domenica 13 marzo 2011

La mia riforma della giustizia: sulla responsabilità civile dei magistrati

Siccome lo scrive l'Unità (Il dramma degli errori giudiziari, novembre 2010), si può escludere un tentativo di delegittimare la magistratura. Sta di fatto che in Italia, secondo quanto riporta la giornalista dell'Unità che cita dati Eurispes, sono stati più di 4 milioni e mezzo i cittadini ingiustamente accusati e detenuti dal 1945 al 1989, vittime cioè della malagiustizia, che, per colmo di sventura, non potranno usufruire della legge sul risarcimento approvata proprio nell'89 ma non retroattiva.

Il dato, secondo quanto riporta il sito errori giudiziari, non  confermato dal Ministero della Giustizia, si ricaverebbe dall'analisi delle sentenze di scarcerazione per ingiusta detenzione. Questo numero, 4 milioni e mezzo, è frutto di una interpretazione
"ampia ma corretta di "errore giudiziario", che in senso stretto si verifica quando, dopo i tre gradi di giudizio, un condannato viene riconosciuto innocente in seguito a un nuovo processo, detto di revisione."
 Nonostante la recente (1989) introduzione dell'indennizzo per ingiusta detenzione, che ovviamente non cancella, nell'innocente, il trauma della carcerazione, peggio sta chi è imputato e prosciolto senza passare per il carcere: in quel caso non è previsto nessun indennizzo. Sul sito esiste un database di 429 casi di persone ingiustamente arrestate e poi rilasciate.

Esiste quindi un problema legato agli errori commessi dai magistrati, sia dai giudici che dai pubblici ministeri. Come per tutte le categorie di lavoro, non esiste la perfezione. Ci sta anche che uno di quelli rilasciati in seguito a revisione del processo sia in realtà colpevole. Quando allora Presidente del Consiglio e Ministro della Giustizia affermano esserci una emergenza giustizia, quantunque probabilmente non pensino ai 4 milioni e mezzo di casi sopra detti, sarebbero comunque nel vero? Quando un magistrato sbaglia è lo Stato che paga il risarcimento. Questo sarebbe anche logico perchè il magistrato è un dipendente dello Stato.
Il riconoscere che, obiettivamente, esiste un problema legato all'ingiusta accusa di un innocente, è un metodo di delegittimazione? I motivi per i quali un magistrato sbaglia sono innumerevoli: si va dall'incompetenza alla negligenza, dalla sfortuna alla confluenza di fattori, dall'indifferenza agli errori di valutazione.

Vi sono, genericamente,  due tipologie di errori: quello che fa parte della fallibilità umana, del detto sbaglia chi fa, e che accetta dunque che ogni cosa che fa un uomo è soggetta all'errore, e quello che invece rientra tra i comportamenti negligenti, colposi o addirittura dolosi, quelli che si verificano cioè per disattenzione, scarsa accuratezza, mancato senso di responsabilità e del dovere e via dicendo.
Il primo non si può punire (entro certi limiti), ma  si può correggere. Il secondo lo si deve punire e correggere.
Quello su cui vorrei focalizzare l'attenzione è: può una legge che introduce la responsabilità civile tra i magistrati  impedire di commettere errori? Forse sì, se si  tratta di errori dovuti a negligenza: si hanno per le mani una serie di indizi e ci si accontenta di quelli senza cercare altre prove oppure, ci si lascia condizionare, nel giudizio, da aspetti e particolari extra-legem, come aspetto dell'imputato, simpatia-antipatia personale e così via. I giudici sono uomini come noi e se è successo a noi di sbagliare a giudicare una persona, perchè non dovrebbe accadere anche a loro?
Può una norma come la responsabilità civile (presente anche in campo sanitario)  essere efficace nel diminuire tutti i casi di malagiustizia? Se riflettiamo per un attimo che un probabile effetto di questa norma è l'adozione di un'assicurazione a copertura della RC, ci si può arrischiare a dire che, passato l'effetto iniziale, le cose tornerebbero come prima: tanto c'è l'assicurazione.
Forse la presenza di un organismo imparziale (quindi non corporativo)  che valuta alcuni casi particolarmente eclatanti (anche se resta il problema di chi giudica i casi eclatanti: perchè tu si e io no) e che commina provvedimenti amministrativi più drastici, perfino il licenziamento, o la messa in stato d'accusa, potrebbe rivelarsi un utile deterrente per quella fascia di errori evitabili.
La giustizia non è una cosa esclusiva dei giudici, così come la politica non lo è dei politici. Per esempio, l'avvocato del premier, Ghedini, lamenta che il giudice non accoglie dei testi a discarico in un processo. Non dovrebbe essere difficile verificare se ha ragione o torto, se esiste una legge al riguardo. Anche se ci volesse la sentenza di Appello per dare ragione alla difesa, questo non dovrebbe impedire di intervenire su quel giudice che ha commesso l'errore. Nel campo delle discipline sociali e umanistiche però, differentemente da quelle scientifiche, vi sono cose come l'interpretazione della legge.
Purtroppo, se si lascia eccessivo spazio all'interpretazione della legge diventa difficile dire -hai sbagliato- perchè anche l'errore di valutazione, dovuto alla diversa interpretazione, rientra tra i comportamenti ammissibili. Che la riforma costituzionale della giustizia risenta di avvenimenti personali è palese, ma da qui a dire che la giustizia (compresa quella civile)  non ha bisogno di riforme mi sembra poco credibile. Purtroppo, come sempre accade quando si tocca il funzionamento di qualche settore lavorativo, la modifica dell'esistente è malvista. Se il problema della malagiustizia è sentito anche dai giudici, presentassero loro una controriforma per risolverlo: qui non conta chi  presenta la riforma, ma che se ne presenti una che risolve il problema.


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