[Source: Buckfire and Buckfire.com]
Un recente episodio di nonnismo piuttosto grave, secondo quanto riferito da Repubblica, mi fornisce lo spunto per ragionare sul fenomeno della violenza o prepotenza verso altri membri del proprio gruppo o meglio, sull'effetto psicologico che questi comportamenti hanno sia su chi li riceve sia su chi li pratica.
L'infografica qui sopra è realizzata da uno studio legale americano ed è basata su dati, tra l'altro, del Ministero della Giustizia statunitense. Alcuni dati sono preoccupanti, per l'enorme diffusione del fenomeno del bullismo:
- 280 mila studenti subiscono attacchi fisici ogni mese;
- 160 mila non vanno a scuola per paura di atti di bullismo;
- il 77% degli studenti subisce una qualche forma di bullismo.
Anche gli aspetti psicologici sono rilevanti:
- Gli effetti sulle vittime di bullismo vanno dall'ansia alla paura, a una bassa autostima, alla difficoltà di concentrazione. In più, chi subisce prepotenze e violenze, spesso eviterà di andare a scuola e finirà per isolarsi. In casi estremi si può arrivare al suicidio.
- Sul versante bulli invece, l'indulgere in questa pratica rende più probabile impegnarsi in altre attività delinquenziali o pratiche antisociali. Il 60% di chi commette atti di bullismo ha almeno una condanna penale.
Una definizione comunemente accettata di bullismo si deve a Olweus (1993)
bullying is a chronic form of victimization involving unprovoked attempts to harm the other person.
Il bullismo è una forma cronica di persecuzione basata su tentativi di danneggiare gli altri, senza aver ricevuto nessuna provocazione.
Non inganni la diversità terminologica. In definitiva, l'aspetto essenziale che sta dietro il bullismo è lo stesso che sta dietro il nonnismo o il mobbing o tutte le altre forme di persecuzione. E questo aspetto va forse addirittura al di là di quello che ci si potrebbe aspettare dai comportamenti di dominanza e sottomissione presenti in quasi tutti quegli animali che vivono in gruppo. Da questa iniziale definizione sono state tratte 5 caratteristiche del bullismo [1]
(1) bullying consists of behavior that is directed towards a victim with the intention to harm or instill fear in the victim;
(2) the behavior occurs without provocation from the victim
(3) the aggression occurs repeatedly over a period of time
(4) the behavior occurs within the context of a social group; and
(5) an imbalance of power exists between the aggressor and victim. Bullying can take the form of physical attacks (hitting, kicking, or shoving); direct verbal attacks (calling a student names, saying hurtful or unpleasant things); or relational aggression (purposely excluding a student, starting rumors).
1) il bullismo consiste in un comportamento diretto verso una vittima con l'intento di danneggiarla o instillarle la paura;
2) il comportamento si manifesta senza alcuna provocazione da parte della vittima;
3) le aggressioni si ripetono per un certo periodo di tempo;
4) il comportamento si manifesta all'interno di un gruppo sociale;
5) tra aggressore e vittima c'è uno squilibrio di forze. Il bullismo può assumere la forma di attacchi fisici (percosse, calci, spintoni); attacchi verbali (chiamare qualcuno in maniera offensiva o spiacevole); o attacchi sociali (escludere volutamente qualcuno, diffondere voci).
Con una leggera forzatura si potrebbero paragonare i comportamenti di bulli e nonni a quelli di soggetti che cercano di eliminare la concorrenza più od oltre che al tentativo di stabilire delle gerarchie. Pur se lo squilibrio di forze tra aggressore e vittima si basa spesso sul fatto che gli aggressori sono più di uno o almeno, anche se è uno solo, è spalleggiato da altri, e la vittima è una, l'intento non è tanto quello di assoggettarlo quanto quello di annientarlo come possibile rivale. Questo potrebbe far pensare a una deformazione patologica di un comportamento ancora normalmente presente ma solitamente ben controllato dall'educazione.
(Continua)[1] Chambless, Courtney Brooke, "Long-Term Effects of Bullying: Exploring the Relationships among Recalled Experiences with Bullying, Current Coping Resources, and Reported Symptoms of Distress" (2010). Counseling and Psychological Services Dissertations, Paper 53
Olweus, D. (1993). Bullying at school: What we know and what we can do. Malden, MA:
Blackwell Publishing.
.
Nessun commento:
Posta un commento
Come si dice, i commenti sono benvenuti, possibilmente senza sproloqui e senza insultare nessuno e senza fare marketing. Puoi mettere un link, non a siti di spam o phishing, o pubblicitari, o cose simili, ma non deve essere un collegamento attivo, altrimenti il commento verrà rimosso. Grazie.