Potrebbe sembrare a tutta prima un argomento leggermente secondario, una ricerca di nicchia, dal non elevato interesse, ma forse non è così. Provare a far affondare gocce d'acqua nell'olio potrebbe apparire, come detto, attività più da perditempo che da ricercatore, ma in realtà un razionale c'è.
L'intento di chi vi si applica, Chi Phan della Curtin University in Australia, è quello di creare una via di approvvigionamento per i microbi utilizzati per metabolizzare le fuoriuscite di petrolio, i cosiddetti batteri mangia-petrolio. Infatti, quando si utilizzano questi microrganismi per ripulire le fuoriscite di petrolio in mare, uno dei fattori limitanti è la difficoltà di inviare sostanze nutritive ai batteri in profondità all'interno della chiazza oleosa.
Chi Phan ha mostrato come una goccia d'acqua, che solitamente rimane a galla nell'olio, può essere fatta affondare aumentandone la dimensione. Nell'esempio mostrato nel video, una goccia d'acqua in olio di colza viene aumentata di dimensioni finchè la forza di gravità non vince la tensione superficiale e porta la goccia a fondo. Il collegamento con i microbi mangia-petrolio è dato dal fatto che la goccia che affonda potrebbe contenere appunto sostanze nutritizie utilizzabili dai microrganismi.
Potrebbe anche essere immaginato come il primordiale inizio della formazione di vasi sanguigni o linfatici nei primi organismi pluricellulari, nei quali vi era la necessità di portare le sostanze nutritive all'interno della colonia.
Nessun commento:
Posta un commento
Come si dice, i commenti sono benvenuti, possibilmente senza sproloqui e senza insultare nessuno e senza fare marketing. Puoi mettere un link, non a siti di spam o phishing, o pubblicitari, o cose simili, ma non deve essere un collegamento attivo, altrimenti il commento verrà rimosso. Grazie.