venerdì 13 gennaio 2012

Il Google cinese: Baidu

Interessante articolo di Jonathan Margolis del New Statesman, tradotto da Internazionale, sul Google cinese: Baidu. Anche l'interfaccia è minimalista, molto simile a quella del colosso di Mountain View.


Baidu è il motore di ricerca nazionale, in Cina: 400 milioni di utenti, quotazione al Nasdaq, e 500 milioni di dollari di incassi, questi i numeri del gigante cinese in continua crescita.
L'incipit dell'articolo è piuttosto preoccupante e dipinge la situazione, e le contraddizioni, dell'industria dell'informazione cinese e di Baidu.
Immaginate di incontrare dei cinesi che vi chiedono cosa ne pensate di una manifestazione del 1989 a Trafalgar square in cui l’esercito britannico ha ucciso migliaia di persone riunite nella piazza per protestare contro la poll tax introdotta da Margaret Thatcher. Poi i cinesi vi cominciano a parlare del loro eroe spirituale, il leader di un culto religioso dell’Irlanda del Nord che ricordate vagamente di aver sentito nominare dai mezzi d’informazione come un truffatore. E infine si congratulano con voi per il Nobel per la pace assegnato a un intellettuale britannico di cui non avete mai saputo niente.
Tutto quello che i vostri amici cinesi dicono della Gran Bretagna vi sembra senza senso. Tornate a casa un po’ turbati, ma il vostro sospetto che si sbaglino – o che forse abbiano semplicemente subìto un lavaggio del cervello – è confermato da qualche ricerca su Google. Non si trova nulla sul massacro, sul leader religioso e sull’intellettuale. Vi sembra inverosimile? Questa è la situazione in Cina rispetto ai fatti di piazza Tiananmen, al Dalai Lama e a Liu Xiaobo. E parte della responsabilità per questo stato di cose è di Baidu, l’equivalente cinese di Google.
Oltre l'attività censoria che esiste in Cina c'è da considerare anche un altro fattore: il disinteresse per le vicende politiche è molto alto e si sopporta la censura purchè si abbia possibilità di chattare e scrivere di altre cose.
Eppure il livello di patriottismo e nazionalismo rimane così alto che, nonostante le lamentele sul governo e la burocrazia, perfino i dissidenti accettano qualche disagio – per esempio l’esclusione da oscure informazioni straniere su Baidu – come il prezzo da pagare per far parte del più grande paese del mondo. Possono comunicare e informarsi su milioni di argomenti, dall’amore agli affari, dai personaggi famosi alle ricette. Cosa importa se alcuni noiosi temi politici sono vietati perché stranamente disturbano le autorità.
Molto istruttivo e capace di allargare la visuale, anche per comprendere il ruolo che hanno certe tecnologie nel sostituire bisogni fondamentali come libertà e democrazia. Continua a leggere su Internazionale... 

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