lunedì 15 agosto 2011

Il mio amico filosofo #1

Ad ognuno sarà capitato di conoscere o di avere per amico una persona estrosa, un po' fuori del comune, quasi bizzarra. Devo dire che la cosa capitò anche a me. Si era verso la fine dell'estate del 19.., seduto  in un bar di Caracas a gustarmi una guarapita in compagnia di questo mio amico. Egli era o si faceva passare per filosofo. Era un convinto assertore della conoscenza inconscia ovvero riteneva che ognuno di noi conoscesse le cose in maniera inconsapevole, senza rendersene conto, purchè avesse a disposizione tutti gli elementi. Una caratteristica peculiare che accompagnava questo suo tratto era quella di leggere due o tre libri contemporaneamente, ma non nel senso di cominciarne a leggerne uno, smettere, cominciarne un altro e così via, no non così. Egli li leggeva proprio contemporaneamente. Li apriva tutti e tre, li appoggiava sulla scrivania e cominciava a leggere dalla prima riga in alto a sinistra e poi continuava nella riga consecutiva della pagina a fronte dello stesso libro per continuare nel secondo e nel terzo, arrivato al termine del quale andava a capo nella seconda riga del primo libro, e così continuava.
-Ma riesci a capire qualcosa di quello che leggi? - solevo chiedergli.
Così quella volta, tanto per abbattere la noia, gli feci una domanda che già altre volte gli avevo fatto, sempre ottenendone risposte diverse: -Secondo te, c'è un senso nella vita?-  Anche quella volta mi sorprese.
-Una volta un tale, -  mi disse, - preparò una certa quantità di bicchieri di birra tutti uguali, ma in una metà dei bicchieri versò anche dieci gocce di aceto balsamico senza dirlo a nessuno, poi chiese ad alcune persone di assaggiare da entrambi i bicchieri (quello senza aceto e quello con aceto) e di dirgli qual era il migliore. Risultò che il bicchiere di birra con l'aceto balsamico era il migliore. Con una differenza: a coloro a cui non disse niente piaceva di più la birra con l'aceto balsamico aggiunto mentre a coloro cui disse dell'aggiunta prima di bere piacque di più il bicchiere senza aceto. E' la potenza dell'aspettativa, - concluse.
- Ma, - ribattei io pensieroso, - questo ha a che fare con quello che ti ho chiesto, vi è un segreto collegamento tra questi due fatti?
-Mah, - rispose, - non saprei dirti, è una cosa che lessi insieme a un libro sul senso della vita e a uno sulla schizofrenia, ed è quello che mi è rimasto più impresso di quella triplice lettura.

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