciechi
indicare la via

Viene giorno
ritorna l'esistenza  


.....


Come giungono i gravi
alla caduta
un osso si spolpa
l'anima resistente e infine
niente che la vita


.....
 
Oh perchè non s'adegua
al mio volere il mondo
ma sì come un audace affronto
segue la propria strada?


.....



Mi piace la figura
che sporge all'orizzonte.

E' la tua


.....




Torna il passato con una giravolta




.....





Viene la sera con la grazia
d'una ragazza





























Perchè non

Perchè non per sguardo
assente bardo occhio
o veleno  giorno
pieno di nero 

scabro terreno elevato
accosti al passato
sovrapposto al futuro
mai così presente
come nere bende
come chi presto offende
e sempre tornare
essere svegli alzarsi
dormire nel ciclo
dell'ore così
vuote
 




Tornavo

Tornavo nella vita con disprezzo
come un'oncia alla pesa
d'un avaro, il tempo era presente
mai futuro e il passato
un nemico quotidiano.
Così sono passato non so quante
come dalla finestra l'aria quando
entra un suono che ride
dalla strada un'allegra schiettezza
un'argentina voce
che strepita lontano
ma la mia volontà
è ormai dispersa
lasciate la mano.






Derma

Per questo mi piaci.
Mentre t'osservo taci
e mi guardi, vedo i miei anni
andati i giorni i passati
fossimo ancora uniti
come panni
stesi o più antichi
di così e in te rivedo
i tratti i passi ma non cedo
io non cedo d'un metro
non scordo ciò ch'è stato
rimango
come un segno sulla pietra
inciso.




Non nell'ombra

Non nell'ombra completo
il mio disegno non nel sole
ho chiaro il segno
e non nella penombra
o al divenire s'aggiusta
lo strumento che scrive
ma nell'internamento
nella confusione nel bagno
tra le ore nell'annegamento
nel fondo del cuore
e la testa al solleone.







La faccia

La faccia che segno
con un tratto di matita
sporco è la mia
ma con  rabbia
la guardo. L'altra parte
non detta dietro al foglio
è una macchia
segna un inizio sopra il bianco
prima di giungere all'esterno
dentro il mondo.



Mete



In te temo il sospetto
e la rinuncia la tua bocca
amara l'alzata di spalle
la gruccia e il viso smunto
che sempre m'osserva
in me temo l'assenza
d'essere come un velo
che la sera si stende
per una una notte infinita.






Non sembra così

Non sembra così alto il cielo
da qui, nemmeno sembra vero
è di cemento leggero, di fuoco
di spade, di parole ghiacciate
escono come fumi dalle case
i miei pensieri ora che sono
sparite le strade
che portavano a me
quindi
mi accudiscano le fate
con il loro volo leggero
il battito che toglie ogni pensiero.


 
 La vita II

Saremo soggetti confluenti
a questa vita
come rivoli a fiume come
refoli a vento
e mannaggia ai momenti
in cui non lievita il sorriso
s'è perso il paradiso
e la vita continua
senza lagne inerte
al modo d'un tubo che perde
con monotona idiozia
quest'aria senza via
di fuga senza
scampo, la vita senza vanto
d'averla mai vissuta.




Non nella roccia

Non soltanto s'annida nella roccia
il tuo tormento
faccia che grida lo spavento
ma sui fianchi del monte
nell'ombra che  piace
nella dimora fissa
nello smarrimento infine
che dà pace.



Dal turbine

Dal turbine non scende
forse niente
solo le lame protese
del tuo sguardo
e il passaggio nei giorni
con riguardo
e l'assoluto
che non servi a niente.




La vita



Seppi dell'esistenza
al mio trapasso
dal filo che rosso s'unisce
là dove termina il suo volo
il sasso tirato per colpire 
il cielo
vidi la vita com'era e com'è stata
la bianca distesa del veliero
la sua vela strappata e il buco nero
che piano la riavvolge e la sua occhiata
intorno, a cercare un conforto
com'è proprio dell'uomo nato storto.









Non parto



Non parto di foresta
ma ringhio di bestia
è il nostro cuore snudato
per la festa, all'invitato
stanco alla sua testa
senza pensiero all'aria
che attraversa il tuo respiro
lo spazio del ghiro
il sofferente alla corona
e tutta la membrana del passato
identico a un  ostacolo sul prato



E' così tardi


Presto al corpo m'addentro
è di nuovo giorno ed entro
nella vita con riserbo
malcelato con sguardo d'acerbo
con minuzia, e nelle mallevate
meraviglie gl'intrighi alle biglie
dove state? mondi disuguali
a questo se tornate
v'aspetto.




La notte

Non fu la notte infine
la ricerca ma l'inizio
il bel vizio che ridendo siede la faccia
smilza la giacca stesa
la testa infiammata e un fischio
nel vento che confisca
tutta la vita.
Non ve ne andate
alla corsa nei tempi
se son piene le parole
e intanto, siedi
finchè ricambia il giorno.








Non nell'acquaio

 Però non nell'acquaio
percorso da sentieri
al suo fiume s'imbocca il mio pensiero
alla sua fine
ma ai dolci pendii dove piene
stanno, e l'andare piace.
Non state alle porte, nel confine
ma al suo sotto, nel pieno del giorno
tra un corpo messo all'avamposto
nel riserbo e un vento
non nuovo, che porta lo sconforto.



Non mi guardare

E poi non mi guardare
al tempo continuo sotto il vento
che soffia sul giorno
inquieto destino alla sua svolta
all'infanzia raccolta
alla caduta, dove un'ombra saluta
e la faccia, se ride, è una smorfia





Non l'acqua

Non l'acqua che ghiaccia il suo cristallo
ma il callo della notte all'occhio tuo giallo
l'ampia fronte snellita
ogni svolta nuova fatica
esce e non sembra più accanto
la gamba del legno ma al fianco
così come una corsa
sudando
tutte le proprie vite.



Non erano i leoni

Non erano i leoni nella fossa
mansueti ma all'erta
e  il mondo ha la sua forma
nel giorno che cambia
e state alla sua fonda, barche
state nell'arto
dell'uomo distante, state al passato
chiuso, al muretto dove spiano
il destino dove l'acerbo vuoto
al colmo umano vedo
dove da un occhio
scavo nel passato
ormai così lontano.



Non solo l'ombra 

Non solo l'ombra mi confligge
ma la forma
degli occhi o la gola
al cui fuoco  mi spengo
ma l'anima al legno
la vita nel secchio, al bisogno
la faccia al lavacro
nell'attimo stesso, nel momento
in cui svengo, nella forma
del vento, nello sbadiglio
e son perplesso
quindi datemi il mondo
vuoto recesso.


Non l'ora

Non l'ora che s'innesca nella sera
ma una bava
dal labbro una sfera
che ingrassa il suo ingranaggio
la misura del saggio il parlare
è l'obiezione al leone è l'assaggio
al suo modo
l'intenzione e dopo
la vita intera in frazione.


Andiamo

Andiamo ai suoi filari
al campo aperto
se s'incontrano i soli al limitare
dell'erba se sul sale
o sotto scogli nel sognare
dei mondi acerbi appesi
a questo, dei motori
universali, come a un passo
dai viali, dove scorrono umani
dagli uguali
sguardi, dai similari
occhi, e vedersi nei muri
tra ombre
a lei  pari.


Non al suono

Non al suono che leva il suo consiglio
fin nell'arca o all'abile
tuo lancio, tuo passo
fino all'avvento della cosa
stessa che accade e sè presenta
come destando la sua forma
e così s'attorciglia mentre trascorre
il tempo, al lento cigolìo cui
l'occhio mio spento segue
come un deserto sente
l'acqua ribollente e il dardo
che non uccide
e il ricordo.





Viene a noia


Viene a noia la vita
tutta, lo scandalo della parete
vuota e tu fisso a guardarla
non è semplice l'atto
far questo far quello
ma almeno provarci gettare
se stessi sui ripiani più alti
a stento
trattenuti dai lacci e infine
l'ultimo momento
sempre il più bello.


 

O voi nell'aria

O voi nell'aria
per le strade ghiacciate
e al danno nelle occhiate
non dette nelle fessure costrette
a se stesse e alle sue alte
follie per l'ombra che gettano
le vette dei sensi per l'anima
minacciosa alle vuote ore dette
per l'imbarazzo alle case
e andate alle marine
a buscare le ciance
nelle migrate mattine
dove spiove la vita
se d'accanto  stacca.





Non l'ostinata

Non l'ostinata ghiaccia
mia presenza il vuoto
dell'apparenza, del sembiante
la faccia magra ossuta
la tempia, l'esattezza del ventre
floscio la macabra presenza di
niente
o tutta questa essenza
profumata, circonda l'areale
è notte sui sentieri e brucia
l'esistenza sempre dal male
punta, e il dito che indicava
la seta delle mani i tuoi occhi marroni
un labbro spinto sul vuoto
del tuo sorriso spento
e sempre
l'antica navigazione
eterna e temuta
riporta a questo suolo
ogni scura afflizione.



 Non era meglio tornare

Non era meglio tornare
con la solita sfida dei sorrisi
dei volti di bambini infelici
perchè finisce il giorno?
Ora rimangono sospesi
i miei ricordi e s'approssima il tempo
andando nelle sere con sgomento
dove tutto costringe alla discesa.











L'universo

L'universo nel lastrone del tempo
sopito il sapore dei giaggioli sparito
il cruciverba esule la vita
francamente o stupidamente
o sempre oppure
mai, e in avvenire e essere
tornare agli aspri detti ai risi
stretti al secco
riserbo ah: mi vuoi bene?
cancellami l'usbergo
del tarlo il secco rodìo l'occhio
sbilenco tutto s'aggiunge
t'amo da sempre ma
lasciami
mia ultima esistenza
andare.


Son rifatte le orze


Son rifatte le orze
delle vele stese
al vento che non viene
pace e bene assenti
e a più riprese mosche
del seme e dacie
riconducimi ai lenìti momenti
dove accucciano i cuori senza pace
nelle orchidee velate di fuliggine
piace l'andare e il luogo
infine piace la cacciata
dall'inferno
dopo il paradiso.


 Sopravviene il mondo.


Sopravviene il mondo in mia caduta
e tutto m'appartiene il tuo cuore
caldo come una sirena sul ventre
un'arancia sul tavolo o il seme
che porto con me e non mi destare
dai nugoli che battono sulle incudini
i tempi slacciati dai sandali
e tu vieni, vita, andirivieni occluso
il quadrante che lancia
i suoi baci, o l'occhiata
ai fugaci giorni alle intemperie
tornami al corpo con le miserie
in questo andare infinito
del quale nemmeno ci si accorge.



Viene il giorno


Viene il giorno macchiato di niente
l'isolato tepore e la sua mente
sopra il calco che al cantare mente
il confronto alle cose
e il suo continuo
non è niente di male o la persona
è la striscia sul mare è la casa
dove suona l'animale e muove il vento
è dove la tenda all'ansimare
sento, e lo sbadiglio trattengo
e sia così per ora avvenimento
non previsto o cosa del momento
come un andare a capofitto
senza tornare.




 
Tutto al mondo

Tutto al mondo disegno
un me stesso diverso
un lampione
che manda una luce
un'esplosione
una faccia che guarda
viene la notte e sparisce la rabbia
si riempie la stanza
una vita che tace e una misura
alle cose che vendono
la scienza del sorriso e l'astinenza
alla parola peso e l'ombra
che manda il mio pensiero
e non ti nego
l'assoluta indifferenza a tutto.



 O notte.

O notte formata nel fuoco
che alle tempie batti se l'ora
è già tardi se
desidero placarti
e andiamo, nascosti
fin dove l'alba agli smossi
tocchi cede se stessa la libera
brezza della parola
l'angusta parodia della sua vita
il termine che salda l'esistenza
ma portami nel cavo
della mano nella pazienza
che dosi nel parlare forbito
nella conoscenza del vento
da cui spesso provengo
e a cui sempre torno. 




Ah fossi.

Ah fossi in quest'ora assurda
assolto d'ogni cosa non fatta
o in ascolto al trovato della notte
in una che al respiro non disponga
il suo sé al capriccio ma alla molta
e dunque in questa corta
esistenza senza riparo giunta
a se stessa star cheto nell'erba
come al ghiaccio chi si conserva
in un lampo esprimere la voglia
passeggera della nebbia e del salto
che toglie la polvere sinché
esser nato
finita meraviglia.

7 commenti:

  1. C'ero quasi cascata... Poi ho cercato AREALE e ti ho ritrovato. Ti nomino Taxon ironicus.
    B

    RispondiElimina
  2. Cascaci ancora, B. Sono endemico, quindi ogni tanto vienmi a trovare, che sto solo lì.

    RispondiElimina
  3. Mi piace molto ...Son rifatte le orze... è così evocativa, non so neanche di cosa, mi piace e basta...così come mi piace la chiusura...infine piace la cacciata
    dall'inferno
    dopo il paradiso... mi fa pensare alla speranza realizzata e anche qui non so il perchè...ma alla fine è importante risolvere tutti i perchè?
    Ciao e buona domenica

    RispondiElimina
  4. Mi piacciono molto, lo scorrere delle parole messe solo apparentemente a caso a formare frasi di senso compiuto che portano dentro emozioni. Non sono un esperta, naturalmente, è un giudizio che scaturisce dentro me leggendo le tue belle poesie.

    Rosalba

    RispondiElimina
  5. Bellissimi anche questi ...
    grazie paolo ,mi sono piaciuti molto .
    sei stato davvero carino ^__^

    buona giornata
    baci

    RispondiElimina
  6. Grazie assai Rosalba, in effetti la frase non termina sempre su una riga e molto spesso, una stessa parola, si riferisce sia al verso sopra che a quello sotto. La rottura della sintassi grafica esalta il ritmo prosodico, la poesia si legge con quello e non con la disposizione sul foglio.


    Preeeeego, kicca. Va' che ti mando un besin.
    Pioverà?

    RispondiElimina

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