venerdì 9 agosto 2013

Intervista di Beppe Grillo a Business Week sul futuro dell'Italia

Cominciamo dalla fine. "Da qui a cinque anni, come vede l'Italia?" chiede Stephan Faris di Business Week a Beppe Grillo. Che risponde "O la gente comprende che questo movimento, questa partecipazione democratica dei cittadini, è la via del futuro, o noi non avremo un futuro da qui a cinque anni." La frase ha certamente un che di tragico, quasi da aut aut, che dovrebbe indurre l'elettore a una profonda riflessione, ma non è lontana dal vero. Si può essere senza futuro anche tirando a campare, come paese, e lasciando che le cose si sistemino da sè, anche senza sprofondare del tutto.
C'è tutto il pensiero di Grillo in questa intervista che il comico genovese rilascia a Business Week, i suoi cavalli di battaglia, le sue certezze, i suoi toni apodittici che diffondono verità certe. C'è la sua idea di rinegoziare il debito prima che Germania e Francia ci scarichino, dopo essersi liberate delle nostre obbligazioni, c'è il suo racconto del secondo mandato di Napolitano, descritto come una decisione autonoma del Capo dello Stato, c'è la sua idea di trasformare l'economia italiana in un insieme di piccoli imprese artigianali e commerciali e  la sua convinzione che se non si farà così finiremo come la Grecia e c'è la sua idea di un referendum sull'euro senza però manifestare il suo pensiero, per non influenzare i votanti. 

Nonostante siano presenti in Grillo elementi opposti, un populismo di maniera un po' al limite e un reale e genuino coinvolgimento politico, alcune idee innovative e qualche cantonata, l'impressione generale che se ne ricava è comunque positiva, di qualcuno che incarna la protesta di una parte d'Italia contro la sua classe politica. 

Grillo è l'uomo giusto per il momento di protesta, ma il movimento che ha creato non è solo protesta. L'idea di coinvolgere direttamente i cittadini nella decisione democratica aumenta sia il senso di appartenenza allo Stato che l'impegno per la sua buona conduzione. Se le istituzioni sono viste come qualcosa di lontano e segreto, le loro decisioni sono subite più che condivise. Partecipare alle scelte induce una maggiore immedesimazione.
E che il M5S non voglia essere più solo un movimento di protesta circoscritto alla rete lo dimostra la risposta alla domanda "Qual è la strada da seguire [per vincere le elezioni]?" e cioè: organizzarci e andare in televisione. Come dire, dobbiamo conquistare il luogo dove si combatte la battaglia politica, se vogliamo avere qualche speranza di andare al governo.
E, a proposito, come sarebbe un governo a 5S? Non vi sono certezze, a questo riguardo, ma ve ne sono altre relativamente a ciò che abbiamo già. Per un dannato meccanismo psicologico preferiamo un male certo a un bene incerto. L'attuale situazione è il bel risultato della nostra classe politica e delle nostre paure, ma continuare a investire su questa sarebbe un vero e proprio atto di autolesionismo.  Il M5S è una di quelle novità in campo politico che possono realmente contribuire al cambiamento, o in maniera indiretta costringendo gli altri attori politici a seguirli,  o in maniera diretta andando al governo e mettendo in pratica le loro idee, così come hanno già dimostrato in qualche città e in Parlamento, dove sono gli unici ad aver rinunciato a un sacco di soldi e ad aver ridato un briciolo di credibilità alle istituzioni. Fare di tutto per distruggerlo, il M5S,  mi sembra una delle operazioni più miopi alle quali dover assistere.


1 commento:

  1. Grillo ,per consolidare il movimento deve:1)proporre chiare ricette economiche di crescita ,alternative alle attuali.2)proporre chiare linee etiche,sociali,politiche,cioè di valori che ispirerebbero un suo ev. governo.Cioè deve fare un PROGRAMMA chiaro ,sintetico ed essenziale,continuando sul distacco dall'Europa e sul rilancio della Nazione e popolo Italiani ,sovrani,indipendenti.Chiaro che a nessuno piace un Grillo dittatore che limiti la libertà già ora molto compressa.

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