Sembra che anche i topi provino empatia. Via Brain Factor, con questo[1] articolo di Alessandra Gilardini, scopro da questi due lavori [2][3] che anche i topi empatizzano, per esempio con il dolore altrui, cioè quando osservano un altro topo, e in maggior misura se imparentati, e oltre a manifestare gli stessi sintomi del topo osservato nel momento in cui li osserva, come l'immobilizzazione da paura, acquistano anche una paura condizionata a distanza di tempo. Le aree coinvolte sono il nucleo laterale dell'amigdala e la corteccia cingolata anteriore (ACC). Se venivano inattivati la ACC e i nuclei talamici parafascicular e medio dorsali , il processo non avveniva. Altri lavori avevano evidenziato l'esistenza di comportamenti empatici tra topi imparentati o che vivevano nella stessa gabbia [4], con ruolo dell'ossitocina [5].
Sono andata a sentire Mainardi, la scorsa settimana, le meraviglie degli animali sono miracoli,non preoccupatevi ricercatori e professori associati o con la cattedra, in qualunque ramo state investigando le cose da scoprire sono quasi infinite.
RispondiEliminaMainardi mi ha fatto capire la "saggezza istintuale" che ha una cozza, sembra impossibile ma anche una cozza è piena zeppa di istinti.
Ciao Paolo.
E bene hai fatto. Anche una cozza c'ha il suo bel perchè. E poi viene molto bene...gratinata!
RispondiEliminamolto interessante!
RispondiEliminascoperte come queste non fanno che riaffermare prepotentemente la "genicità" della sfera mentale..il che può essere frustrante per persone abituate al finalismo (come la grande maggioranza sulla faccia della terra)..
mmmmmm
RispondiEliminaA proposito di animali, se vuoi inorridire leggi questo indefinibile:
RispondiEliminahttp://www.ilcattolico.it/Default.aspx?iddoc=1330
Sono rimasta orribilmente allibita-
Buona domenica!
Antoo, consideriamo che c'è anche l'epigeneticità.
RispondiEliminaPitie, orribilmente allibita per la storia della vespa e dello scarafaggio o per la presunta confutazione darwiniana?
RispondiEliminaSpero per la prima. In natura esistono molte forme di parassitismo notevolmente spinte. Questa è una delle tante.
Buona domenica anche a te!
....per entrambe :-
RispondiEliminaPitie, non sarai di quelle che non riescono a conciliare selezione naturale e fede? tanti vi riescono...
RispondiEliminaok dai ,prendo il casco .....rigorosamente rosa
RispondiEliminadove andiamo ???? :))))
sei sicuro???
RispondiEliminail viaggio è lungo e io sono notoriamente insopportabile
sei sicuro volermici portare ???
solo di sale ???
RispondiEliminami sembra riduttivo .....
Non credo che siano i topi ad assomigliarci, ma viceversa. Abbiamo in noi una parte animalesca molto più grande di quello che spesso si crede.
RispondiEliminaAssolutamente no,solo che trovo assurdo definirsi scienziati atei e/o cattolici, se la scienza è scienza perchè il distinguo? Perchè il mistero esiste solo che chi non vuole riconoscerlo ci tiene a definirsi ateo, mah...
RispondiEliminabuona giornata!
[perchè se fossi stata di quei cattolici?....sei forse intollerante o pretendi che tutti pensino la stessa cosa? :P ]
ciao-
Andrea, ne sono convinto. E poi, anche la coscienza secondaria...
RispondiEliminaPitie, sei stata brava psicologa nel porre la domanda in modo da fornire una risposta "guidata". E comunque non sono affatto intollerante, mi sarebbe dispiaciuto per te.
Io non trovo assurdo definirsi atei o credenti. La scienza è unica, per entrambi, la differenza sta nell'apparato spirituale e direi anche emotivo. Solo in questo modo uno scienziato può derogare da quelle leggi che studia per accettare l'esistenza di qualcosa non provabile.
Poi dopo, ognuno è libero di credere o non credere ciò che vuole. La differenza sta nel metodo usato per conoscere: uno è personale, l'altro pubblico.
Ma la legge confutata nell'articolo è la selezione naturale di Darwin.... quindi è opinabile anche lo studio scientifico?
RispondiElimina....
Per dire....
Per due anni al liceo, un sacerdote plurilaureato incluso in biologia, ci spiegò la teoria dell'evoluzionismo, e secondo il suo studio nonchè ragionamento logico, qualora si dimostrasse che effettivamente discendiamo dalle scimmie, per un cattolico la differenza resterebbe nel momento in cui Dio avrebbe infuso quella che noi chiamiamo 'anima', ma oggi contestano anche questa teoria, per dire...
Cara Pitie, andrei cauto nel definire confutata la teoria darwiniana della selezione naturale, molto cauto.
RispondiEliminaIl fatto è che fede e scienza sembrano inconciliabili, dal punto di vista cognitivo, ma non da quello emotivo. L'emozione è una cosa più privata, la cognizione è una cosa più pubblica.
Se si accetta che la conoscenza passi attraverso il "pubblico" (riproducibilità e falsificabilità) allora si capiscono le differenze. Se la fede vuole spiegare la vita pretendendo la stessa legittimità del "pubblico", allora cominciano i problemi.
Ma a voi credenti, che vi cambia? C'è sempre un punto che la scienza per ora non sa spiegare (questa... anima) quindi è solo materia vostra, tenetevela e gestite le anime ma lasciate alla scienza i corpi.
Spero di non essere stato brutale, perchè mica volevo! ahahaha
ciao carissima
Ma se leggi bene l'articolo, lo dice lui che è confutata la selezione naturale di Darwin con gli esempi citati dagli altri scienziati... mi riferivo al testo dell'articolo che appunto, mi ha lasciato allibita.
RispondiEliminaPer tutto il resto, non raccolgo.... buona continuazione, carissimo ahahhaha ;)
Ma la legge confutata nell'articolo è la selezione naturale di Darwin.... quindi è opinabile anche lo studio scientifico?
RispondiElimina....
Per dire....
Per due anni al liceo, un sacerdote plurilaureato incluso in biologia, ci spiegò la teoria dell'evoluzionismo, e secondo il suo studio nonchè ragionamento logico, qualora si dimostrasse che effettivamente discendiamo dalle scimmie, per un cattolico la differenza resterebbe nel momento in cui Dio avrebbe infuso quella che noi chiamiamo 'anima', ma oggi contestano anche questa teoria, per dire...
Cara Pitie, andrei cauto nel definire confutata la teoria darwiniana della selezione naturale, molto cauto.
RispondiEliminaIl fatto è che fede e scienza sembrano inconciliabili, dal punto di vista cognitivo, ma non da quello emotivo. L'emozione è una cosa più privata, la cognizione è una cosa più pubblica.
Se si accetta che la conoscenza passi attraverso il "pubblico" (riproducibilità e falsificabilità) allora si capiscono le differenze. Se la fede vuole spiegare la vita pretendendo la stessa legittimità del "pubblico", allora cominciano i problemi.
Ma a voi credenti, che vi cambia? C'è sempre un punto che la scienza per ora non sa spiegare (questa... anima) quindi è solo materia vostra, tenetevela e gestite le anime ma lasciate alla scienza i corpi.
Spero di non essere stato brutale, perchè mica volevo! ahahaha
ciao carissima
Andrea, ne sono convinto. E poi, anche la coscienza secondaria...
RispondiEliminaPitie, sei stata brava psicologa nel porre la domanda in modo da fornire una risposta "guidata". E comunque non sono affatto intollerante, mi sarebbe dispiaciuto per te.
Io non trovo assurdo definirsi atei o credenti. La scienza è unica, per entrambi, la differenza sta nell'apparato spirituale e direi anche emotivo. Solo in questo modo uno scienziato può derogare da quelle leggi che studia per accettare l'esistenza di qualcosa non provabile.
Poi dopo, ognuno è libero di credere o non credere ciò che vuole. La differenza sta nel metodo usato per conoscere: uno è personale, l'altro pubblico.
Pitie, orribilmente allibita per la storia della vespa e dello scarafaggio o per la presunta confutazione darwiniana?
RispondiEliminaSpero per la prima. In natura esistono molte forme di parassitismo notevolmente spinte. Questa è una delle tante.
Buona domenica anche a te!
....per entrambe :-
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