venerdì 11 febbraio 2011

Di chi crede e chi non crede # 2 - Il fattore volontà

Il fattore volontà.
Non si accetta facilmente il male da qualcuno quando è fatto volontariamente. Eppure si accetta che colui al quale si crede ci sottoponga senza remore al male, senza curarsi dei nostri desideri, anzi imponendoci l'accettazione come una sorta di prova. Questo comportamento è difficile da capire, dall'esterno. Eppure, eppure qualcosa si può dire. Chi, a nostra memoria, specie durante l'infanzia, ci sottoponeva, spesso, a situazioni sgradite -fare i compiti, andare a scuola, lavarsi le mani, venire a mangiare- eppure non per questo perdeva la nostra fiducia? Non c'è bisogno di dirlo.
Per me, che non credo (almeno in colui al quale credono i cattolici) resta impossibile comprendere: il credere è dunque un atto di fede, inspiegabile, è una devozione assoluta, un cedere il comando in maniera totale, come accade con un genitore, seppure brontolando. Lo si fa perchè il genitore è la luce degli occhi, è tutto, e la natura vuole che vi sia attaccamento reciproco. Il fanciullo non smette di amare i genitori perchè questi gli impongono scelte a lui sgradite, pur non rinunciando a manifestare il proprio disappunto. E' solo dall'intrinseca insicurezza che giunge l'attribuzione del potere (quasi) assoluto: il fanciullo è perso senza l'accudente principale e questa conoscenza affettiva non è spiegabile nè lo necessita. Egli, il fanciullo, sa che è così e frigna solo perchè la medicina è amara, ma non scambia la propria affezione con il risentimento momentaneo. La sua è una fede.
E' la fede nella conoscenza del futuro e nell'aspettativa del futuro: egli sa che è così -il genitore l'accudisce- e così sarà domani, lo sa senza dirselo, lo sa perchè ama i suoi genitori e non può farne a meno. Egli è, a tutti gli effetti, un fedele, un credente. Se richiesto, non sa spiegare le motivazioni, ma sa sentirle affettivamente. Il mondo delle decisioni adulte è al di fuori della portata della sua comprensione, nè lui chiede di comprendere. Il motivo è sempre lo stesso, il ritorno affettivo: il genitore costruisce la sua autorevolezza su un costrutto affettivo solido e indistruttibile che non è scalfibile se non da un costrutto affettivo contrario di portata pari o superiore.
Così è per me il credente adulto: un fanciullo agli occhi di un genitore assoluto.
Il fattore volontà è dunque questo. La volontà si costruisce, con il tempo. Questo è un fatto assolutamente necessario perchè da questo evento dipende l'indipendenza comportamentale del nuovo soggetto. Il nuovo soggetto deve maturare la sua volontà e sentire tutte le altre come opposte alla propria per poter stabilire il proprio . Il sè è dunque, per me, il collasso della scelta. Nel mondo reale la scelta impone a volte il confronto -non sempre amichevole- tra due volontà. Durante l'infanzia il fanciullo cede al genitore per difetto di struttura, il sè appunto, ma anche perchè il suo mondo è soprattutto immaginario, cioè a dire i suoi mondi reale e immaginario sono sovente indistinguibili, per lui, che è capace di portare in un mondo immaginario ciò che non può essere contrastato a sufficienza dal suo insufficiente sè.
Non vorrei che questo tentativo di spiegazione risultasse involuto. L'intento è quello di definire una situazione, l'infanzia, in cui la parte volitiva non si è formata, e per questo l'apparente conflitto tra volontà propria e altrui si risolve anche nel mondo immaginario, nel quale, per definizione, non si sceglie. Questo passaggio è possibile, nell'umano, grazie all'influenza del linguaggio verbale. Nell'animale, invece, in cui l'infanzia è quasi sempre più breve, la risoluzione del conflitto è mediata unicamente dall'immaturità del sistema neurale, che infatti, a mio parere, si carica di una molla stressoria che si manifesta pienamente nel momento della separazione, quando la molla è carica.
Si consideri, comunque, che nell'ambito del linguaggio motori-corporeo, l'unico al quale hanno accesso la quasi totalità degli animali, non è necessario fornire una compensazione mondo reale-mondo immaginario, perchè non vi sono gli strumenti cognitivi per instaurarla. L'animale subisce la volontà altrui solo per difetto proprio, in maniera fisica, preparandosi per quando saprà imporre la propria volontà, il che equivale ad imporre il proprio sè, a esistere come individualità dotata di volontà. In questo gli fa certamente gioco la concessione di un'ampia quantità di affetto positivo nei confronti dell'accudente, attraverso i noti meccanismi dell' attaccamento.

6 commenti:

  1. Prendo solo spunto da alcuni tuoi passaggi per dire alcune cose, senza necessariamente commentare la logica del tuo post.
    Non tutti i genitori sono affidabili per il solo fatto di essere tali, e questo comporta anche nell'uomo adulto che si converte una difficoltà nel poter accogliere e comprendere e soprattutto accettare l'amore di Dio e di Maria. Perchè comunque l'immaginario della famiglia in cui si è nati condiziona l'accoglienza di un Amore che non è visibile anche se tangibile in altro modo.
    E questa è una difficoltà reale che esiste, ma che si può superare chiedendo la guarigione di ciò che anche emotivamente ostacola il ragionamento, esiste una bellissima preghiera a Maria che scioglie i nodi.... ma certo, la volontà resta.
    Buona giornata, carissimo....guarda caso oggi è la Madonna di Lourdes e giornata dell'ammalato, incluse malattie e fragilità spirituali :)
    ciao-

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  2. Je, va da sè che sempre intendo i comportamenti dal punto di vista statistico. Così come non siamo tutti alti uguali e grassi uguali così pure c'è qualcuno che getta i neonati nel bidone della spazzatura. Questo non cambia le cose.
    Ho come la sensazione che la delusione che si prova, diventando grandi, nei confronti del mondo in cui si vive, induca alla creazione di un "genitore" assoluto", idealizzato. Specie se si vedono cose come queste (mi auto-cito):
    http://questionedelladecisione.blogspot.com/2011/02/su-questo-il-nostro-premier-non-ha.html

    Buona giornata anche a te.

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  3. Molto interessante. Condivido diverse cose che coincidono con mie osservazioni. Soprattutto basate sul tipo di fede osservato in alcuni colleghi americani. Totalmente fanciullesco.

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  4. Vi sono cose da dire sulla razionalità e sui suoi rapporti con l'emozione. Grazie del tuo giudizio, Dioniso.

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  5. Je, va da sè che sempre intendo i comportamenti dal punto di vista statistico. Così come non siamo tutti alti uguali e grassi uguali così pure c'è qualcuno che getta i neonati nel bidone della spazzatura. Questo non cambia le cose.
    Ho come la sensazione che la delusione che si prova, diventando grandi, nei confronti del mondo in cui si vive, induca alla creazione di un "genitore" assoluto", idealizzato. Specie se si vedono cose come queste (mi auto-cito):
    http://questionedelladecisione.blogspot.com/2011/02/su-questo-il-nostro-premier-non-ha.html

    Buona giornata anche a te.

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  6. Prendo solo spunto da alcuni tuoi passaggi per dire alcune cose, senza necessariamente commentare la logica del tuo post.
    Non tutti i genitori sono affidabili per il solo fatto di essere tali, e questo comporta anche nell'uomo adulto che si converte una difficoltà nel poter accogliere e comprendere e soprattutto accettare l'amore di Dio e di Maria. Perchè comunque l'immaginario della famiglia in cui si è nati condiziona l'accoglienza di un Amore che non è visibile anche se tangibile in altro modo.
    E questa è una difficoltà reale che esiste, ma che si può superare chiedendo la guarigione di ciò che anche emotivamente ostacola il ragionamento, esiste una bellissima preghiera a Maria che scioglie i nodi.... ma certo, la volontà resta.
    Buona giornata, carissimo....guarda caso oggi è la Madonna di Lourdes e giornata dell'ammalato, incluse malattie e fragilità spirituali :)
    ciao-

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