martedì 16 agosto 2011

Il mio amico filosofo #2


photo flickriver.com

In realtà non so bene come fu che si venne, un giorno che si era placidamente seduti sotto un ombrellone, con un venticello che rinfrescava quella cocente estate del 19.., a parlare di api e vespe. Eravamo io e il mio amico filosofo, placidamente intesi a far niente.
Forse fu il panorama che si stendeva davanti ai nostri occhi, una campagna assolata e fremente, che fornì l'argomento di discussione che ci scosse dal nostro torpore.
-Che meravigliose creature, - dissi, -sono le api...- e troncai  il discorso a metà, in parte perchè  essendo l'affermazione giunta alla mia coscienza  in un empito anche troppo frettoloso si era dispersa prima ancora che potessi completare la frase, e in parte perchè a volte è più bello accennare solamente  agli argomenti, lasciando una parte di non detto che l'interlocutore completa a suo piacimento, continuando poi quel dialogo smozzicato fatto solo di accenni.
-Se vi riferite  a quell'insetto che si è appena posato su una foglia di basilico, non si tratta di un'ape ma di una vespa, e precisamente di una vespa cartonaia - disse il mio amico distrattamente. La precisione estrema, per lui, la stessa dimostrata in questo frangente, era un evento opzionale, appariva e spariva improvvisamente, come un temporale estivo.
-Poco importa- continuai, -sono comunque insetti formidabili...mi chiedo a volte come riescano a trovare la via di casa...-. Ecco che improvvisamente, solo dopo aver avviato casualmente un discorso, si affacciava alla mia mente il reale motivo per cui l'avevo mosso: avevo sempre immaginato che la parola sciame, che descrive perfettamente un nugolo di questi simpatici insetti, non senza motivo contenesse al suo interno la parola scia, giacchè pensavo che codesti imenotteri lasciassero, a tutti gli effetti, una scia e che quella seguissero per ritornare.
Non so se il mio amico ascoltasse la mia risposta perchè, senza altro preavviso, continuò così: -Immaginiamo un disegno di una figura umana su un foglio. Come pensate che vedrebbe, quel disegno? Avendo solo due dimensioni e non potendo ruotare la testa su un terzo asse vedrebbe unicamente davanti a sè. Ad ogni modo, egli non vedrebbe mai il suo mondo così come lo vediamo noi, esseri tridimensionali. Ora, allo stesso modo in cui noi osserviamo lui, sarebbe possibile immaginare un ipotetico osservatore quadridimensionale che osserva noi? E via di questo passo, quante dimensioni spaziali sono ipotizzabili?-
Per tutta risposta sprofondai nel silenzio, dando prova di una eccellente imperturbabilità.
-La scienza ci viene, in parte, in aiuto - continuò, -affermando che le dimensioni spaziali superiori a 3 operano con più probabilità nel mondo microscopico che in quello macroscopico, a significare una specie di limite fisico superiore alle dimensioni macroscopiche possibili.
-Ma qual è questo limite superiore, - dissi infine scuotendomi con un sobbalzo, -3 ... 4?-
-Non si sa con certezza,- disse lui. -A volte immagino una scena come questa: a un ipotetico osservatore quadridimensionale potrebbe accadere di vedere le nostre vite, i nostri pensieri, le nostre pulsioni, insomma tutta la nostra storia da quando nasciamo, come una specie di scia continua, un arabesco che disegna un grafico, il quale rappresenta noi e soltanto noi, come un'impronta genetica o digitale. E dopo un po', questa nostra storia sotto forma di scia, questo disegno continuo, dovrebbe sembrargli così noioso, così prevedibile.
Forse è perchè una dimensione in più o in meno è in grado di conferire predicibilità o impredicibilità: per esempio, per noi esseri tridimensionali, la storia di quell'uomo disegnato su un foglio di carta è così prevedibile, tutto il suo mondo ci è così chiaro che ci sembra di sapere tutto mentre lui, che vive in un mondo che per lui rappresenta comunque tutto, forse nemmeno immagina, nemmeno prevede, che esiste un mondo superiore, che lo sta osservando proprio in questo momento...-


2 commenti:

  1. Non solo. Mi serve per variare il punto di vista. Un mondo uni o bidimensionale o addirittura uno quadrimensionale potrebbero vedere cose di questo nostro che noi non vediamo? O forse, anche solo, immaginarle?

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