Nonostante il Parlamento Europeo si fosse espresso favorevolmente all'introduzione dell'obbligo di segnalazione del luogo di produzione delle merci importate circolanti in Europa, la Commissione Europea ha ritirato il regolamento, per il mancato accordo tra i vari paesi. In una nota uscita ieri sul sito del Parlamento Europeo gli eurodeputati hanno detto che
l'Unione deve rendere obbligatorio l'uso del marchio d'origine per i beni importati da paesi terzi. Gli eurodeputati hanno reiterato la loro domanda giovedì, durante un dibattito in plenaria e in una risoluzione. Dopo aver criticato la decisione della Commissione di ritirare il regolamento sul "made in" che aveva ricevuto il forte sostegno del Parlamento nel 2010, gli eurodeputati hanno chiesto una nuova proposta.
La relatrice sul "made in", l'italiana Cristiana Muscardini, ha rimarcato l'esistenza di tali norme sul marchio d'origine in paesi concorrenti commerciali dell'Europa, come Stati Uniti, Brasile, Giappone e Cina, e la posizione di minor forza che scaturirebbe dall'assenza di una legislazione in tal senso, che finirebbe con il penalizzare i cittadini europei:
"L'Europa non può dirsi giusta verso i propri cittadini se non è capace di difenderne i diritti" approvando le stesse norme o chiedendone l'abrogazione nei paesi competitori, e ha chiesto un incontro con Commissione e Consiglio per superare l'impasse.
L'Italia, chiaramente, potrebbe essere uno dei paesi maggiormente danneggiati in quanto grande paese manifatturiero, per esempio nei settori dell'abbigliamento, dell'arredamento, della ceramica, del vetro, mentre altri, più legati alla grande distribuzione, come per esempio Germania, Svezia, Olanda più portati a delocalizzare, non sentono la necessità di una normativa in tal senso. E così il Commissario al Commercio Karel De Gucht, belga, ha deciso di ritirare questa normativa sul "made in", con la scusa che il Wto, il World Trade Oraganization, poteva intenderla come pratica protezionistica anche se, come visto, è presente in molti paesi extra-europei.
Per fortuna che il Parlamento Europeo spinge invece per una ripresa della discussione, perchè la presenza della segnalazione dell'origine delle merci "può garantire una scelta informata da parte dei consumatori".
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