Ha suscitato sorpresa la presenza di Gianroberto Casaleggio al Forum Ambrosetti che si tiene a Villa d'Este a Cernobbio, definito il forum dei potenti dell'economia e dei banchieri, e ancora di più il fatto che sia avvenuto a porte chiuse, non si sa bene per volontà di chi visto che Casaleggio smentisce sia stata una sua richiesta. L'unico filmato che circola è quello dell'arrivo di Casaleggio, inseguito dai cronisti, che chiede protezione alla security. Però, se non si può vedere l'intervento di Casaleggio al Forum Ambrosetti si può sentire il parere di quelli che hanno assistito.
"Al Forum di Ambrosetti ho detto che i giornali e le televisioni sono gli strumenti del potere in Italia. Lo ribadisco. A una domanda sul mio ottimismo, ritenuto eccessivo, sulla democrazia diretta, ho risposto che la diffusione dell'informazione grazie a Internet renderà possibile la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e la diffusione di strumenti di democrazia diretta. Ho aggiunto che però in Italia la democrazia è ancora una parola vuota. I referendum abrogativi, come quello sul finanziamento pubblico dei partiti, sono ignorati, la legge popolare Parlamento Pulito firmata da 350.000 cittadini non è stata neppure discussa in Parlamento, e lo stesso Parlamento, che dovrebbe essere la massima espressione della volontà popolare, è esautorato dal governo con i decreti legge e formato da nominati dai partiti"
Ma al Forum non ha partecipato solo Casaleggio. Vi erano anche il Presidente del Consiglio e numerose altre personalità del mondo imprenditoriale, politico ed economico. Per chi vuole la lista completa, mentre cerco sul sito del Governo il discorso di Letta, mi cade l'occhio sul programma del workshop, all'interno del quale c'è la lista dei partecipanti. Ci sono parecchi ministri ed ex ministri, sia italiani che stranieri, economisti, qualche scienziato, presidenti di organismi nazionali e internazionali. A voi l'elenco.
Quanto all'intervento di Letta però non c'è niente. Del resto, l'unica cosa che si trova sul discorso del Presidente del Consiglio è qualche spezzone video, come questo, che non modifica di molto l'opinione che si poteva avere del capo del Governo.
Un sunto dell'intervento di Letta è disponibile sul sito di Rai News 24. Ma, invocare la stabilità di governo, come fa Letta, come massima garanzia di ripresa mi sembra rimanere alla superficie dei problemi. Certo, la stabilità rassicura i mercati ma non è di per sè sufficiente. Fare le cose scomode che nessuno finora ha fatto, compreso il Governo Letta, questo significa "rompere le catene". Speriamo che i provvedimenti di questo esecutivo non siano tutti come la vantata abolizione del finanziamento ai partiti, perchè altrimenti saremmo messi proprio male.
Infine vi segnalo l'intervento d'apertura di Valerio De Molli, del gruppo The European House Ambrosetti.
Tra le cose dette, oltre le solite di circostanza che si ripetono sempre, c'è qualcosa di leggermente più interessante, che può vantare qualche legame con la realtà. Certo, anche se quello dell'imprenditore è un ruolo fondamentale nelle economie capitalistiche, e non solo quando riguarda i grandi magnati dell'industria ma anche quando ha a che fare, per esempio, con imprenditoria giovanile o con la semplice apertura di un negozio, non vorrei farne un nuovo oggetto di venerazione. Va comunque riconosciuto che è dall'attività imprenditoriale che proviene l'occupazione. Per esempio, le nuove aziende creano 4 milioni di posti di lavoro ogni anno, ricorda De Molli citando la Commissione Europea, quindi cerchiamo di favorire la nascita di nuove imprese, dice. Per dire, lo Start-up Act 3.0 statunitense riporta che il 40% del Pil americano proviene da aziende nate dopo il 1980. Certo, emulare gli Stati Uniti in quel campo, con la nostra situazione di credito alle imprese, risulta improponibile. In Italia mancano finanziatori di progetti economici che accettino di accollarsi il rischio, come succede in America. Aggiungici che burocrazia e tasse funzionano da deterrente e si avrà il quadro della situazione. Inoltre, l'imprenditoria italiana è di tipo patriarcale, chiuso, tendente alla trattativa privata più che alla libera concorrenza, e questo finisce per escludere tutti quegli imprenditori che non vogliono, o non possono, fare accordi con i politici di turno. Ma questo intreccio politica-economia dipende solo dalla classe politica? Quando si acquista della merce rubata si viene spesso accusati di ricettazione o, quanto meno, di incauto acquisto, possibile che gli imprenditori, nei loro rapporti con la controparte pubblica, debbano figurare solo come vittime? Forse, sull'onda delle necessarie riforme, compreso il ricambio della classe politica, anche un maggior controllo delle associazioni di categoria unito a un maggior autocontrollo degli imprenditori, lungo la via della legalità e della libera concorrenza, potrebbe dare una mano alla ripresa.
Per chi vuole vedere l'intervento di De Molli, il video, insieme ad altri, è disponibile sul canale Youtube mentre alcuni altri interventi dei partecipanti si trovano sul sito Ambrosetti.
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