Grazie a un amico su Facebook, Walter Caputo, apprendo che oggi 26 settembre si festeggia la Giornata europea delle lingue. L'evento è nato nel 2001 per iniziativa dell'Unione Europea e del Consiglio d'Europa, che avevano anche dichiarato il 2001 anno europeo delle lingue.
Nei 28 paesi che compongono l'Unione si parlano 24 lingue ufficiali e più di 60 lingue regionali, parlate da piccole comunità. La Commissione europea definisce questo profluvio di lingue un'immensa ricchezza linguistica e, anche se sono noti a tutti i vantaggi del parlare una lingua comune per farsi capire, la diversità linguistica va tutelata, sia perchè è parte integrante della civiltà e della cultura che la esprime sia perchè costringe a imparare una nuova lingua, cosa ritenuta in grado di favorire l'intelligenza, o meglio, certi compiti cognitivi [vedi classico studio del 1962].
Le 24 lingue ufficiali dei 28 paesi dell'Unione Europea sono:
- bulgaro,
- ceco,
- croato,
- danese,
- estone,
- finlandese,
- francese,
- greco,
- inglese,
- irlandese,
- italiano,
- lettone,
- lituano,
- maltese,
- olandese,
- polacco,
- portoghese,
- rumeno,
- slovacco,
- sloveno,
- spagnolo,
- svedese,
- tedesco,
- ungherese
Per chi volesse avere più notizie sulle lingue regionali o minoritarie, consiglio questo studio Euromosaic della Commissione Europea.
Alcune notizie interessanti sulle lingue parlate nell'Unione Europea nonchè un sondaggio su Europei e lingue è presente in forma sintetica qui e in forma estesa qui. Ecco alcune curiosità:
Rispetto alla popolazione dell'UE, la lingua più parlata come lingua madre è il tedesco (16%), seguita da italiano e inglese (13% ciascuna), francese (12%) e spagnolo e polacco (8% ciascuna).
Poco più della metà degli europei (54%) è in grado di sostenere una conversazione in almeno una lingua supplementare, un quarto di essi (25%) sa parlare almeno altre due lingue e un decimo (10%) ne conosce almeno tre.
Quasi tutti gli intervistati in Lussemburgo (98%), Lettonia(95%), Paesi Bassi (94%), Malta (93%), Slovenia e Lituania(92%) si dichiarano in grado di parlare almeno una lingua straniera oltre alla propria lingua madre.
Anche gli europei che si dichiarano in grado di leggere un articolo di giornale o di periodico in una lingua straniera sono poco più dei due quinti (44%) della popolazione. L'inglese è anche in questo caso la lingua straniera più diffusa, con la stessa quota di europei (25%) in grado di leggere un articolo di giornale o di periodico in questo idioma. Seguono il francese (7%), il tedesco (6%), lo spagnolo (4%), il russo e l'italiano (queste ultime due lingue con il 2% delle risposte).
Una piccola notazione riguardo a come ho appreso della notizia. Nel suo post su Facebook Caputo faceva riferimento a una pagina su Zanichelli intitolata L'antiburocratese, dizionario del parlar chiaro. Le perle presenti mi fanno fare un parallelo tra parlare e pensare scuro, in antitesi al parlar chiaro richiamato, della burocrazia italiana, una probabile dimostrazione della volontà di mantenere le distanze, ben evidenziata del resto da comportamenti di pubblici ufficiali osservati, seppure in modo aneddotico, grazie a testimonianze filmate in rete.
Alcune delle parole trovate:
- cerziorazione
- attergato
- badantato
- ultroneo
Evviva la diversità linguistica ma abbasso i linguaggi oscuri ed elitari. Come dicono sull'antiburocratese, parlar chiaro è un dovere morale, ostinarsi a non farlo (invito a leggere il testo di qualche legge o documento burocratico per rendersene conto) sia in ambito burocratico che in quello giuridico o scientifico, significa non voler distribuire quella ricchezza che possiamo trasmettere con il linguaggio, la conoscenza.
Oggi a Radio3, tutta la programmazione è dedicata a questo anniversario.
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