sabato 21 luglio 2012

La strage di Denver: possesso di armi da fuoco e numero di omicidi. Quale relazione?

Una sommaria revisione degli studi riguardanti la relazione tra libera vendita e possesso di armi e aumento di omicidi e suicidi non è in grado di fornire una risposta definitiva. Sta di fatto che l'arsenale trovato addosso all'assassino di Denver è notevole e, a quanto risulta, normalmente e legalmente acquistabile nei negozi [vedi Corriere] Un pazzo può anche essere qualcuno pericoloso ma un pazzo armato è sicuramente qualcuno molto pericoloso. Ora, magari si scoprirà che il tizio non era affatto pazzo ma ha ucciso per tutt'altri motivi ma resta comunque il sospetto che,  a parità di volontà di uccidere, procurarsi armi facilmente potrebbe essere un ostacolo minore al commettere un omicidio del procurarsi armi difficilmente.


Armi e omicidi. Questa revisione degli studi sulla relazione tra possesso di armi e aumento di omicidi e suicidi [Don B. Kates e Gary A. Mauser, Would Banning Firearms Reduce Murderand Suicide? A Review of International Evidence, 2006] si propone di verificare se quello che gli autori definiscono un mantra, cioè più armi=più morti e meno armi=meno morti (ma perchè definirlo mantra?) è vero oppure no e la conclusione cui giungono è che non ci sono prove di questa correlazione (e che l'onere della prova spetta a chi diffonde il mantra)
To bear that burden would at the very least require showing  that a large number of nations with more guns have more death and that nations which imposed stringent gun controls achieved substantial reductions in criminal violence (or suicide). But those things are precisely what is not demonstrated when a large number of nations are compared across the world. [Would banning ...cit.]
Il caso russo. Secondo questo studio infatti, il tasso di omicidi russo, nel periodo 1998-2004, è stato quasi quattro volte quello americano e lo stesso è avvenuto, anche se in misura diversa,  nelle ex repubbliche sovietiche di Lituania, Lettonia, Estonia e Ucraina, nonostante in questi paesi ci sia un ferreo controllo sulla vendita delle armi.
C'è un errore di fondo, probabilmente, nel confrontare situazioni sociali differenti paragonando solamente due fattori: accesso alle armi e numero di morti per armi da fuoco. Ad esempio, si cita il caso della Russia in cui il grande controllo sulla vendita di armi non impedisce a quel paese di avere uno tra i più alti tassi di omicidi e lo si confronta con gli Stati Uniti, nei quali la vendita delle armi è libera ma il tasso di vittime è inferiore a quello russo. Il problema è che probabilmente se in un paese restrittivo, ma con molti omicidi, la vendita delle armi fosse libera il numero delle uccisioni potrebbe aumentare ancora e, per converso, se in un paese con libera vendita fosse introdotta qualche restrizione potrebbe aversi un calo di morti violente. Condizioni di degrado sociale, fenomeni corruttivi all'interno delle forze dell'ordine, carenza o assenza di strutture di sostegno sociale  e un regime non democratico sono tutti fattori che convergono verso un aumento della violenza: in un tale ambiente la lotta per la sopravvivenza è accentuata e in assenza di un forte controllo del territorio da parte della polizia si indulge maggiormente alla violenza.

I paesi europei. Diversa invece è la casistica di paesi confrontabili come Lussemburgo, Norvegia, e Germania, in cui il Lussemburgo, con norme severissime sul porto d'armi, ha 10 volte il tasso di omicidi di Norvegia e Germania, paesi con norme meno restrittive oppure l'Inghilterra, in cui si verifica una correlazione opposta, cioè dove c'è maggiore concentrazione di armi è minore il tasso di crimine violento e l'inverso dove la situazione è rovesciata.
Occorre precisare ancora una volta che, probabilmente, il tasso generale di omicidi non si deve solamente alla criminalità ma anche ad altre cause. La strage di Denver è, con tutta probabilità, da ascrivere a qualunque causa tranne a quella della delinquenza abituale: il pazzo James Holmes che uccide 12 persone e ne ferisce 59 alla prima di un film di Batman mascherandosi come un personaggio di quel film non assomiglia a un delinquente ma ad una persona insana di mente. Il problema è appunto questo: potrebbe essere anche vero che il possesso legale di armi sia un valido deterrente alla criminalità comune ma, quasi sicuramente, la facilità di acquisto di armi da fuoco rende infinitamente pericoloso chi potrebbe esserlo solo in minima parte, se disarmato. Non si può mescolare il possesso di armi da parte di un individuo equilibrato a scopo di legittima difesa con il facile accesso da parte di un individuo squilibrato con scopi ben diversi. 

Le stragi scolastiche. Che l'America detenga il record per le uccisioni scolastiche o quelle conseguenti a follia omicida sembra un fatto evidente. Si confrontino, per esempio, le statistiche di Stati Uniti, Canada, Europa, e Sud America, Asia, Australia per quello che viene chiamato school shooting, in questa voce di Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/School_shooting.
Caso Beslan a parte (385 vittime) che, seppure avvenuto in una scuola, è da ascriversi al terrorismo, numero di eventi e numero di vittime sono incomparabilmente maggiori negli Stati Uniti rispetto a tutti gli altri paesi: gli Stati Uniti contano 118 eventi e 290 vittime mentre l'Europa senza Beslan 21 eventi e 106 vittime, con Beslan 22 eventi e 491 vittime. Ma Beslan, come detto, tra le stragi scolastiche è un caso atipico.

America e school shooting. L'osservazione  non deve essere peregrina perchè anche altri l'hanno fatta. Ad esempio Frank Ochberg, psichiatra, che su CNN si domanda: Why does America lead the world in school shootings?
Non c'è una risposta univoca a questa domanda, afferma, ma un insieme di fattori che concorrono a creare le condizioni perchè si verifichi e, tra questi, cose come

  • Segnali di avvertimento, specialmente sul web, dove non è raro trovare, dopo, documenti e filmati che preannunciavano quello che sarebbe successo, a volte anche palesemente;
  • Bullismo e vendetta, fenomeno ben conosciuto anche da noi, anche se non c'è evidenza che in America sia presente in misura superiore agli altri paesi;
  • Malattia mentale, anche qui nessuna evidenza di più alto tasso di malati mentali in America ma forse una minore assistenza dei pazienti;
  • Modelli violenti, da cinema e televisione, ma anche dalla cronaca;
  • Droga, in questo caso il problema è più grave che in altri paesi; dorga non significa solo consumo di stupefacenti ma anche spaccio e spaccio significa criminalità;
  • Accesso alle armi da fuoco, l'osservazione potrebbe essere elementare ma se gli studenti che hanno perpetrato quelle stragi non avessero avuto facile accesso alle armi non sarebbero entrati in classe armati e non avrebbero ucciso nessuno.


America e armi. Infine, i dati grezzi su possesso di armi  in America parlano chiaro. Li pubblica Gun policy:


270 milioni di armi da fuoco detenute da privati cittadini; l'88,8% della popolazione possiede armi; gli Stati Uniti sono primi, tra 178 paesi, per numero assoluto e tasso relativo di possesso di armi.
Mentre, come osservato, dal punto di vista degli omicidi, il Brasile batte tutti, ecco la classifica
  1. Brasile, 43.909 omicidi
  2. Messico, 24.374 omicidi
  3. Russia, 21.603 omicidi
  4. Sud Africa, 16.834 omicidi
  5. Stati Uniti, 14.159 omicidi
Certo però si nota come vi sia più affinità tra i primi quattro della lista che tra quelli e gli Stati Uniti.

In definitiva, pur non essendoci ancora una chiara correlazione tra numero di armi da fuoco possedute dalla popolazione e numero di omicidi/suicidi in generale, ciò è probabilmente dovuto a un problema metodologico, per cui si confrontano realtà diverse che originano fenomeni di violenza diversificati. In molti casi il triste primato di quel fenomeno chiamato stragi scolastiche, rispetto ad altri tipi di violenza omicida, sembra maggiormente influenzato da modelli imitativi e facile accesso alle armi da fuoco. Le diverse dinamiche sociali in atto danno esiti e risultati differenti e appiattire il confronto significa molto spesso deformare la realtà. Uno studio approfondito dovrebbe valutare se la facile disponibilità all'acquisto di armi, la cultura dominante che giustifica il possesso di fucili e pistole, induca più facilmente a scatenare in maniera distruttiva quella rabbia che  altrimenti seguirebbe percorsi differenti e farebbe molti meno danni. Diverso ancora sarebbe il caso di quartieri o città infestati dalla microcriminalità o scarsamente controllati dalla forze dell'ordine, in cui le armi potrebbero esercitare un effetto deterrente. Certo, i casi come quello di Utoya potrebbero dimostrare che qualcuno seriamente intenzionato può procurarsi le armi che vuole, a dispetto delle normative che, per esempio per la Norvegia, popolo di cacciatori, prevedono il possesso di armi semiautomatiche ma la restrizione su quelle automatiche. Non mi sembra una buona scusa. L'America ha un triste primato nelle cosiddette stragi scolastiche: può anche essere  che la limitazione della vendita legale non avrebbe impedito quelle stragi costringendo solo i killer a cercarle nel mercato nero ma, di sicuro, renderne più difficile l'acquisto non aumenterebbe i casi di quel tipo di omicidio. 



imagecredit 
gunpolicy.org

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