Segnala il sito della Guardia di Finanza che questa mattina sono stati eseguiti 5 arresti di amministratori di una società di riscossione di tributi per conto degli enti pubblici come i comuni. La società in questione, secondo quanto riportano Repubblica e le altre fonti di stampa, è Tributi Italia spa, e la storia è piuttosto semplice e vecchia: invece di riversare ai comuni, tolto il proprio aggio, i tributi riscossi per loro conto, li tratteneva nelle proprie casse, portando in questo modo alcuni comuni sull'orlo del fallimento.
Molti di questi comuni se ne erano accorti e avevano revocato il mandato a Tributi Italia nonchè sporto denuncia.
E a proposito di denunce, rileva e documenta la stessa Repubblica che già nel 2010 aveva denunciato lo scandalo, con tanto di cifre. Non è dato sapere se l'indagine è durata per tutto questo tempo o se è stata avviata in seguito, ma non sarebbe male alle volte prendere in considerazione le inchieste giornalistiche. Ecco alcuni degli ammanchi nelle casse comunali, secondo i giornalisti Mania e Tonacci
- Pomezia quasi 22 milioni,
- Aprilia 20 milioni,
- Nettuno 3,2 milioni,
- Augusta quasi 5 milioni,
- Bergamo 2,2 milioni,
- Fasano quasi 2 milioni
Già da allora si segnalava lo stato di quasi fallimento di Tributi Italia e come un sostituto procuratore di Velletri avesse ricostruito il "sistema Saggese" (ad e padrone dell'azienda di riscossione).
Due anni da quel 2010, forse per ricostruire tutti i tortuosi trasferimenti di denaro nell'intreccio di società costruite intorno a Tributi Italia.
Infine, ultima osservazione sul ruolo della politica, non si sa se lenta a comprendere o interessata a non intervenire tempestivamente:
E il Palazzo? Dove stavano i potenti di Roma mentre le tasse locali se ne andavano in direzioni anomale? Possibile che nessuno se ne sia accorto?
si chiedono Mania e Tonacci. Tra le cose anomale che notano c'è per esempio questo, il cammino molto tortuoso per cancellare, in Commissione Finanze della Camera, Tributi Italia dall'albo delle agenzie di riscossione
si scopre che l'Anci, l'associazione dei Comuni, non è sempre stata presente alle riunioni dell'Anacap (l'associazione di categoria dei riscossori). E perché tra i componenti di quest'ultima, che ha voce in capitolo sulla cancellazione, c'è Pietro Di Benedetto che fa l'avvocato e difende proprio "Tributi Italia"? Quest'ultima, a sua volta, ha speso non meno di 6 milioni di euro per pagare i suoi consulenti legali. Tasse dei cittadini? E poi: controllati che controllano?
Di seguito il comunicato stampa della Guardia di Finanza.
Nella mattinata odierna, il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Genova ha dato esecuzione a cinque misure cautelari, una di custodia in carcere e quattro afferenti all'obbligo di dimora nel Comune di residenza, nei confronti degli amministratori di una società operante nel settore della riscossione per conto di enti pubblici territoriali (Comuni), nonché ad un correlato provvedimento di sequestro, afferente a beni e denaro nella disponibilità dell'impresa, per un valore complessivo di circa 9 milioni di euro, costituiti da beni mobili ed immobili, autoveicoli, titoli azionari, denaro depositato in conto corrente ed oggetti di lusso.
Contestualmente all'esecuzione dei suddetti provvedimenti coercitivi, sono state eseguite, sempre su disposizione dell'A.G., 9 perquisizioni, volte ad acquisire al procedimento penale ulteriori elementi probatori sulle responsabilità degli indagati, riguardanti abitazioni ed uffici ubicati in varie località, in particolare in provincia di Genova, nella zona del Tigullio, a Roma ed in provincia di Piacenza.
I provvedimenti giudiziari eseguiti, sono stati emessi dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Chiavari su richiesta del Procuratore della Repubblica alla stessa sede.
L'operazione deriva da articolate e complesse indagini, che hanno portato ad accertare gravissime irregolarità gestionali, in capo alla società indagata, azienda che esercitava la propria attività a livello nazionale, occupandosi della riscossione di tributi locali (ICI, TOSAP ed altre entrate), per incarico ricevuto da oltre 400 Comuni, distribuiti in varie regioni del territorio nazionale.
L'azienda, una volta introitate le somme provenienti dalla riscossione tributaria, anziché riversarle agli enti a cui spettavano, al netto dell'aggio di sua competenza, le tratteneva sui propri conti correnti, appropriandosene indebitamente. I fondi, poi, attraverso rapporti, privi di effettive ragioni economiche, con altre società, riconducibili all'amministratore di fatto dell'impresa di riscossione, vero "dominus" ed artefice di tutta l'operatività aziendale, venivano distratte a beneficio di quest'ultimo.
Gli approfondimenti investigativi, considerato il meccanismo attraverso il quale i fondi uscivano dalla società di riscossione, sono stati concentrati sulle operazioni con le "imprese collegate", spesso documentate come consulenze o piani di riorganizzazione aziendale, verificando, altresì, alcune operazioni societarie di natura straordinaria, come aumenti di capitale e costituzione di nuove società, risultate funzionali, anche queste, a distrarre ingenti somme.
Una delle consulenze, per le quali è stato corrisposto un compenso di circa 2 milioni di euro, ha riguardato l'improvvida acquisizione di una società di riscossione brindisina, già indebitata per circa 43 milioni di euro; tale operazione ha comportato un irreparabile pregiudizio per il patrimonio della società in questione.
Al di là delle irregolarità descritte, l'impresa di riscossione, a causa di una cattiva gestione e delle numerose denunce presentate nei suoi confronti per la scorretta attività gestionale, da parte di vari Comuni vittime delle sottrazioni di fondi, che gli avevano revocato le concessioni per l'esazione tributaria, è entrata in stato d'insolvenza, venendo, conseguentemente, dichiarata fallita dal Tribunale di Roma, dove l'azienda ha la sede legale e dove la locale Procura procede per violazioni della legge fallimentare.
Le attività d'indagine hanno consentito, sinora, di comprovare, in modo certo, l'avvenuta appropriazione di fondi per un ammontare di circa 20 milioni di euro; i soggetti indagati, in tutto 9, cioè quelli sottoposti alle misure cautelari, più altri 4 perseguiti "a piede libero", sono accusati, dall'A.G. chiavarese, di peculato e reati fiscali.
Le risultanze dell'indagine giudiziaria vengono utilizzate per lo sviluppo di una verifica fiscale, tuttora in corso, nei confronti della società di riscossione.
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