Pacifisti e antiabortisti: come acqua e olio?

Chissà se i pacifisti sono così oltranzisti quando si tratta di sostenere la vita al suo primissimo apparire, a partire dall'ovulo fecondato. E chissà se i difensori della vita embrionale sono così oltranzisti anche quando devono decidere, giudicare o sopportare le devastazioni della guerra, fosse pure umanitaria.

Quale differenza! Non credo che vi sovrapponibilità, se non casuale e molto imperfetta, tra i due tipi. Nel senso che i pacifisti possono tollerare l'aborto e le forme contraccettive e gli antiabortisti possono tollerare le guerre e le sue devastazioni.

Com'è possibile?

Mi fanno l'impressione di essere come acqua e olio. Eppure, dovrebbero, e così sembrano a volte, essere strenui difensori della vita, tutta la vita, non solo una parte, quella che con la quale si empatizza di più.

E' chiaro che anche dietro un atteggiamento che sembrerebbe così scevro di implicazioni ideologiche si annidano invece le convinzioni politiche e sociali personali, a formare e indirizzare la nostra sensibilità.

E' sempre interessante per lo studioso dei fenomeni mentali cercare di penetrare nei meccanismi responsabili di questi comportamenti i quali, ancorchè conformati da una forte presa emotiva, pure sono o dovrebbero essere suscettibili all'analisi razionale, anche da parte del loro autore.

Perchè allora, di solito, chi è pacifista e aborrisce la guerra anche quando questa, come nel recentissimo caso libico, ha dichiarati scopi umanitari, non è altrettanto categorico nell'impedire l'aborto?

Oppure, mutatis mutandis, perchè un antiabortista, spesso e volentieri cattolico praticante, non esprime lo stesso sdegno contro l'uccisione attraverso il ripudio di ogni guerra, anche quelle umanitarie,  a un livello pari almeno a quello con il quale combatte l'aborto?

Misteri della mente, si dirà.